L’USO DI SOSTANZE PSICOATTIVE IN ADOLESCENZA
L’ampiezza del fenomeno del consumo di droghe illecite, trattandosi di un ambito clandestino, dal carattere privato e illegale, non può essere valutata con precisione. Tuttavia l’evoluzione del fenomeno mette in evidenza una crescita progressiva soprattutto durante l’adolescenza e queste sono dannose perché possono alterare qualitativamente il rapporto con la realtà.
L’aumentata frequenza di questa pratica ha portato a considerare la tossicomania non solo sul semplice piano della psicopatologia individuale ma anche sul piano dei mutamenti dello stile di vita dei paesi occidentali. L’adolescente, infatti, è influenzato dalla natura e dall’intensità delle pressioni sociali e può, più o meno, adattarsi all’evoluzione socio-culturale in atto. In ambito adolescenziale la tossicomania può essere interpretata come una ribellione contro un tipo di società povera di ideali collettivi o come una trasgressione della legge. È bene che queste interpretazioni siano integrate in una prospettiva di dinamica familiare. Infatti, lo sviluppo delle tossicomanie può essere attenuato o accentuato dalla natura della costruzione familiare.
Queste condotte rappresentano l’espressione di una vulnerabilità individuale e si può parlare di vera patologia solo quando questi soggetti sono costretti a ripetere gli stessi comportamenti in modo sistematico. Dal punto di vista del funzionamento psichico, molti studi considerano la nozione di condotta dipendente non più soltanto come comportamento deviante, ma come un processo di regolazione dell’equilibrio del soggetto e come un mezzo per sfuggire ad un disagio interiore. In altri termini, il comportamento dipendente è un mezzo per assicurare all’apparato psichico un equilibrio che non può essere raggiunto delle dinamiche intrapsichiche in quanto la realtà interna viene avvertita come minacciosa e non rassicurante. La problematicità deriva dal rischio che tale modalità potrebbe diventare prevalente e duratura nel funzionamento psichico.
Le condotte di dipendenza vengono messe in atto essenzialmente dopo la pubertà e più spesso durante l’adolescenza, in rapporto con dei fattori psicologici anteriori, che rappresenterebbero una vulnerabilità alla dipendenza, ai fattori familiari e sociali. Questi fattori di rischio vanno ricercati nel fallimento del processo di attaccamento nell’infanzia. La dipendenza potrebbe essere la necessaria conseguenza dell’incapacità di elaborare l’angoscia di separazione. Soggiacenti ai disturbi del comportamento, tipico di queste condotte, è possibile osservare una tonalità depressiva. La natura narcisistica di questa depressione è strettamente legata a un fallimento nell’introiezione di stabili immagini di identificazione e a un’incapacità di elaborazione del lutto.
La coesistenza di uso di droghe e depressione è frequente, la sintomatologia depressiva viene, quindi, considerata come un fattore di rischio. Il consumo di droghe può essere interpretato come una lotta antidepressiva che cerca di colmare un sentimento di mancanza o di vuoto insopportabile.
Il comportamento dipendente tende ad eliminare la possibilità di un’elaborazione psichica. Se l’esperienza depressiva è sufficientemente ben tollerata da consentire al soggetto un reinvestimento del proprio mondo interiore, il ricorso a queste condotte andrebbe cessando.
Inoltre, la tossicomania è spesso anche considerata come un equivalente del suicidio, infatti, la maggior parte dei lavori collega suicidi, depressione e abusi di droghe: l’eccesso di sostanze tossiche può aggravare la depressione facilitando il passaggio al suicidio.
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