KIRGHIZISTAN: UNA EX REPUBBLICA CONTESA DA RUSSIA E CINA

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Lo scorso 4 ottobre ha rappresentato un giorno decisivo per il Kirghizistan - paese che si trova lungo l’antica via della Seta che collegava l’Oriente con l’Occidente - a causa delle elezioni, cui sono seguite diverse proteste. Tutto ciò ha portato alle dimissioni del presidente Soroonbay Jenbeekov; al suo posto è subentrato ad interim il primo ministro Sadyr Zhaparov. Quest’ultimo però, nonostante un programma ambizioso in cui figura la lotta al crimine e alla corruzione, in passato ha avuto legami proprio con la criminalità ed è stato persino in prigione per alcuni giorni. Dal carcere è poi passato alla nomina di primo ministro. Insomma, la sua è stata una carriera poco esemplare a dispetto del cambiamento che aveva promesso per il post-elezioni.

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Questi eventi hanno scatenato indignazione e caos nelle piazze, dove la popolazione si è riversata in massa in segno di protesta. Si è parlato di elezioni “sporche”, inquinate dalla compravendita di voti, per cui si è riusciti a ottenerne l’annullamento, generando così un vuoto di potere colmato da Zhaparov. Quest’ultimo, se da un lato non è ben visto da una fetta di popolazione, dall’altro è diventato in un sol colpo l’eroe nazionalista di alcuni cittadini.

La situazione del Kirghizistan ha attirato le mire di diverse potenze straniere, la cui reazione non si è fatta attendere.

Putin, infatti, ha descritto come insostenibile la situazione politica nel paese asiatico, aggiungendo che potrebbe sospendere qualsiasi aiuto finanziario nei suoi confronti.

Josep Borrell, rappresentante della Commissione Europea, ha dichiarato che il Kirghizistan è una repubblica parlamentare e che in quanto tale dovrebbe essere rispettata la divisione dei ruoli tra presidente e primo ministro.

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La Cina, invece, pur di riservare la propria influenza sulle miniere del paese, non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro a causa degli stravolgimenti politici in corso.

La situazione, però, risulta più complessa del previsto, perché, nonostante l’annullamento delle elezioni, Zhaparov ha intenzione di varare delle riforme prima delle prossime presidenziali, fissate per gennaio. Secondo alcuni, queste riforme potrebbero dare un ulteriore slancio alla carriera politica di Zhaparov, perché con esse avrebbe l’occasione di accentrare tutto il potere nelle sue mani, minando i valori di quella che è stata difatti l’ultima repubblica parlamentare dell’Asia centrale. Proprio dalla rivoluzione del 2010 la politica del Kirgizistan ha cambiato pelle, senza però riuscire a sconfiggere la corruzione, incarnata da politici inconsistenti e con poca influenza sui cittadini.

Francesco Ambrosio

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