L’OPINIONE
Il traversone e l’astensione

C’è un gioco di carte comunemente chiamato "Traversone", più semplicemente, "tre sette a perdere", nella versione milanese "ciapanò", un gioco d’astuzia e di capacità mnemonica.
Mi è venuto in mente dopo i risultati delle ultime elezioni amministrative che hanno visto trionfare quasi ovunque il centrosinistra, con o senza i 5stelle.
Giustamente si è festeggiata questa vittoria, ma a fronte di una astensione altissima superiore al 50%.
E’ vero che una astensione di queste proporzioni è comune, da sempre, in altri Paesi, soprattutto anglosassoni , di antica tradizione democratica, ciò nonostante, questa ci deve far interrogare, perchè è un ulteriore segnale di cui la politica, ma segnatamente la sinistra, deve tener conto e analizzarlo.
Aggiungo che non c’è solo chi non è andato a votare, ma anche chi, recandosi al seggio, ha poi votato scheda bianca o annullato il suo voto con una traccia di rabbia, di rancore che va oltre il semplice qualunquismo.
Finora gli elettori, anche nei sondaggi, avevano premiato, con il consenso i partiti populisti, sovranisti che avevano indirizzato la rabbia verso un nemico, l’immigrato, il sindacato, i partiti di sinistra, accusati di essere i responsabili di questa situazione, senza però avanzare loro proposte o soluzioni, se non demagociche, per risolverli ma, questa volta, più di altre, gli elettori hanno lanciato un messaggio di sfiducia anche nei confronti loro, e in generale verso tutta la politica.
Anche quelli che sono andati alle urne, a giudicare dai commenti o nelle manifestazioni o fuori dai seggi, lo hanno fatto con una dose di forte scetticismo e di insoddisfazione, considerandolo, in fondo come il male minore. Hanno premiato la sinistra e il centrosinistra, ma no non illudiamoci, se non combatteremo le ingiustizie, le diseguaglianze, la corruzione, se non usciremo dalle nostre stanze, dai nostri riti, saremo travolti.
La democrazia è in crisi in tutto il mondo occidentale a cominciare dagli Usa, il Paese che si era incaricato di esportarla, basti pensare alle immagini dell’assalto a Capitol Hill.
Anche in politica sta avvenendo qualcosa di paragonabile al cambiamento climatico, paghiamo il prezzo di un inquinamento degli ideali, il venir meno delle promesse, all’incapacità di dare risposte ai grandi e piccoli problemi che ci attanagliano, tutti intenti a praticare "la politique politicienne", come direbbero i francesi.
L’ho detto altre volte, ma voglio ripeterlo: smettiamola di pontificare, di salire in cattedra nell’aula dove non ci sono più alunni, andiamo a cercarli, a riprenderli là dove abitano con i loro problemi, come fanno e hanno fatto i bravi insegnanti nei confronti della dispersione scolastica, solo allora non si dovrà perdere per vincere.
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