Italia in deflazione nel 2016, non succedeva dal 1959

Federico Polidoro:’’Non è corretto parlare di deflazione ma di calo dei prezzi al consumo”

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Cos’è la deflazione? Perché preoccupa tanto? Quali sono le possibili conseguenze? L’annuncio che in Italia nel 2016 si è registrato un calo dell’indice generale dei prezzi al consumo, per la prima volta dal 1959, fa sorgere alcune domande su un argomento che, di solito, non è al centro del dibattito quotidiano. Si può rispondere al primo quesito con la definizione che viene utilizzata in macroeconomia: con il termine deflazione si intende un calo del livello generale dei prezzi, che si combina con una dinamica di recessione generale del sistema economico.

Oltre alla discesa del costo dei prodotti, quindi, si registra anche una riduzione del pil. Nel caso dell’Italia, in cui a determinare l’andamento dei prezzi è stato, in particolare, il calo dei prodotti energetici (gas e carburanti), tecnicamente non si tratta di una deflazione perché il prodotto interno lordo nel 2016 è cresciuto.

’’Non è corretto parlare di deflazione ma di calo dei prezzi al consumo”, spiega all’Adnkronos il dirigente del servizio Ssd dell’Istat, Federico Polidoro.

’’Il concetto di deflazione va usato con cautela in questo caso, perché si registra una riduzione dei prezzi che non è generalizzata a tutte le merceologie e a cui non corrisponde un arretramento economico più generale’’. I possibili pericoli però, sono dietro l’angolo perché i consumatori, vedendo che i prezzi scendono, potrebbero decidere di aspettare ulteriori ribassi, innescando una ’’dinamica perversa’’. ’’Ogni volta che c’è un calo generalizzato dei prezzi nasce la preoccupazione che si possa innescare una deflazione’’, alimentata dalla decisione dei consumatori di ’’rimandare gli acquisti, aspettando prezzi più bassi nel futuro’’.

’’In linea teorica -spiega Polidoro- la riduzione dei prezzi può rappresentare un vantaggio per i consumatori, il che in parte è vero. Ma se assume le caratteristiche di un calo diffuso a tutte le merceologie e si combina con l’arretramento della domanda e del pil, allora non produce più vantaggi perché porta a una contrazione dell’economia’’. In conclusione al momento, in Italia, si registra una riduzione dei prezzi che non può essere definita, a rigor di termini, deflazione.

I prezzi al consumo nel 2016 hanno registrato in media un calo dello 0,1%: è dal 1959 (quando la flessione fu pari a -0,4%) che non accadeva. Lo comunica l’Istat segnalando che l’"inflazione di fondo", calcolata al netto degli alimentari freschi e dei prodotti energetici, rimane invece in territorio positivo (+0,5%), pur rallentando la crescita da +0,7% del 2015.

A dicembre 2016, secondo le stime preliminari, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e dello 0,5% nei confronti di dicembre 2015. La ripresa dell’inflazione a dicembre 2016, afferma Istat, è dovuta principalmente alle accelerazioni della crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,6%, da +0,9% di novembre), degli Energetici non regolamentati (+2,4%, da +0,3% di novembre) e degli Alimentari non lavorati (+1,8%, era +0,2% il mese precedente).

A dicembre l’"inflazione di fondo" sale a +0,6% (da +0,4% del mese precedente); al netto dei soli beni energetici si attesta a +0,7% (da +0,4% di novembre). Dopo trentaquattro mesi di variazioni tendenziali negative, aggiunge l’Istat, i prezzi dei beni tornano a registrare una variazione positiva (+0,1% da -0,4% di novembre), mentre il tasso di crescita dei prezzi dei servizi accelera, portandosi a +0,9% (era +0,5% a novembre).

L’aumento su base mensile dell’indice generale è principalmente dovuto agli aumenti dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+1,9%), degli Energetici non regolamentati (+1,1%), degli Alimentari non lavorati (+1,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,5%).

AdnKronos

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