L’ARTE CONTRO HITLER
Potrebbe essere di Picasso il dipinto contro il Führer

Con il patrocinio di numerosi Enti, si è svolta nel Castello dei Brancaleoni di Piobbico la conferenza internazionale “L’Arte in fuga da Hitler”
L’evento ha visto la presentazione in prima assoluta mondiale di un’opera pittorica di un maestro del ‘900 dal fascino ipnotico bollato dal regime nazista.
È stato un lavoro di squadra in cui ognuno ha portato le proprie competenze in ambiti particolari affinché questo lavoro, per troppo tempo rimasto nascosto al mondo, potesse finalmente trovare la luce. Il dipinto è stato presentato da un gruppo di esperti che hanno studiato l’opera nelle sue diverse componenti. È intervenuta l’esperta internazionale d’Arte Annalisa Di Maria che ha messo in luce la grande importanza stilistica e storica dell’opera. Un’opera che merita di essere conosciuta in tutto il mondo per il grande impatto sociale che questa può avere. Dalle parole di Annalisa Di Maria “Ovviamente non c’è certezza che questo possa portarci in questo momento ad attribuirlo pienamente a Picasso, il dipinto dovrà sicuramente essere studiato ulteriormente, perché è un lavoro difficile in studio. di fronte a un’opera geniale, piccante e ironica".
Alla luce di tutti i risultati ottenuti, l’esperta è concorde con gli altri colleghi che l’opera possa non essere mai stata catalogata e dispersa, frutto di un dono personale compiuto da uno dei più grandi artisti del ‘900 a Paul Klee in seguito ad un loro incontro. L’esperta collegherebbe il dipinto forse alla mano di Pablo Picasso, perché molti elementi porterebbero a lui.L’opera merita di essere conosciuta e studiata ancora e visionata da altri esperti per poterne apprezzare l’importanza. L’opera rappresenta uno dei dipinti più importanti del ‘900 come critica al nazismo e come testimonianza del dissenso e portatrice di verità di quegli orrori compiuti da uno dei dittatori più sanguinari della storia.
Le analisi scientifiche e gli studi multispettrali effettuati sul dipinto sono stati riportati dal ricercatore e scultore Andrea da Montefeltro, il quale ha affrontato anche il grande studio simbolico presente nell’opera. Mettendo in luce caratteristiche che delineano l’opera con il significato profondo della nascita del nazismo. Il dittatore in quest’opera viene rappresentato come ipnotizzato da un serpente simbolo del male, e lui stesso a sua volta in grado di ipnotizzare tutti coloro che lo osservano. Il dittatore è stato rappresentato con tutti con tutti quegli elementi che erano odiati e vietati da lui, come ad esempio la pipa, il rossetto rosso e il trucco in viso. Le analisi dei pigmenti, la stratigrafia lo studio storico e stilistico rendono l’opera autentica del periodo e collocabile tra il 1935 -1937. Dalle parole di Andrea da Montefeltro "l’opera studia lanascita del nazismo, in particolare la figura del suo capo che è rappresentato in stato di ipnosi dal serpente e a sua volta capace di ipnotizzare chiunque lo guardi Il dittatore è rappresentato con tutti quegli oggetti che aveva proibito e odiato come fumo di pipa, rossetto, trucco. La traslazione dei baffi proprio all’altezza del naso trasforma la figura del dittatore in un clown sanguinante e feroce.
L’importante contributo del perito calligrafico forense Stefano Fortunati, che ha riportato l’importanza che la calligrafia della scritta presente sull’opera avrebbero infatti molti punti di similarità con quella rintracciata di Pablo Picasso. Lo studio si è concentrato sulla scritta presente sulle labbra che in tedesco significa “tacere”, ovviamente rivolto alle minoranze, agli ebrei e agli emarginati che dovevano tacere perché erano come stranieri alla vista del regime.
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