L’ATMAN E’IN CIELO E IN TERRA

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Secondo un concetto universalmente condiviso, la fede in dio rappresenta il punto focale di ogni religione. Dio è considerato entità perfetta, creatore dell’universo, garante della fecondità della terra mediante il sorgere del sole e l’abbondante caduta delle piogge.

Gli esseri divini sono dotati di potere supremo e sapienza. Conoscono il passato, gestiscono il presente e prevedono il futuro. Inventori dei codici morali, sono a giusto titolo giudici supremi, poiché sovrintendono anche all’osservanza delle leggi. Minacciando chi non le osserva, vanno a costituire l’esercito divino (gli arcangeli per i cristiani e molte divinità minori per gli orientali).

Certo è che noi, scrupolosi fedeli, quando agiamo nel quotidiano vivere, lo facciamo confidando che le nostre azioni siano giuste, mentre quando non abbiamo soluzioni chiediamo aiuto all’altissimo, ai santi, e spesso ai parenti deceduti. Questa è la fede che ci consegna la religione cristiana, con un Creatore che ci promette dopo la morte la vita eterna, solo uno dei tanti dogmi che la fede ci chiede di rispettare.

La trasmissione da maestro ad allievo, che spesso viene considerata tipica delle religioni orientali, avviene invece attraverso il dialogo e il confronto. Un valido supporto è rappresentato dai koan, che sono guide per la vita esperite con enigmi e indovinelli da risolvere mediante un ragionamento filosofico piuttosto che logico, poiché, in un certo senso, trascendano la logica. Questa modalità corrisponde ad un’apertura mentale che porta alla conoscenza di diverse scuole, volta a confrontarsi, scevra dal provocare spaccature.

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Tra le religioni orientali, l’induismo è una dottrina di origine antichissima, per cui non abbiamo nota di un fondatore storico. Le prime lucubrazioni filosofiche ritrovano attinenze e collegamenti con il cristianesimo, probabilmente a seguito della conversione di alcune popolazioni indiane per mano dell’apostolo Tommaso, il quale, giunto in India nel 52 d.C, effettua conversioni e proseliti fra gli uomini di alta casta. Il dio in cui credono gli induisti è Brahma, nato da un fior di loto e costituito da tre essenze. Secondo il concetto induista, la vita presente è una successione alle azioni compiute in una vita precedente. Un traguardo ambito è diventare liberi dalla legge del karma, scegliendo come indirizzare i propri sforzi durante la vita, per conseguire la perfezione spirituale. Solo l’anima ha importanza, e quando sarà libera dal ciclo di rinascita potrà finalmente riposare.

La religione cattolico-cristiana sostiene che abbiamo una vita sola, e che attraverso le buone azioni ci guadagniamo il paradiso, mentre, se siamo malvagi, bruciamo all’inferno (distorsione legata agli strascichi della Commedia cinquecentesca di Dante Alighieri). Anche se, guardando indietro di qualche secolo, le streghe del medioevo bruciavano per mano della Santa inquisizione con giudizio clericale, e non divino.

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La domanda che, almeno una volta nella vita, ciascun essere umano si pone riguarda la creazione dell’universo. Come sono nati il cielo e la terra? Una volta, essi erano congiunti. Nei Veda la loro origine non è specificata, sebbene ci sia scritto che Tvarst il carpentiere è l’artefice del cielo e della terra, e che fu lui a creare ogni forma. Egli è il più antico dio creatore concepito dagli indiani vedici. Tvarst somiglia un po’ al nostro Dio, che però è una sorta di architetto. Egli ha creato ogni cosa in sette giorni, e all’ottavo giorno si è seduto a riposare. Dobbiamo ammettere che, in questo, possiamo identificarci in lui, poiché in questa metafora assume un atteggiamento prettamente umano.

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Anche Siddharta, che in molti pensano erroneamente sia un dio, si sedette all’ombra di un Mahabodhy Tree (ficus religioso) oltre 2500 anni fa, alla ricerca dell’illuminazione. Il buddismo condivide il medesimo concetto induista del samsara (ciclo di vita, morte e rinascita degli esseri viventi). L’uomo non muore con la sua morte fisica secondo Brahma, Buddha ed altre divinità orientali, così come il nostro Dio ci consegna l’eternità.

Il canto della creazione contenuto nei Veda termina con questo interrogativo: alla fine, chi può dire che l’universo sia stato prodotto o si è prodotto da sé? Solo colui che ci osserva dall’altissimo dei cieli può saperlo.

Dio è il mistero racchiuso nell’atman che abita in fondo a ciascun uomo, amico o nemico che sia, uguale in tutti gli esseri senzienti. Se lo consideriamo in senso stretto, possiamo parlare di inizio e di fine, di nascita e di morte; ma è il fenomeno del peccato stesso che è sempre stato gelosamente custodito in seno alla figura divinamente umana, costituita da due realtà indissolubili, bene e male.

Susy Tolomeo

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