L’EQUINOZIO DI PRIMAVERA

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Lo sentiamo nell’aria, quel soave profumo di rinascita che fa sbocciare non soltanto le gemme ma anche la gioia del cuore.

Le giornate si allungano, la natura rinverdisce e i prati si riempiono di fiori profumati. Ma ci siamo mai soffermati a considerare l’equinozio Primavera dal punto di vista esoterico?

Vediamo, intanto, il significato del termine “equinozio”. Questa parola deriva dal latino aequi noctium che significa “notte uguale al giorno”, ovvero medesime ore di luce e di buio.

Ciò accade due volte l’anno, quando il sole è esattamente perpendicolare all’equatore: nell’equinozio di primavera, appunto, e nell’equinozio d’autunno.

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Il significato simbolico della Primavera è evidente: la RINASCITA. Ciò che sembrava morto, sepolto dalle foglie e dalla neve, risorge, bucando la terra per slanciarsi verso il sole, dopo lunghi mesi di oscurità nelle viscere di Gea.

Ciò che era fermo, stazionario, dormiente, riacquista vitalità, forza propulsiva e fecondità. La Primavera è celebrazione della VITA! Non a caso la Pasqua si svolge durante questo periodo dell’anno: essa è il trionfo della luce sulle tenebre, della vita sulla morte.

Il risveglio della natura è la trascrizione visibile di ciò che accade nel macrocosmo dell’Universo, ma anche nel microcosmo dell’essere umano: come in cielo così in terra, come sopra così sotto, recita la legge ermetica di risonanza. Tutto rinasce alla vita, grazie al dispiegarsi di energie nuove, tanto eteriche quanto fisiche. Anche il nostro corpo risente dei cambiamenti astronomici e l’epifisi - conosciuta anche come ghiandola pineale - secerne melatonina in quantità inversamente proporzionale alla quantità di luce che riceve. In pratica, durante l’inverno, ricevendo meno luce, siamo più propensi al riposo mentre con l’arrivo della Primavera, l’epifisi secerne meno melatonina, che equivale a più serotonina, l’ormone che determina il buonumore. Ecco perché ci sentiamo così carichi, euforici e pieni di vitalità.

Anche gli animali e i vegetali avvertono questo cambiamento, così che i primi si accoppiano per generare nuove vite e i secondi germogliano, fioriscono e producono frutti.

L’equinozio di Primavera è una delle fasi più importanti dell’anno, da sempre considerata sacra e per questo celebrata da tutti i popoli con particolari riti e liturgie.

È anche un tempo di purificazione, in cui ci si scrollano di dosso il torpore e le energie stanche dell’inverno per rivestire quelle della nuova stagione. Anche dal punto di vista fisico, la Primavera è un buon periodo per disintossicarsi dalle scorie alimentari.

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Equinozio

Fin dall’antichità l’uomo intuisce che la Primavera è un momento in cui l’equilibrio cosmico è perfetto. Il risveglio della natura vegetale influisce anche su quella umana, che si rigenera per affrontare, con slancio rinnovato, i mesi a venire.

La coscienza collettiva percorre i secoli e le ere, trasmettendo la consapevolezza della sacralità di questo tempo, che viene celebrato attraverso rituali sacri propiziatori. È il miracolo della vita che si perpetra nel tempo, fecondando il regno vegetale e animale, nonché lo spirito dell’uomo.

È l’inizio di un nuovo ciclo vitale. Ancora oggi, nonostante la frenesia delle nostre vite, non possiamo restare indifferenti dinanzi al miracolo della natura che risorge, né tantomeno non avvertire il risvegliarsi di energie sopite dentro e fuori di noi.

È l’ordine sacro del tempo che, a dispetto della nostra “disconnessione”, torna ciclicamente a farsi sentire, sussurrando a quella parte incontaminata di noi stessi che è in grado di riconoscerne la voce.

Gli antichi lo sapevano bene, loro che - attraverso feste - esplicitavano la loro consapevolezza celebrandone le manifestazioni.

La festa più antica di cui si ha contezza - “Sham El Nessim” - risalirebbe a circa 5000 anni fa. È una festa egizia che, letteralmente, significa fiutare il vento, lasciando intendere la verità delle parole dell’apostolo Giovanni: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”. (Gv 3,8)

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Festa di Sham El Nessim

Anticamente questa festa era legata all’agricoltura e alla stagione del raccolto e i suoi rituali influenzarono molto la Pasqua ebraica, confluendo, indirettamente, nel Cristianesimo.

Durante questa celebrazione gli Egizi onoravano gli dèi offrendo loro pesce salato, lattuga, cipolle e uova. Queste ultime sono il simbolo universale della rinascita cosmica.

La leggenda racconta che l’Araba Fenice, prima di morire, preparava un nido a forma d’uovo e vi ci si adagiava dentro, lasciandosi incenerire dai raggi del sole. Dalle sue ceneri sorgeva poi l’uovo dal quale la Fenice prendeva vita. Per poi ricominciare il ciclo. Morte e rinascita. Non solo: rinascita DALLA MORTE. Il significato simbolico è chiaro: così come la natura rigenera se stessa all’infinito, allo stesso modo l’uomo rinasce dalla sua (apparente) morte.

Ecco perché l’uovo è diventato il simbolo della Pasqua.

In occidente, le antiche feste legate alla Primavera si sono poi mischiate con i riti giudaico-cristiani. Ad esempio, in Germania e in Inghilterra i termini per indicare la Pasqua - Oster in tedesco ed Easter in inglese - derivano dal nome della divinità norrena Eostre, personificazione della Primavera.

Di Eostre non si conoscono le origini esatte ma si racconta fosse una dea lunare, sposa di un dio solare che, per motivi sconosciuti, morì proprio durante l’equinozio di Primavera. Fecondata dal suo sposo poco prima di morire, Eostre torna in vita nove mesi dopo, per mettere al mondo “Yule”, il solstizio d’Inverno.

Questo mito racconta una volta di più la metafora del “passaggio”, della Pasqua.

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Eostre

Pare che la lepre e il coniglio fossero sacri ad Eostre e che, nel giorno dell’equinozio di Primavera, le venissero offerte uova di serpente dipinte. Entrambi questi simboli, il coniglio e le uova colorate, sono stati assorbiti dalla cultura occidentale per i festeggiamenti pasquali.

Ci sarebbe ancora molto da raccontare, per esempio le feste di Attis e di Cibele che, nell’antica Roma, si celebravano proprio durante l’equinozio di Primavera. Ci basti sapere che, malgrado le numerose varianti della leggenda, quella più diffusa è che il giovane Attis si sarebbe tolto la vita per poi risuscitare dopo tre giorni.

Insomma, il leit motiv è sempre quello dell’alternanza della morte e della vita.

Nella nostra cultura, la più importante festività legata alla Primavera è la Pasqua, memoriale, per i cristiani, della morte e resurrezione di Gesù Cristo. Ma la Pasqua cristiana affonda le sue radici in quella ebraica, la “Pesach”.

Questa festa, che dura otto giorni, celebra la liberazione del popolo ebraico dall’Egitto ed il suo esodo verso la Terra Promessa. Al di là del significato religioso, la Pesach deriva da un’antica festa per il raccolto delle prime spighe d’orzo segnando, così, il principio della Primavera.

La Primavera è dunque carica di altissimi significati che, da materiali - legati alla natura e allo sbocciare della vita - diventano spirituali, ricordandoci che la morte non esiste.

Ogni anno, con l’equinozio di Primavera ripassiamo la grande lezione della vita, così ben espressa da Antoine-Laurent de Lavoisier, iniziatore della chimica moderna: “Nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

A ciascuno di noi, ora, di riconnettersi ai sacri ritmi della natura e di viverli consapevolmente.

Simona HeArt

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