Il progetto dell’archistar Renzo Piano per la ricostruzione del ponte a Genova

Dopo il dolore è tempo di ricostruzione.
Prima di ricostruire bisogna però demolire quel che resta del ponte e quasi certamente anche le case sulle quali si poggia…
Sembra incredibile ma è proprio così, ci sono immagini che circolano sul web e sulle più importanti testate giornalistiche che ritraggono abitazioni, interi condomini, posizionati a ridosso del ponte che attraversa Genova, tanto in prossimità da fornire un appoggio ai piloni che, dopo il crollo, risultano essere pericolanti e dunque da abbattere.
Il disastro è accaduto il 14 agosto scorso, quando, in un giorno di pioggia incessante, il Ponte Morandi è letteralmente venuto giù, portando con sé un gran numero di veicoli, di pietre ma soprattutto di vite, 43 per l’esattezza.
Evento fortuito o cosa?
A chi attribuire le responsabilità del crollo?
Sono interrogativi ai quali il tempo potrà, si spera, fornire una risposta nei prossimi mesi.
Quel che urge è ricostruire in tempi brevi, ma soprattutto in sicurezza, per ricollegare una città spezzata in due, auspicando che simili tragedie non si ripetano ancora.
Uno dei più importanti architetti contemporanei, Renzo Piano, ha donato alla sua Genova un progetto che prevede una lineare e snella striscia di asfalto sostenuta da tanti pilastri che rappresentano la prua di una nave, contrapposti alle strutture dominanti la carreggiata che erano valse al vecchio Morandi l’appellativo di Ponte di Brooklynitaliano.
Le campate previste dall’archistar sono corte, eccetto quelle che sovrastano la linea ferroviaria e, sotto il nuovo ponte, Piano ha pensato ad un parco circondato da imprese, residenze e start up che possano incentivare la riqualifica del territorio.
Renzo Piano, genovese, 81 anni il 14 settembre e senatore a vita, da quel giorno di agosto non è riuscito a pensare ad altro e, come già era accaduto in seguito alla tragedia del crollo della Torre piloti, ha voluto impegnarsi in prima persona presentando il plastico del suo progetto al commissario per l’emergenza e governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti.
«Genova - afferma l’archistar in un’intervista rilasciata al “Sole 24 Ore” - dovrà ritrovare orgoglio e riscatto. Il nuovo ponte dovrà essere una sintesi della genovesità. La ricostruzione sarà un’opera corale, non intendo sostituirmi a nessuno, né agli ingegneri né agli architetti che saranno chiamati per concorso a lavorare sul contesto urbano. I tempi? Credo nei tempi giusti, bisogna fare presto ma non in fretta».
Non poteva mancare il tocco geniale di colui il quale, tra le numerosissime opere, ha progettato il centro Georges Pompidou di Parigi, lo Shard (la scheggia di 87 piani di Londra) e l’Auditorium Parco della Musica di Roma: quarantatré lampioni, tante quante sono le vittime del crollo del ponte Morandi, illumineranno la nuova costruzione.
Steli altissimi che, formando una vela, si accenderanno ogni notte per ricordare, uno ad uno, tutti coloro i quali hanno perso la vita in quel tristissimo mattino dello scorso 14 agosto.
Lascia un commento
NB: I commenti vengono approvati dalla redazione e in seguito pubblicati sul giornale, la tua email non verrà pubblicata.