L’ANNUNCIAZIONE

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I nove mesi che intercorrono tra il concepimento e la nascita di Gesù Cristo, determinano la scelta del 25 marzo quale data della Solennità dell’Annunciazione a Maria. Va detto, però, che molte tradizioni avevano già fissato al 25 marzo la data della creazione del mondo. Il che dà luogo ad una prima interpretazione teologica dell’evento: Gesù è il “nuovo mondo”, la nuova creazione, il primogenito di una moltitudine di fratelli (cfr. Rm 8,29) e Maria è la terra sulle cui acque amniotiche aleggia lo Spirito di Dio (cfr. Gn 1,1).

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“L’Annunciazione” by Henry Ossawa Tanner

L’evento del concepimento verginale e della nascita - sempre verginale - di Gesù, è narrato con modalità differenti nei Vangeli di Matteo e di Luca. Questi Vangeli - cosiddetti canonici - sono riconosciuti dalla Chiesa Cattolica come verità di fede e, per questo motivo, inseriti all’interno delle Sacre Scritture ispirate da Dio.

Leggiamo i testi, iniziando dal Vangelo secondo Matteo.

«Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di farlo in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore che gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

“Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.”

Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.»(Mt 1,18-25)

Il Vangelo secondo Luca descrive così l’episodio.

«L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse : «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei.»

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L’Annunciazione secondo Matteo e secondo Luca

La prima cosa che balza all’occhio sono i due punti di vista. Nel primo caso, cioè secondo Matteo, Maria rimane incinta per opera dello Spirito Santo e l’arcangelo Gabriele appare in sogno a Giuseppe per rassicurarlo sull’origine divina del concepimento e per ordinargli di tenere con sé la sua sposa.

Nel secondo caso, invece, Luca racconta che l’arcangelo Gabriele entra in casa di Maria per annunciarle che diventerà la madre del Figlio di Dio.

Due punti vista per due catechesi distinte.

Matteo scrive principalmente ai cristiani convertiti dal giudaismo, principalmente uomini, ancora molto attaccati alla tradizione culturale alla quale appartenevano e alle Scritture Sacre. Ecco perché Matteo cita anche il libro del Profeta Isaia, a dimostrazione del compimento delle Scritture.

Quanto a Luca, il focus è tutto sulle donne; è l’unico evangelista, infatti, che parla così tanto di Maria. Ma non solo di lei, anche di Maria Maddalena e di tutte le altre donne che seguono Gesù durante la sua vita pubblica.

A differenza di Matteo, che esamina il conflitto interiore di Giuseppe, soffermandosi anche sugli aspetti legali della questione, Luca ci racconta l’elaborazione interiore di Maria alle parole dell’Angelo. E questa volta, anziché essere citato un passo dell’Antico Testamento a riprova dell’accaduto, c’è la testimonianza di un’altra donna, Elisabetta.

Anche il Protovangelo di Giacomo - testo apocrifo della metà del II secolo - racconta l’Annunciazione in questi termini:

«[Maria] presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: "Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne". Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava. Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola". Ma essa, all’udire ciò rimase perplessa, pensando: "Dovrò io concepire per opera del Signore Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?". L’angelo del Signore, disse: "Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l’essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati". Maria rispose: "Ecco l’ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo la tua parola"» (Protovangelo di Giacomo 11). A seguire, altri testi apocrifi raccontano il concepimento di Gesù nel grembo di Maria.

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Da sinistra: Santa Chiara d’Assisi e Sant’Agnese di Praga

Ad ogni modo, la vicenda unica dell’Annunciazione a Maria, lungi dall’essere un evento personale che poco ha a che fare con noi, ci insegna ciò che può scaturire dall’incontro tra un’anima e il suo Dio, tra la creatura e il suo Creatore.

Maria è stata ed è il simbolo di ciascuno di noi: coloro che accolgono dentro di sé, nel più profondo del proprio essere, la buona novella del Cristo, vengono divinizzati, resi uno con Lui.

Concetto magistralmente espresso da Santa Chiara d’Assisi nella sua lettera alla principessa Agnese di Praga: “Mentre potevate più di ogni altra godere delle fastosità, degli onori e delle dignità mondane, ed anche accedere a legittimi sponsali con l’illustre Imperatore, (…) avete preferito con tutta l’anima e con tutto il trasporto del cuore (…) donarvi ad uno Sposo di ancor più nobile origine, al Signore Gesù Cristo, il quale custodirà sempre immacolata e intatta la vostra verginità. Il suo amore vi farà casta, le sue carezze più pura, il possesso di Lui vi confermerà vergine, (…) signora degna di ogni venerazione, poiché siete SPOSA, MADRE e SORELLA del Signor mio Gesù Cristo”. (1LAg)

L’accoglienza di Maria alle parole dell’Angelo, fa sì che possa compiersi il miracolo della Redenzione e della nuova Creazione. È bastato un “SI”. Allo stesso modo, i nostri “SI” al Figlio di Dio - concepito spiritualmente nelle nostre anime - perpetua l’agire del Cristo attraverso di noi: “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.” (Apocalisse 3,20)

Se la storia della salvezza inizia nel grembo di Madre Maria, essa continua e si perpetua nel tempo attraverso gli uomini e le donne di buona volontà.

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Maria e la cugina Elisabetta

“Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.(…)” (Lc 1,46-50)

La gioia è il sentimento che si sprigiona dall’incontro con Dio e dall’accettazione della sua incarnazione in Maria e in ciascuno di noi. Ma c’è dell’altro. Per poter accogliere il Creatore nella propria vita, la creatura DEVE avere una giusta considerazione di sé, deve essere consapevole della propria natura e della propria dignità. L’umiltà di Maria è verità su se stessa: SERVA e BEATA. Non crediate che essere umili significhi battersi il petto o non sentirsi all’altezza, tutto il contrario! Maria ce lo dimostra e, da secoli, “tutte le generazioni la chiamano beata”.

L’iniziativa di Dio non è mai davvero sconvolgente: Egli prepara i suoi prescelti e, quando arriva il momento, chiede loro il permesso. Se Maria avesse detto di no, nulla si sarebbe prodotto. Allora, chi dei due ha più “potere”?

La Solennità liturgica dell’Annunciazione, è dunque tanto la ricorrenza dell’Incarnazione di Gesù nel Grembo di Maria, quanto la richiesta che l’Altissimo fa a ciascuno di noi: essere una cosa sola con Lui.

“Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.” (Mt 14-16)

Simona HeArt

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