L’ALBERO DI NATALE

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Cosa c’è di più dolce e di più familiare, nei giorni che precedono la natività di Cristo, se non addobbare l’Albero di Natale?

Chi di noi non ne uno in casa? Che sia vero o sintetico, piccolo o grande, che si sia credenti o meno, sono davvero poche le case che, in questo periodo, non ne sfoggiano uno.

Ma quanto sappiamo dell’origine di una delle più diffuse usanze natalizie?

Quella dell’albero di Natale è una tradizione di origine nordica, in particolare dell’Europa di lingua tedesca. Si tratta generalmente di un abete o di un sempreverde di origine naturale, addobbato con ogni sorta di piccoli oggetti colorati e alla cui base vengono depositati, ben impacchettati, i doni da scartare la mattina del 25 dicembre.

Per la decorazione dell’albero vengono spesso utilizzate palline colorate, festoni, fili di perle, dolciumi e luci elettriche, in sostituzione delle candele in uso nel Novecento.

In cima dell’albero, il puntale, generalmente a forma di stella, in riferimento alla cometa evangelica.

Quanto al periodo in cui allestirlo, vi sono diverse tradizioni.

A Milano, ad esempio, viene preparato il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, patrono della città. A Bari il 6 dicembre, festa di San Nicola, leggendario personaggio da cui prende vita il mito di Babbo Natale.

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Ma andiamo a scavare un po’ di più nella storia.

Gli alberi hanno da sempre affascinato l’uomo per la loro longevità, potenza e maestosità tanto da attribuirgli caratteristiche sacre se non, addirittura, magiche.

Essi sono il simbolo ancestrale dell’axis mundi (= l’asse del mondo) che, secondo diverse religioni e mitologie, rappresenta il collegamento tra Cielo, Terra e Inferi. È qui che si situa “l’ombelico del mondo”, il “cordone cosmico” che collega tutti al Tutto.

Partendo dall’immagine biblica dell’Albero della Vita, fino alle moderne interpretazioni introdotte dalla psicologia, l’albero è un’immagine archetipica il cui significato simbolico assume un’infinita varietà di forme.

Alla base della tradizione dell’albero di Natale vi è l’antica usanza di adorare gli alberi sacri, i quali venivano adornati con oggetti votivi e illuminati con piccole fiaccole che rappresentavano altrettante anime.

Anche gli Alberi cosmici - o alberi rovesciati - venivano addobbati con i simboli del sole, della lune e delle stelle.

L’albero cosmico - simbolo del mondo - è anche, secondo Platone, simbolo dell’uomo le cui radici protendono verso il cielo e i rami verso la terra. Lo stesso Dante Alighieri ne parla nei canti XXII e XXV del Purgatorio, descrivendo due alberi rovesciati situati immediatamente sotto il Paradiso terrestre, identificandoli quindi con l’immagine riflessa e rovesciata dell’Albero della Vita.

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Axis Mundi

Dagli antichi Celti, passando per i Vichinghi e approdando ai Romani, tutti avevano l’usanza di decorare i loro alberi sacri in occasione di particolari festività. Per i Vichinghi era l’abete rosso, ritenuto detentore di poteri magici in quanto non perdeva le foglie nemmeno con il rigore del gelo invernale. Per i Romani, invece, era il pino, i cui rami venivano addobbati durante le Calende di gennaio.

Con l’avvento del cristianesimo, le feste pagane furono rivisitate e inglobate dalla nuova religione. Nel caso specifico, gli alberi sacri furono sostituiti con l’agrifoglio, pianta le cui foglie pungenti ricordano la corona di spine e le cui bacche rosse il sangue versato da Cristo durante la Passione.

Spingendosi oltre, la Tradizione cristiana vede nei culti pagani la preparazione della rivelazione di Gesù: l’albero diventa quindi l’immagine di Dio fatto Uomo. Nella Bibbia il simbolo dell’albero è molto presente ma due sono quelli principali: l’albero della Vita e l’albero della Conoscenza del bene e del male, entrambi collocati all’interno del giardino dell’Eden.

Cristo, “via, verità e vita” (Gv 14,6) e la Croce sono l’Albero sacro del cristiano.

Del resto esiste una leggenda secondo la quale il legno della croce sarebbe stato ricavato da un ramoscello dell’Albero della Vita, offerto dall’arcangelo San Michele a Set, figlio di Adamo, per portare conforto a quest’ultimo durante il suo trapasso. Simbolo di vita, l’albero è anche prefigurazione della Resurrezione.

In epoca egizia, è inoltre posto in relazione con la nascita del dio di Biblo mentre per i Celti è associato alla nascita del fanciullo divino nonché alla festività del solstizio d’inverno. In effetti l’albero ha, in ogni cultura, una valenza cosmica che lo collega alla rinascita della natura dopo l’apparente morte della stagione invernale.

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Miniatura di Salisburgo (1489)

L’uso moderno dell’albero di Natale nasce, secondo le fonti più accreditate, in Estonia nell’anno 1441 quando fu eretto un grande abete nella piazza principale della città di Tallinn, capitale del Paese. Uomini e donne non legati da vincolo matrimoniale danzavano insieme intorno all’albero alla ricerca dell’anima gemella.

Questa tradizione fu poi ripresa dalla Germania del XVI secolo: nella cronaca di Brema del 1570 si legge che l’albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. Ma prima ancora di questa apparizione "ufficiale", nel Medioevo era in uso “il gioco di Adamo e di Eva”, celebrato il 24 dicembre, che consisteva nel riempire piazze e chiese di alberi da frutto per ricreare l’immagine del Paradiso terrestre. Gli alberi da frutto furono poi sostituiti dagli abeti, ritenuti magici perché sempreverdi e quindi detentori della vita. Non a caso - sempre in Germania - la leggenda vuole che i bambini venissero posati dalla cicogna sotto l’abete.

Il salto dalle piazze alle case private avviene un secolo dopo e, a partire dal XIX secolo, la tradizione si estende alla Gran Bretagna e a tutto il mondo anglosassone grazie al marito della regina Vittoria, il principe Alberto di Sassonia.

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La regina Margherita

Quanto all’Italia, fu la regina Margherita la prima ad addobbare un albero di Natale nelle stanze del Quirinale. Chiaramente l’usanza passò velocemente di casa in casa e si è protratta fino ad oggi.

Ecco in breve, la storia di una delle più amate rappresentazioni del Natale: la conoscevate?

Non è meraviglioso scoprire quanto siano profonde le radici del nostro presente e il legame duraturo che lo unisce al passato? In fondo ciò che celebriamo a Natale è la memoria: la memoria di un Dio che diventa uomo e dell’uomo che diventa Dio, entrambi nati sotto la luce della stessa stella.

Simona HeArt

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