L’ALTRA ALTRA META’ DEL CIELO
Bambini nati nel corpo sbagliato

“Mi guardo allo specchio non mi vedo,
vedo un corpo che non si addice
a quello che è dentro a questo corpo”
Solitamente i bambini consolidano la propria identità di genere verso i 3-4 anni e intorno ai 5-6 anni la maggior parte di essi sembra avere un’intensa necessità di comportarsi secondo quanto si considera appropriato al gruppo dei maschi o delle femmine (per esempio scegliendo compagni di gioco dello stesso sesso). Generalmente lo sviluppo dell’identità di genere è in accordo col sesso biologico, ma non sempre (Tornese et al., 2016).
Ci sono bambini o adolescenti che esprimono un forte desiderio di appartenere al genere opposto o, in alcuni casi, affermano proprio di appartenere al genere opposto, dichiarando una spiccata preferenza per vestiti, accessori o svaghi tipici dell’altro sesso. Durante i giochi di finzione o di fantasia potrebbe osservarsi una preferenza per i ruoli tipicamente legati al genere opposto, ad esempio una bambina biologicamente femmina potrebbe giocare a fare il papà, scegliendo giocattoli o attività stereotipicamente utilizzati dai maschietti. Questo sentimento può essere più o meno marcato e intenso, spesso è transitorio e quindi crescendo può essere superato, ma talvolta diventa persistente.
Infatti avere comportamenti, desideri e fantasie tipicamente riconducibili a quelli messi in atto dalle persone del sesso opposto è un fenomeno comune per i bambini (Sandberg et al., 1993). Ma ci sono casi in cui questa tendenza diventa pervasiva e persistente Partiamo da alcune definizioni di base, necessarie per una piena comprensione del fenomeno.
Il termine “identità di genere” viene utilizzato per descrivere la percezione sessuata di sé e del proprio comportamento, acquisita attraverso l’esperienza personale e collettiva, che rende gli individui capaci di relazionarsi agli altri (Ruspini, 2009). Concerne, quindi, il riconoscimento della propria appartenenza a un genere, adottando comportamenti, atteggiamenti e desideri che si conformano in maniera più o meno marcata alle aspettative della società e della cultura.
La costruzione dell’identità di genere è uno degli aspetti fondamentali del processo di definizione di identità che può dirsi consolidata quando viene costruita un’immagine di sé che rispecchi sia le richieste e le aspettative degli altri ma soprattutto le inclinazioni e le aspirazioni personali e individuali.
L’identità di genere non va confusa con il ruolo di genere né con l’orientamento sessuale. Il ruolo di genere descrive l’espressione di ciò che una determinata società crede sia appropriato per un uomo e per una donna, ovvero i modelli che includono i comportamenti, i doveri, le responsabilità e le aspettative connessi al genere maschile e a quello femminile (Corsini e Scierri, 2016).
L’orientamento sessuale, invece, è l’attrazione emotiva, affettiva e fisica che si prova verso gli altri. Si parla di eterosessualità quando l’attrazione si sperimenta nei confronti di persone del sesso opposto, di omosessualità quando essa si prova nei confronti di persone dello stesso sesso e di bisessualità quando si prova attrazione per entrambi i sessi.
Ci sono dei casi in cui si crea un’incongruenza tra la propria identità di genere e il genere biologico e questa si accompagna a una forte sofferenza e a un intenso malessere. In questo caso si parla di disforia di genere, termine utilizzato per descrivere una persona che si identifica in modo intenso e costante con il sesso opposto e prova notevole malessere per il proprio sesso biologico.
La nuova edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) ha sostituito, infatti, il termine disturbo con quello di disforia proprio per focalizzarsi sul distress e sulla condizione emotiva vissuta da chi prova tale incongruenza con l’obiettivo di avviare un percorso di depatologizzazione delle identità diverse.
Tipicamente, la disforia di genere ha un esordio collocabile in età infantile e si manifesta con disgusto per i propri caratteri sessuali distintivi, con l’assunzione di ruoli e atteggiamenti tipici del sesso opposto e con il rifiuto della propria mascolinità o femminilità.
Ma il disturbo dell’identità di genere può avere anche un esordio in età adulta. Il 18 Giugno del 2018 è una data particolarmente rilevante perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), rilasciando la nuova versione dell’International Classification of Diseases (ICD-11) ha rimosso dai disturbi mentali la “gender incongruence”.
Sebbene siano necessari ancora molti cambiamenti per giungere a una totale comprensione e accettazione delle persone con disforia di genere e a una riduzione dello stigma e delle discriminazioni che si trovano a vivere nel quotidiano questo può essere comunque considerato un cambiamento, oltre che necessario, anche significativo.
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