L’OPINIONE DEL FILOSOFO
Etica e morale nel marxismo: da Marx a Gramsci (Prima Parte)

Le risposte del marxismo alla moralità oscillano tra due posizioni diametralmente opposte: una, che nega che vi sia un posto rilevante per la moralità in Marx, un’altra che sostiene che la morale ha un posto rilevante, che tiene conto di tre livelli di analisi: la critica al capitalismo, il progetto di una nuova società e la pratica politica rivoluzionaria.
Il rapporto tra marxismo e moralità si rafforza se viene inteso non solo in senso normativo, ma nel progetto di una nuova società socialista-comunista e nei comportamenti pratici, sia nella fase rivoluzionaria, che in quella che costruisce un nuovo sistema sociale.
Un chiaro contenuto morale si riscontra nella “teoria dell’alienazione” dell’operaio nei Manoscritti del 1844 e, già nella sua maturità, nei Grundrisse, scritti preparatori del Capitale, quando si critica l’usurpazione da parte del capitalista del lavoro dell’operaio.
L ’alienazione è descritta da Marx secondo quattro aspetti fondamentali:
1. Il lavoratore è alienato rispetto al prodotto della sua attività, in quanto egli produce capitale che non gli appartiene, ma dal quale viene dominato.
2. Il lavoratore è alienato rispetto alla sua stessa attività, la quale ha la forma di un lavoro forzato, dove egli è strumento di fini a lui estranei.
3. Il lavoratore è alienato rispetto alla sua stessa essenza; infatti, l’uomo si differenzia dall’animale attraverso il lavoro libero, creativo e universale, mentre nella società capitalistica è costretto ad un lavoro forzato, ripetitivo ed unilaterale.
4. Il lavoratore è alienato rispetto al prossimo, perché l’altro, per lui, è soprattutto il capitalista, ossia un individuo che lo tratta come uno strumento e lo espropria del frutto del proprio lavoro, dando vita ad un inevitabile rapporto conflittuale. Il meccanismo dell’alienazione risiede dunque nella proprietà privata dei mezzi di produzione, in virtù della quale il capitalista può utilizzare il lavoro dei salariati per accrescere la propria ricchezza attraverso lo sfruttamento e la logica del profitto (basta pensare, nei tempi attuali, all’uso dei contratti e del tempo).
Lo stesso contenuto pervade uno degli ultimi scritti di Marx, la “Critica del programma di Gotha”, in cui la visione della società socialista-comunista disalienata, si articola intorno a due principi: nella prima fase di quella società secondo il lavoro svolto, e nella fase superiore, propriamente socialista, intorno ai bisogni di ogni individuo.
Bisogna distinguere tra un Marx "scientifico" e uno "ideologico", tra il Marx oggettivista e determinista, e il Marx in cui unisce soggettività e oggettività, determinazione e libertà. Nel pensiero di Marx, dunque, il posto assegnato alla morale dipende dal modo in cui viene concepito il marxismo che a lui si riferisce. Senza dubbio, Marx fa della moralità un oggetto di conoscenza nell’ambito della sua concezione della storia e della società.
Se Marx si limitasse ad una interpretazione dell’economia, della storia o della società, il marxismo sarebbe solo una nuova pratica o scienza economica e sociale (Althusser) e la moralità in senso normativo non avrebbe nulla a che fare con questa interpretazione. La riduzione del marxismo a scienza, con la sua conseguente incompatibilità con la morale, è ciò che appare nell’“anti-umanesimo teorico” di Marx, secondo l’interpretazione althusseriana, e nell’asettico marxismo analitico anglosassone dei nostri giorni.
Che il marxismo non sia solo una scienza e la morale solo un oggetto di conoscenza, viene determinato dalle famose “Tesi su Feuerbach”, specialmente nella Tesi XI, in cui Marx afferma: “I filosofi si sono limitati a interpretare il mondo, si tratta ora di trasformarlo”. Queste due parti, ben definite, sono strettamente legate fra di loro e indicano nel mondo umano e sociale l’oggetto di interpretazione e trasformazione.
Non si tratta dunque di limitarsi a interpretare il mondo, in un pensiero chiuso in se stesso, quanto della pratica per trasformarlo. Se il pensiero è il fattore prioritario, il momento della trasformazione è determinante: “ciò di cui si tratta è di cambiarlo”. Marx, pertanto, non si limita ad una teoria, ma punta al processo di trasformazione, in una centralità della prassi come attività soggettiva e oggettiva, teorica e pratica, che punta appunto “a trasformare il mondo”.
Ma che cosa è dunque il marxismo?
Il pensiero marxiano si contraddistingue:
a)Per l’ideale di tradurre in atto quell’incontro tra realtà e razionalità che Hegel aveva solo pensato (per Hegel l’essere è il dover essere, la realtà è tale perché deve essere tale).
b)Per non limitarsi alle dimensioni unicamente filosofiche, sociali o economiche, e per il suo porsi come un’analisi globale della società e della storia.
c)Per il suo legame con la prassi, e nello specifico per l’impegno di trasformazione rivoluzionaria dell’uomo e del suo mondo, verso l’edificazione di una nuova società più giusta e ugualitaria.
Il marxismo, cui si riferisce Marx, può essere caratterizzato come una “filosofia della prassi”? Il marxismo è consapevolezza della realtà da cambiare e trasformare e offre e propone le condizioni affinché le forze sociali agiscano per realizzare la trasformazione sociali con i mezzi appropriati. Avendo come riferimento la centralità della prassi, si evidenziano quattro aspetti fondamentali del marxismo:
- Il marxismo è prima di tutto una critica dell’esistente, in particolare, del capitalismo, una critica dei mali sociali e delle diseguaglianze da esso generate e presuppone i beni sociali che possono scaturire da un altro sistema, nel quale si possono incarnare quei valori morali e culturali, che il capitalismo condiziona e limita fino alla negazione;
- Il marxismo è un progetto di emancipazione sociale e umana, che si propone come alternativa alla società capitalista verso una società socialista-comunista come progetto non solo desiderabile, ma possibile, in cui gli uomini possano vivere con dignità nella libertà e uguaglianza, liberi da oppressione e sfruttamento. Chi non ricorda il motto del World Social Forum: un altro mondo è possibile?
- Il marxismo è consapevolezza della realtà da cambiare e trasformare e offre e propone le condizioni affinché le forze sociali agiscano per realizzare la trasformazione sociali con i mezzi appropriati.
Poiché rispondono agli interessi e bisogni dell’intera società, i valori del socialismo-comunismo sono superiori a quelli che governano il capitalismo, soprattutto in presenza del capitalismo della finanza e quello che specula sul lavoro precario, sfruttato e sottopagato, nelle condizioni storiche di tardo-capitalismo in cui si trova il mondo globalizzato. Gli uomini, e soprattutto i giovani, una volta presa coscienza delle condizioni di sfruttamento e delle possibilità che una diversa filosofia politica apra le porte ad una nuova società, agiscono per sovvertire la situazione data.
4. Infine, il marxismo come teoria politica ha un legame con la pratica, poiché non basta criticare l’esistente, ma la prassi politica è destinata a realizzare il progetto di emancipazione.
Considerando così il marxismo, come filosofia della prassi, torniamo alla questione centrale, già sollevata: quella del rapporto tra etica e marxismo, o anche tra marxismo e moralità
Dalla teoria alla pratica politica.
La pratica politica, per il contenuto morale che tende alla realizzazione di obiettivi e valori, si propone la realizzazione dell’uomo come fine. Nel superamento della disuguaglianza verso l’uguaglianza, la solidarietà, la giustizia, l’etica individuale e collettiva, la consapevolezza dei valori morali porta gli individui a compiere azioni propriamente politiche. Le lotte politiche portano con sé la consapevolezza e la volontà di trasformazione del sistema sociale verso il raggiungimento di determinati obiettivi e valori, che comportano rischi e sacrifici, fino al sacrificio della vita stessa.
Il marxismo non può perciò essere interpretato né in senso meccanicista né determinista, né interpretato in senso scientifico, ma come “filosofia della prassi”, critica dell’esistente e “progetto alternativo di emancipazione”, verso la “trasformazione del mondo”.
(continua)
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