L’ALLEANZA INTERNAZIONALE AL NARCOTRAFFICO

(Parte I)

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cms_29914/0.jpegUna nuova alleanza internazionale per la lotta al narcotraffico, è stata messa in atto nelle ultime ore. L’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (Unodc), la sezione Anti-Narcotici (Inl) del Dipartimento di Stato USA e il governo argentino hanno annunciato “una nuova alleanza per rafforzare il controllo sui precursori chimici, l’interdizione delle droghe illecite (con enfasi sulle droghe sintetiche e sulle nuove sostanze psicoattive) e la risposta della giustizia penale al traffico di stupefacenti e alla corruzione associata a questo fenomeno”. L’attività sancisce, per la prima volta, un impegno della durata di tre anni, da parte dello speciale organo alle dipendenze dirette delle Nazioni Unite, espressamente rivolto all’Argentina e in particolar modo focalizzato sulle aree di Buenos Aires e di Santa Fe. Una delle città più afflitte dal traffico di stupefacenti è Rosario, favorita per essere uno dei porti più importanti al mondo. Lo Stato sudamericano, in effetti, è ormai divenuto uno dei paradisi economici e finanziari dei cartelli della droga innanzitutto colombiani, come riporta una inchiesta di Noticias Financieras.

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Nell’articolo vengono evidenziati due importanti casi giudiziari nella storia del Paese, a partire dall’arresto di Henry de Jesus Lopez Londono, detto “Mi Sangre”, destinatario di cattura internazionale eseguita dall’Interpol dietro richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti. Il segretario alla sicurezza lo ha definito “il narco più importante del mondo”, stabilitosi in Argentina nel 2007 e dimorante in un vero e proprio palazzo imperiale. Lo stesso utilizzava, per gli spostamenti, auto blindate, muovendosi con una scorta composta da diverse guardie del corpo. Dopo di lui il “Grande Fratello” Ignacio Meyendorff, uno dei più grandi finanziatori del cartello Norte del Valle de Colombia, divenuto tanto potente da smistare cocaina in tutto il mondo anche per mezzo di sottomarini. Dal 2004 iniziò a stabilire le proprie attività di riciclaggio in tutto il Paese, fondando società di costruzioni ed espandendosi, in particolare, nel mercato immobiliare.

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Lo spunto investigativo più importante prese le mosse dal mega sequestro avvenuto il 3 maggio 2014 nel porto di Puerto Progreso, nello Yucatan (Messico): 2360 litri di cocaina liquida provenienti da Buenos Aires, una commessa richiesta dal cartello messicano di Sinaloa, riconducibile al noto “El Chapo”. È stata la prova più concreta della presenza in Argentina di narcos anche messicani, allarmando gli inquirenti – specie internazionali – su un fenomeno sino a quel momento sottovalutato. Inoltre, la pressoché inesistente lotta al riciclaggio del “denaro sporco”, provocò, sul piano politico, manifestazioni di protesta, facendo emergere che parte delle ingenti somme di denaro illecito andavano a finanziare componenti dello Stato come polizia, magistratura e politici, alimentando un diffuso fenomeno di corruzione.

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Internamente al Paese, intanto, si continua a discutere della possibilità di rendere legale il consumo di marijuana: lo stesso Sergio Berni, segretario alla sicurezza, si è dimostrato favorevole, portando come esempio la legislazione del vicino Uruguay. Le ragioni che fanno propendere per la legalizzazione si fondano sul presunto contrasto al business criminale, mentre il dibattito infiamma sempre di più. Esattamente un anno fa, infatti, spiazzò una dichiarazione del ministro della Difesa argentino, che definì il proprio Stato un paese produttore di droga, subito smentito dal segretario alla sicurezza Sergio Berni e dal capo di Stato Maggiore Jorge Capitanich.

Enrico Picciolo

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