L’OUTFIT DELLA CANZONE ITALIANA

QUARTA SERATA DELLA 69ESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL DI SANREMO

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Le poche ore di sonno cominciano a farsi sentire, ma stoicamente siamo pronti per il penultimo appuntamento con il Festival di Sanremo, la quarta serata è da sempre dedicata ai duetti e questa 69esima edizione non fa eccezione anche se la domanda nasce spontanea: “perché sino a ieri Claudio Baglioni cosa ha fatto?”. Complessivamente saliranno sul palco dell’Ariston ottanta artisti e anche se le donne saranno sempre pochine si spera di vedere e commentare più outfit, ma soprattutto abiti degni di questa importante kermesse canora. Per Virginia Raffaele sarà la volta di indossare le creazioni di Philosophy del designer Lorenzo Serafini, abiti pensati appositamente per lei e questo ci autorizza a pretendere che le stiano a pennello senza alcuna sbavatura. Anche questa sera la kermesse si apre con Claudio Baglioni che canta, ma una variazione sul tema almeno per il match finale di domani ce la meritiamo? Perché non è detto che tutti hanno voglia di assistere ad un concerto di Baglioni senza il loro consenso.

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Il primo abito della Raffaele è un’apparizione, finalmente un abito da Sanremo con tanto sparkling, monospalla (care fashion addicted un abito monospalla per la prossima stagione dovete assolutamente averlo nel vostro armadio), spalla strutturata, profondo spacco laterale, sandali minimal e con un fitting perfetto. L’acconciatura migliora, ma ancora nessuno le ha fatto sparire le extension dal camerino, comunque alla fine si inizia con il piede giusto, questo sì che è un abito da 10!

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Anche Federica Carta in duetto con Shade nella penultima serata spiazza tutti facendo un passo in avanti verso lo stile, le scarpe sono del tutte inadatte all’outfit, ma sono sempre meglio degli orribili stivaletti ammazza silhouette delle sere precedenti. Il mini dress con profondo scollo da verticalità alla silhouette e la cintura a segnare il punto vita va a ricreare una silhouette a clessidra. Dopo l’abito “palla stroboscopica” e quello “da ussaro” questo appare quasi chic. La mitica Cristina D’Avena è vestita come suo solito, con una maxi gonna che da tempo è il suo tratto distintivo, avrei solo evitato il cappello che non è mai una buona idea indossare in ambienti chiusi, sia per ragioni di dress code e sia per ragioni di luci che possono creare inestetiche ombre sul viso.

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Il cantante Motta sceglie di duettare con la rediviva Nada che indossa un completo black con profilature white and red davvero orribile, inoltre l’orlo dei pantaloni è davvero troppo corto per essere decente e con questo passo e chiudo.

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La cantante Noemi che accompagna Irama porta una variazione sul tema scegliendo un abito blu ottanio in perfetta armocromia con il colore dei suoi capelli. Peccato che l’abito ha una scollatura del tutto sbagliata per le sue spalle non proprio esili, inoltre la scelta del velluto è un campo minato perché è un tessuto che tende a raddoppiare i volumi. La cintura gioiello è inguardabile come l’orlo che spolvera il pavimento dell’Ariston, ma perché una giovane donna come Noemi scelga un abito così old style non riesco ancora a spiegarmelo, è fuori da ogni grazia stilistica e di tendenza e gli hairstylist sono ufficialmente dei desaparecidos!

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Continuare a commentare gli outfit di Patty Pravo è come sparare sulla croce rossa, anche se devo dire che questo completo pantalone in raso di seta non le scende, rispetto ai precedenti, come un cencio e l’acconciatura raccolta rende meno evidente la testa pullulante di serpenti guizzanti come quelli di Medea che trasformava chi la guardava in pietra. Patty Pravo mi ricorda lei, la figura mitologica che trasmetteva fascino e al tempo stesso repulsione.

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La cantante Arisa per questa sera sceglie un outfit total white dal mood androgino che però su di lei non fa l’effetto sperato. Le sua silhouette non è adatta per un outfit maschile, le proporzioni sono saltate, la giacca lunga e oversize non può essere indossata con pantaloni ampi e se gli scorsi outfit potevano essere definiti “destrutturati” o “concettuali”, quello di stasera è solo banale, per contraltare, come scrivo sempre, i sandali minimal ton sur ton sono sempre un’ottima scelta, il make up e l’acconciatura anche stasera sono top.

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Nel secondo cambio d’abito, che a esser sincera non sembra un cambio d’abito, della Raffaele ritornano i malefici ciuffetti a tendina. Il secondo abito è il gemello brutto del primo, certo lo scollo è diverso come la linea della gonna, ma il mood è lo stesso e questo modello è molto meno trendy del primo che possedeva alcuni dei must have della prossima stagione. Il risultato è la totale assenza di emozione quando la si guarda, purtroppo avevo cantato vittoria troppo presto.

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Paola Turci continua con il suo repertorio di jumpsuit, ritorna il white, però si perdono per strada le maniche e lo scollo profondo. Purtroppo ha lasciato a casa tutto quello che c’era di bello nelle passate jumpsuit e mai passo fu più breve, dal minimal chic ai minimi termini di stile e che dire dell’orrore che suscitano quelle décolleté nere che spuntano dai pantaloni?

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Anche Anna Tatangelo si fa contagiare, come Arisa, dal mood androgino per il quale basta un solo aggettivo, inguardabile. Stasera credo che si sia stato un clamoroso equivoco, i cantanti hanno scambiato il Festival della canzone italiana per una kermesse carnascialesca. Arisa ha optato per Pierrot, la Tatangelo per Gastone e il suo vecchio frac e Noemi per la diva decaduta anni quaranta. La cantante Sirya nel suo abito in velluto verde con scollatura abissale è un dejà vu, ma tanto dejà vu, la collana stile “catena con lucchetto” poteva anche risparmiarcela, ma il make up e l’acconciatura hanno un filo logico con l’outfit, quello che è mancato a quasi tutte le altre protagoniste di stasera.

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La pratica outfit Bertè possiamo tranquillamente archiviarla, l’abito è il medesimo delle altre sere e continuare a vederlo non stempera lo sconcerto. La sua collega Irene Grandi invece pensa di essere ad un rave party e non sul palco di Sanremo. E’ stata la serata degli equivoci.

Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare e questa penultima puntata della mini serie “come ti ammazzo lo stile” è stata davvero dura da vedere sino alla fine, prima di congedarmi voglio fare un ringraziamento speciale a Virginia Raffaele che anche questa sera ci ha risparmiato il terzo cambio d’abito, ai “conduttori” per la loro conduzione atona che mi ha permesso di arrivare a fine serata anestetizzata al dolore che lentamente si impossessava di quel poco che restava della fashion addicted che era in me.

Teresa Zagaria

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