L’OPINIONE DEL FILOSOFO

L’antropologia negativa di Günther Anders. L’uomo antiquato (I^ Parte)

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“Il tuo primo pensiero dopo il risveglio sia: ‘Atomo’. Poiché non devi cominciare un solo giorno nell’illusione che quello che ti circonda sia un mondo stabile, quello che ti circonda è qualcosa che domani potrebbe essere già semplicemente ‘stato’ e noi, tu e io e tutti i nostri contemporanei, siamo più ‘caduchi’ di tutti quelli che finora sono stati considerati tali. E questo sia il tuo secondo pensiero dopo il risveglio: ‘La possibilità dell’apocalisse è opera nostra. Ma noi non sappiamo quello che facciamo’’’.

Il pensiero di Anders si radica profondamente nella cultura del ‘900, la sua filosofia è volta a stabilire le cause che hanno portato l’uomo a creare una società in cui l’unico protagonista è l’apparato tecnico, in una lettura della nostra epoca certamente scomoda e indignata contro l’apocalisse che ci sovrasta, eretica e provocatoria negli accostamenti tra le più gravi infamie compiute nel Novecento, sarcastica verso tutte le forme di filosofia del progresso.

cms_24828/1.jpgSecondo Anders, oggi viviamo in un mondo in cui la macchina e gli oggetti prodotti in serie sono diventati i protagonisti della storia, il mondo è il luogo in cui ogni essere umano è ’gettato’ e costretto a vivere in modo totalmente inadeguato ai nuovi tempi. I punti fermi dei nostri processi di sintonia con l’universo tecnologico subiscono, nell’opera di Anders, una specie di crollo, di rovinosa catastrofe intellettuale ed etica.

Ma chi è Anders? Anders è stato un filosofo, uno dei più grandi del Novecento, uno che ha fatto dell’apocalisse nucleare la sua bandiera e il suo slogan. Gunther Anders (vero cognome è Stern) nato a Breslavia nel 1902, figlio di un docente universitario di psicologia infantile appartenente alla comunità ebraico-tedesca, racconterà in un testo intitolato “Il mio ebraismo” e in una lunga intervista concessa nel 1979, e pubblicata in Italia nel 1981 con il titolo “Opinioni di un eretico”, l’atmosfera di tolleranza, di agiatezza e gli stimoli intellettuali che godeva in famiglia e indicherà in quella educazione liberale e aliena da ogni dogmatismo religioso, la prima fonte della sua vocazione filosofica.

Nel 1919 inizia gli studi universitari entrando in contatto con Tillich e soprattutto con Heidegger e Jonas, con il quale stringe legami di amicizia. Si laurea con Husserl nel 1925 e, a Marburgo, segue i corsi di Heidegger e conosce Hannah Arendt che diverrà sua moglie nel 1929. Tenta invano la carriera accademica e, dopo avere interrotto l’abilitazione, lavora come giornalista a Berlino. Dal 1930 comincerà a firmarsi con lo pseudonimo di Anders.

Allarga il giro delle sue conoscenze e frequenta Bloch e Brecht con il quale manterrà a lungo rapporti di amicizia. I suoi interessi filosofici sono circoscritti nell’orizzonte della riflessione di Heidegger del quale subisce, come ricorda in “Opinioni di un eretico”, il fascino: “ Quello che ha affascinato me - e probabilmente ciò vale anche per Marcuse - e che di Heidegger certamente rimarrà, è, dopo più di duemila anni, l’apertura non solo alla metafisica, ma anche all’ontologia”.

Nel 1933 lascia la Germania e si rifugia a Parigi dove più tardi lo raggiunge Hannah Arendt. Si dedica alla composizione di testi letterari, tiene qualche conferenza, approfondisce la lettura di Kafka e riflette sulla sua condizione di esiliato privato dei documenti, la cui esistenza è sempre più precaria. Nel ’36, dopo la separazione dalla moglie, parte per gli Stati Uniti; sopravvive in America per quattordici anni, tra New York e Los Angeles, sostenendosi con vari lavori precari. Scrive qualche articolo di filosofia per la rivista diretta da Horkheimer anch’egli, insieme ad Adorno e Marcuse, emigrato negli Stati Uniti, ma i suoi rapporti con i “francofortesi” sono di sostanziale estraneità se non di latente conflitto. La sua condizione di sradicato migliora solo nel ’48 quando gli viene affidato un corso di estetica alla “New School for Social Research” di New York. Due anni dopo lascia gli Stati Uniti, rientra in Europa e si stabilisce a Vienna.

L’esperienza americana fornisce ad Anders gli strumenti per interpretare le ricadute individuali e sociali della tecnologia e del consumismo di massa: i successivi studi sul conformismo, sul potere dei mass media, sulle trasformazioni del lavoro nella fabbrica automatizzata hanno la loro origine proprio dalla sua esperienza americana. In fabbrica come operaio sperimenta il taylorismo e la produzione industriale di massa: “Senza il periodo in fabbrica – scrive - non sarei mai stato in grado di scrivere la mia critica dell’era della tecnica, ossia il mio libro ‘L’uomo è antiquato’”.

cms_24828/2_1644977155.jpgStabilitosi in Europa, Anders pubblica un testo su Kafka e fonda, nel ’54, il movimento antinucleare. È la nuova svolta nel pensiero ma anche nell’attività e nel suo ruolo di intellettuale. La “ scoperta” di Hiroshima segna la cesura definitiva nel percorso del suo pensiero: “Sì, è incontrovertibile che il 6 agosto 1945, vale a dire Hiroshima, abbia significato per me una frattura. È stata la cesura più profonda della mia vita ma non certo la prima, una cesura che non resta senza conseguenze per la definizione della stessa conditio humana”. Se in qualche senso aveva aderito alla categoria heideggeriana di essere-per-la morte, quella determinazione acquista rilevanza in riferimento non all’esistenza del singolo, ma alla sopravvivenza del genere umano, vera e propria svolta nella storia universale.

Dopo il riconoscimento dell’apocalisse atomica, la filosofia di Anders assume il suo inconfondibile profilo: la speranza del non-ancora, lascia il posto al vivere senza speranza, il non-più. La minaccia nucleare prospettando un “mondo senza uomo”, evidenzia la radicale contingenza della vita umana che ora si definisce come “dilazione”: “siamo quelli che esistono-ancora. L’umanità intera è eliminabile”.

cms_24828/3.jpgCome i campi di sterminio, la bomba atomica è uno strumento di annientamento che va al di là delle ragioni della guerra. Ad Auschwitz e ad Hiroshima è stata eliminata, con l’ausilio della tecnica, una moltitudine di persone alla quale era preclusa ogni possibilità di resistenza. Anders sostiene dunque una tesi dirompente e controversa : l’equivalenza tra i due mostruosi crimini del XX secolo.

La battaglia antiatomica porta Anders al Meeting di Tokyo del ’58 e in quella occasione tiene un seminario sul tema: “La morale nell’era atomica”, visita le due città bombardate e a questa esperienza dedica un libro pubblicato in Italia nel 1961 ed intitolato: “Essere o non essere: Diario di Hiroshima e Nagasaki”. Il filo che lega i due grandi crimini, ripetutamente ribadito da Anders, denuncia il rischio sul possibile ripetersi di analoghe pulsioni distruttive e, al tempo stesso, richiama la mancata coscienza dell’enormità del crimine compiuto dagli uomini che unisce Auschwitz e Hiroshima. Anders richiama una drammatica coincidenza: la bomba atomica è stata sganciata sulle città giapponesi in coincidenza con l’istituzione del “Tribunale militare internazionale” incaricato di giudicare i crimini contro l’umanità compiuti dal nazismo.

cms_24828/5.jpgVerso la fine degli anni Cinquanta, Anders avvia uno scambio epistolare con Claude Eartherly, il pilota americano che il 6 agosto del ’45 aveva sganciato la bomba e che si trovava allora internato in un ospedale militare per disturbi mentali.

Il carteggio viene reso pubblico e stampato anche in Italia con il titolo “La coscienza al bando” nel 1962. Il carteggio con il pilota americano nasce da una notizia letta per caso da Anders su una rivista americana relativa a recenti disturbi psichici sofferti da Eartherly e che lo hanno spinto sino a tentare il suicidio.

Tu ed Eichmann - gli scrive Anders - siete due figure emblematiche della nostra epoca.

Se non ci fossero di fronte ad Eichmann (che non ha mostrato segni di pentimento), uomini come te, avremmo ben motivo di disperare”.

Sulla questione Auschwitz/Hiroshima, invia una lettera aperta a Klaus Eichmann il cui padre era stato processato e giustiziato a Gerusalemme due anni prima.

cms_24828/6.jpgAnche la guerra del Vietnam vede Anders in prima fila: diventa membro del Tribunale Russell contro i crimini di guerra e denuncia le atrocità di quel conflitto.

Dopo la pubblicazione del secondo volume de “L’uomo è antiquato” (1980), raccoglie in un libro i suoi scritti sulla questione atomica; nel 1982 rompe i rapporti con la comunità ebraica di Vienna che sostiene l’invasione del Libano, difendendo il suo punto di vista personale ed anticonformista. Muore a Vienna nel dicembre del ’92.

(segue)

Gabriella Bianco

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Mario

Uno dei più grandi filosofi del XX secolo. In italiano la più completa biografia intellettuale di Anders è stata pubblicata da Alessio Cernicchiaro col titolo "Gunther Anders. La Cassandra della filosofia"...
Commento del 22:22 31/10/2023 | Leggi articolo...



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