L’ONU, una questione bilaterale....

Catherine Ashton :allarmante per tutti i governi dell’Unione europea

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Comincia esattamente il 15 febbraio 2012 la triste odissea dei due marò italiani, arrestati in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori dopo averli scambiati per pirati. Oggi, trascorsi due anni dall’incidente, sembra ancora lontana una sua risoluzione, visto che non è ancora stato formalizzato il capo d’accusa contro Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.

cms_387/images_(2).jpgIntanto, da alcune settimane spirano venti inquietanti e controversi dall’India che allarmano l’intera comunità internazionale: prima si parla di richiesta di pena di morte in caso di condanna per i due marò basata sul Sua Act, la legge antiterrorismo che prevede appunto la pena di morte; poi, una settimana fa, la notizia, che arriva da fonti del Ministero dell’Interno di New Delhi, che non si chiederà l’applicazione della legge antipirateria per i marò Latorre e Girone.

cms_387/images.jpgPerché in India riconducono il caso a un atto di terrorismo, dato che la vicenda non ha nessuna congiuntura con atti di terrorismo, anzi, si dà il caso che i due marò fossero in missione di interesse internazionale? Che, forse, i due marò non fossero impegnati in una missione, certo nazionale, rispondente tuttavia alle esigenze della collettività globale, quella, cioè, di porre argine ad atti di pirateria e terrorismo? Le divergenze tra India e Italia sono profonde e vanno avanti senza soluzione per due anni. Inoltre, sono complicate dal fatto che non ci sono precedenti bilaterali a cui fare riferimento. E’ un “caso perfetto” del ginepraio normativo in cui si trovano immersi gli stati quando si tratta di lotta alla pirateria e di regolare controversie legate alla navigazione in alto mare: ogni stato ha le sue leggi, che si estendono al “territorio” galleggiante, con pochissime norme di carattere internazionale condivise.

cms_387/images_(3).jpgNelle ultime ore, dopo che il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha definito il caso marò “una questione bilaterale che non coinvolge le Nazioni Unite”, rifiutando apertamente l’intervento dell’ONU nella negoziazione con l’India per riportare a casa i due marò, in Italia, ma non solo, monta lo sdegno e il governo reagisce con durezza, minacciando anche di fermare la propria partecipazione alle missioni all’estero. Certo, il Governo italiano si è attivato con grave ritardo per ottenere il sostegno della comunità internazionale, tuttavia la questione marò supera lo status bilaterale, perché riguarda problemi di rispetto dei diritti umani, perché riguarda le regole che sottendono alla navigazione di acque internazionali, perché riguarda azioni di intervento contro atti di terrorismo e di pirateria di cui l’ONU non può non farsi portavoce. Si spera che l’offensiva italiana, che potrebbe quindi prevedere il ritiro da parte del nostro governo della partecipazione dell’Italia dalle missioni internazionali, in concerto con il sostegno esplicito della NATO e della Ue, sia dura e inarrestabile e possa così far rivedere le posizioni di Ban Ki-moon.

cms_387/File-Baroness_Ashton_head_wide.jpgVero è che una risposta importante per l’Italia è arrivata dal “ministro degli Esteri” della Ue Catherine Ashton, la quale ha parlato a lungo del caso nell’audizione alla commissione Esteri dell’Europarlamento, giudicando allarmante per tutti i governi dell’Unione europea l’eventuale decisione del governo indiano di ritenere atto terroristico l’azione dei nostri marò. In effetti, la questione non è preoccupante solo per il governo italiano, ma per tutti i paesi dell’Ue, impegnati da sempre nella lotta alla pirateria e al terrorismo internazionale. Ora, a distanza di due anni, non resta che aspettare che il 18 febbraio prossimo, data in cui verrà resa nota la decisione del governo indiano, porti finalmente un po’ di luce a un caso i cui risvolti non solo hanno turbato gli scenari interni di politica estera, ma hanno fatto emergere anche l’impotenza della comunità internazionale, le cui regole risultano ancora insufficienti ad affrontare problemi come questo, nonché a tutelare i soggetti coinvolti nella difesa della sicurezza e dei mercati internazionali.

Mary Divella

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