L’EURO IN CROAZIA E I RINCARI IMMOTIVATI

Il governo pronto ad adottare contromisure in risposta alle speculazioni

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Quello che accadde in Italia il primo gennaio 2002, all’atto dell’ingresso del nostro Paese nell’area Euro, è accaduto in Croazia, che dallo scorso primo gennaio è entrata a far parte della moneta unica abbandonando il conio nazionale, l’amata kuna. È mestamente consolatorio appurare come, anche all’estero, regni la speculazione. Un caffè, al 31 dicembre, costava a Zagabria 8 kune e, calcolato in euro, sarebbe dovuto costare 1 euro e nove centesimi. Peccato che i clienti dei bar si siano visti presentare uno scontrino da 1 euro e 20 centesimi, fino a giungere anche a 1 euro e 50 centesimi. Il rincaro ha abbracciato tutti i prodotti di consumo: si sono registrati aumenti – immotivati – che vanno dal 3 sino al 20% e che raggiungono persino l’80% nel settore dei servizi. Il governo non ci sta ed è pronto a prendere contromisure.

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“Nel fine settimana dal 31 dicembre al 1o gennaio non è successo nulla che abbia potuto giustificare un tale aumento dei prezzi”, ha dichiarato il ministro dell’Economia Davor Filipovic, infuriato per il comportamento dei commercianti. Verrà imposto, per legge, un tetto al prezzo dei beni: “proprio come abbiamo limitato i prezzi per nove prodotti a settembre, possiamo farlo per 55, 100 o 200 prodotti”, dichiarano dal governo, che è pronto altresì a stilare una vera e propria “lista nera” degli esercizi commerciali che hanno adottato questo comportamento scorretto.

A farne le spese, come sempre, i cittadini comuni, già comprensibilmente disorientati dai nuovi costi e dalle nuove banconote. Tra l’altro, le multe previste dalla legge sul controllo dei prezzi (fino a 26mila euro per esercizio commerciale) saranno di difficile applicazione. Risulterà infatti molto difficile provare che gli aumenti siano frutto di manovre speculative anziché il risultato di una reale inflazione dovuta ai noti corsi bellici ucraini.

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In ogni caso il “price cap” proprio non scende giù alle aziende, che hanno preso drastiche contromisure. Un esempio su tutti lo porta la Petrol, azienda petrolifera che ha in mano un quarto dei distributori di carburante in tutta la Croazia e che, per protesta, il 28 dicembre scorso ha tenuto chiuse le pompe per un’ora. Il braccio di ferro con il governo è appena iniziato: “Siamo in una situazione in cui il mercato non funziona. Avevamo i prezzi dell’energia dilaganti, tutti chiedevano aiuto al governo. Il governo è intervenuto per salvare tutti, in modo che sia le persone che l’economia potessero andare avanti”, ha dichiarato il ministro. È però emerso che in realtà la compagnia elettrica nazionale ha fornito energia a prezzi calmierati, mentre a far lievitare i prezzi e “derubare i cittadini” sono state le società di distribuzione. Questo è quanto dichiarano fonti governative. Insomma, un film già visto.

Enrico Picciolo

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