Sono trascorsi 20 anni da quel tragico incidente, allora aveva solo 36 anni, oggi avrebbe 55.
Nata a Sandringham il 1° luglio 1961, Diana Spencer, esponente di una delle famiglie britanniche più antiche ed importanti, i cui legami giungono alla Famiglia reale da diverse generazioni è una delle figure più amate dai suoi sudditi e dal popolo mediatico.Per tutti è stata un’indiscussa icona di eleganza. Alcuni la chiamavano “la principessa del popolo”, altri preferivano utilizzare l’espressione “la principessa triste”.
Quel tragico incidente, nel tunnel di Pont de l’Alma a Parigi, in cui perse la vita assieme al suo compagno Dodi Al-Fayed, il 31 agosto 1997, non ha cancellato le simpatie del mondo intero per quella creatura, Lady Diana Spencer, facendone icona tra le donne più carismatiche e amate del secolo scorso.
Lady D la ricordiamo, oltre che per la straordinaria bellezza ed eleganza, anche per aver abbracciato con amore diverse cause umanitarie, come la lotta all’AIDS e alla lebbra. Essere madrina di associazioni benefiche era obbligatorio per una principessa, ma lei era assolutamente convinta delle battaglie che portava avanti.
Fu al fianco di figure ideologiche del calibro di Nelson Mandela, Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama e Madre Teresa di Calcutta, incontrata in diverse occasioni e divenuta per lei una vera e propria guida spirituale. Fra le sue battaglie più impegnative vi era quella per debellare il problema delle mine antiuomo che, a distanza di anni dalla fine dei conflitti, continuano a procurare danni soprattutto sui bambini. Con il suo operato, Diana influenzò l’esito del Trattato di Ottawa, firmato dopo la sua morte, che impone un divieto internazionale all’uso di tali ordigni. L’affetto che il mondo intero nutre per lei è dovuto ad una biografia intensa, ricca di aneddoti che fanno di Lady D un’icona cult del nostro tempo.
La principessa viene sepolta in un minuscolo isolotto al centro di un laghetto ovale che abbellisce la sua casa ad Althorp Park, a circa 130 chilometri a nord-ovest di Londra. Fu la fine di un’epoca, che segnò, al tempo stesso, l’inizio del suo mito.
(Il filmato è stato realizzato da Roberto Pedron FotoCineReporter dell’International Web Post)