Inghilterra: quattordici anni di carcere ad Astrit Kapaj

Il “Fausto Coppi dei ladri”

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A inizio anni ‘90, giunse nella “Greater Manchester” (l’area suburbana dell’omonima città) un cittadino albanese con famiglia a carico di nome Astrit Kapaj. Come la maggior parte dei suoi connazionali giunti in Gran Bretagna, non godeva in un ingente reddito o di una posizione sociale invidiabile, eppure nessuno parve avere molti dubbi sul suo desiderio d’integrarsi nel nuovo paese e di lavorare duramente per vivere una vita onesta e dignitosa: dopo pochi mesi, il nostro protagonista aprì un piccolo ma rispettabile negozio di fish and chips, attraverso il quale per anni riuscì a garantire alla propria famiglia una vita serena e spensierata.

cms_13252/2v.jpgCome spesso accade perfino alle persone più insospettabili, tuttavia, fra Astrit Kapaj e la felicità si frappose un ostacolo tanto infimo quanto nefasto: il gioco d’azzardo. Le serate trascorse a giocare a poker con gli amici, unite al suo vizio per le scommesse, portarono ben presto il bonario albanese a prosciugare i propri risparmi e a contrarre dei sempre più cospicui debiti di gioco. Com’è risaputo, però, spesso è proprio nei momenti maggiormente difficili che gli uomini riescono a palesare il proprio ingegno e, in alcuni casi, i propri talenti nascosti. Fu così che l’insospettabile Astrit dimostrò, contro ogni previsione, che la sua più grande abilità non era quella di vendere fish and chips, ma di svaligiare appartamenti; un’abilità becera e tutt’altro che gloriosa, certo, eppure grazie ad essa sarebbe stato in grado non solo di risollevare le proprie finanze, ma perfino di sconvolgere la vita di centinaia di persone.

Prima di ogni altra cosa occorre sottolineare che, come ogni ladro astuto arriva ben presto a capire, anche il venditore della Grande Manchester era ben consapevole che il successo di un furto dipende prima di ogni altra cosa dal modo con cui viene pianificato: egli, pertanto, pose fin da subito una grande attenzione nello scegliere le proprie “vittime”, selezionando esclusivamente persone che abitavano ad oltre 400 miglia dalla sua abitazione così da non destare alcun sospetto. Il luogo ideale venne ben presto individuato in Wimbledon, il sobborgo londinese noto per il suo prestigioso torneo tennistico e… per ospitare alcune delle personalità più ricche e benestanti della nazione.

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Astrit Kapaj intuì ben presto che vi era un modo tremendamente efficace per non farsi acciuffare dalla polizia: lasciare che i sospetti cadessero su qualcun altro. Ogni volta, quando entrava nell’appartamento di un opulento signore della zona, egli non lasciava segni d’effrazione né sulla porta d’ingresso né sulle finestre: semplicemente, prima di andarsene rimuoveva con attenzione qualunque traccia della propria permanenza nell’abitazione, così, quando dopo poche ore il proprietario di casa si rendeva conto che alcuni dei propri preziosi cimeli erano stati sottratti, anziché pensare ad un ladro tendeva ad incolpare i domestici.

Numerosi addetti alle pulizie persero il proprio lavoro a causa dello scaltro albanese, eppure per certi versi, quando dopo diversi anni la frequenza con cui gli episodi si ripetevano condussero alla consapevolezza che il vero ladro proveniva dall’esterno, la situazione peggiorò ulteriormente. “Non mi sentivo più al sicuro a casa mia” ha asserito Laurie Porter, proprietaria di un appartamento della zona. “Per anni, ogni volta che mi ritrovavo di notte a camminare in giro per casa avevo paura che lui mi stesse osservando” le ha fatto eco Clare Calnan, che nel 2014 si è invece vista sottrarre una serie di banconote dalla sua villa. Nel sudovest di Londra si registrò il record di serrature e bulloni di sicurezza acquistati nell’effimero tentativo di limitare le effrazioni, ma nulla di tutto ciò parve rivelarsi utile. Tra le vittime di Astrit vi furono inoltre numerosi personaggi famosi, tra cui l’ex numero 1 del ranking mondiale Boris Becker e l’allora attaccante del Chelsea Nicolas Anelka; quest’ultimo, in particolare, sarebbe giunto ad un passo dalla cattura del prolifico ladro inseguendolo a lungo prima che questi riuscisse a seminarlo.

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Scotland Yard, in breve tempo, giunse addirittura a impiegare ben cinquanta dei propri migliori uomini per rintracciare il famigerato ladro: venne stilata una lista dei sessanta principali sospettati ma, naturalmente, all’interno di essa il nome di Astrit non compariva. Tutto ciò che si sapeva della misteriosa figura era che durante i propri colpi egli utilizzava un cappello da pescatore per non farsi riconoscere dai circuiti di sorveglianza interni e che, per rendere più agili i suoi spostamenti, si muoveva esclusivamente in bici, al punto da essere stato soprannominato “il Fausto Coppi dei ladri”.

In breve tempo, nei quartieri colpiti dai furti non si parlò d’altro che del presunto furfante, delle sue imprese e di quale potesse essere la sua vera identità tanto che, sostengono i più maligni, ora che egli è stato arrestato molto probabilmente sarà ben difficile trovare un argomento altrettanto invitante per languire le conversazioni nei salotti altolocati della capitale.

cms_13252/5v.jpgAd ogni modo, fu solamente il progresso delle tecnologie relative agli studi sul DNA, unite ad alcune impronte lasciate dal malvivente in due differenti appartamenti a consentire alla polizia di arrestarlo. Nel corso del processo, l’imputato ha confessato di aver svaligiato ventisei appartamenti in circa dieci anni, sebbene gli investigatori sospettino che possa aver “visitato” oltre 250 case. Nella sua carriera, inoltre, egli avrebbe sempre utilizzato un’attrezzatura altamente specializzata giungendo a rubare un patrimonio stimabile intorno al mezzo milione di sterline fra diamanti, monete contanti e oggetti d’arte: una cifra record, che ha spinto la polizia a definirlo “il miglior ladro al mondo”. Malgrado ciò, è tutt’ora ignoto che fine abbia fatto la refurtiva e, benché sia probabile che una parte di essa sia stata utilizzata per pagare i debiti di gioco o per finanziare altri vizi di analoga natura, risulta improbabile che Astrit non ne abbia messa da parte un po’ per sé.

Nella giornata di ieri, il nostro protagonista è stato condannato a quattordici anni di carcere. Ciò che più stupisce, tuttavia, sono state le motivazioni con cui il giudice Peter Lodder ha spiegato la propria sentenza: “Lei è un ladro professionale, tenace e sofisticato” ha dichiarato guardando negli occhi il detenuto; parole che possono suonare come una dura accusa, ma che al tempo stesso assomigliano ad una sorta di velato elogio nei confronti di un uomo che, pur perpetuando un reato gravissimo, non ha mai mancato di farlo con una certa dovizia.

Gianmatteo Ercolino

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