JAMES TILLY MATHEWS, IL PADRE DEL COMPLOTTISMO MODERNO

Massoneria e flatulenze equine ai tempi della Rivoluzione francese

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Le teorie complottiste di oggi affondano le loro radici all’epoca della Rivoluzione francese. Se ci pensate ha perfettamente senso, visto che è in quel momento che nasce il nostro mondo contemporaneo. Vale per gli aspetti positivi come per quelli negativi. Tra il 1789 e il 1799 si andarono diffondendo molte "teorie del complotto" sia nella Francia rivoluzionaria - spaventata dalle reazioni di Gran Bretagna, Austria e Russia - sia nell’Europa monarchica - intimorita da quel che accadeva a Parigi. Insomma, era un periodo di grandi paure, terreno fertile per l’isteria paranoica. In particolare, si vociferava che la Rivoluzione fosse un complotto internazionale orchestrato da filosofi e massoni radicali in combutta con gli Illuminati, i quali avevano l’orribile proposito di voler diffondere l’“uguaglianza” e la “libertà” in tutto il mondo. MOSTRI! Qualcuno pensi ai bambini!

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È in questo contesto che conosciamo James Tilly Matthews, gallese, professione mercante di tè. Il nostro eroe era a Parigi quando il popolo insorse e probabilmente si trovò ad essere una sorta di mediatore informale tra Londra e il governo rivoluzionario. Lo scopo era chiaro: evitare una guerra tra i due Paesi. Purtroppo, James puntò sul cavallo sbagliato: lui era in ottimi rapporti con i Girondini, la fazione rivoluzionaria più moderata, mentre a prendere il sopravvento furono i Giacobini di Robespierre. Molti dei suoi conoscenti finirono ghigliottinati e lui stesso passò quegli anni rinchiuso in una cella. Dopo tre anni, però, i francesi lo liberarono e rispedirono a casa. Motivo? Era considerato matto. E forse non avevano tutti i torti!

Tornato a Londra, Matthews scrive due lettere a Lord Liverpool, in cui accusa il ministro degli Interni di tradimento e si lamenta di cospirazioni dirette contro la sua vita. Dopo aver interrotto un dibattito alla Camera dei Comuni gridando "Tradimento!" contro Lord Liverpool dalla Public Gallery, viene arrestato e dopo pochi giorni rinchiuso in manicomio. E qui comincia il bello! Sottoposto a vari interrogatori ed esami per stabilirne il grado di follia, Matthews dichiara di aver preso parte ad affari segreti di Stato, ma di essere stato tradito e abbandonato dall’amministrazione del primo ministro William Pitt che opera secondo gli ordini ricevuti da misteriose organizzazioni giacobine. Ai medici che lo prendono in cura in manicomio racconta tutta la Verità con la V maiuscola, di quella che non ammette repliche: l’amministrazione del primo ministro William Pitt è controllata dai giacobini grazie ad una terribile macchina, l’Air Loom, capace di controllare le azioni e le menti dei politici inglesi. E come funziona una tale macchina diabolica? Sempre in base a quanto racconta Mathhews, intrecciando "arie", o gas, in un "ordito di fluido magnetico" che viene poi diretto verso la sua vittima. Nel dettaglio, la macchina è alimentata da combinazioni di "effluvi fetidi", tra cui "raggi spermatici-animali-seminali", "respiro umano putrido" e "gas anali del cavallo", e il suo ordito magnetico assale il cervello di Matthews con una serie di modalità che includono "comandi al cervello" e "condizionamento dei sogni" con cui i pensieri vengono forzati nel suo cervello contro la sua volontà, e una terrificante serie di torture fisiche dal "blocco del ginocchio" alla "lacrimazione vitale" allo "sfibramento" e la temuta "stretta dell’aragosta", che comprime il petto impedendo di respirare.

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Per di più, lui sapeva chi fossero i suoi persecutori: fece tanto di nomi! Abbiamo "the Middleman" (che azionava l’Air Loom), "the Glove Woman" e "Sir Archy" (che fungevano da ""persecutori attivi" per accrescere il suo tormento) e il loro capo che era un uomo chiamato "Bill, o il re". Che sia Bill Gates, in realtà uomo bicentenario grazie all’adenocromo? Per facilitare il suo controllo su di lui, la banda aveva impiantato un magnete nel suo cervello: il nostro Matthews era costantemente tormentato da allucinazioni, sofferenze fisiche, scoppi di risate o dall’essere costretto a ripetere a pappagallo qualunque parola scegliessero di inserire nella sua testa. E lui riteneva assolutamente evidente che proprio l’Air Loom, con i suoi raggi ipnotici e gas misteriosi, stesse facendo il lavaggio del cervello ai leader britannici per far sprofondare l’Europa nella rivoluzione.

Rimasto in manicomio fino al 1814 – nonostante gli innumerevoli tentativi della famiglia di farlo dimettere –, James venne finalmente trasferito in una clinica privata, dove si guadagnò il rispetto e la fiducia del personale. Le sue allucinazioni sembravano scomparse e il proprietario della struttura, il dottor Fox, lo considerava sano di mente. Ma come ogni storia tragica che si rispetti, proprio quando sembra che per il nostro eroe le cose volgano al meglio, eccolo morire improvvisamente il 10 gennaio 1815, quando ormai Napoleone Bonaparte era stato relegato sull’isola d’Elba. Mai una gioia.

Michele Lacriola

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