LATOYA JACKSON
Istantanee d’autore

Stavo aspettando nel backstage del Festival di Sanremo che la Minnelli finisse le prove quando credetti di vedere Michael Jackson che si avvicinava a dove io ero.
Ma mentre credevo che fosse lui pensavo anche che non fosse possibile perché lo avevo già incrociato all’uscita di servizio di un albergo romano (grazie a un mio amico fotografo informatissimo) ed era circondato da 6 armadi (guardie del corpo).
Questo Michael era affiancato solo da una comunissima persona e a pochi metri da me realizzai che si trattava della sorella Latoya.
Come ho già detto nella scorsa istantanea, allora facevo interviste per un quotidiano e quindi istintivamente mi lanciai verso di lei chiedendole se potesse darmi due minuti per qualche domanda.
Si fermò sorridendomi e accennando a un sì con il capo.
Nell’unica foto che sono riuscito a recuperare, che non ho più e che ho ricavato dal ritaglio di giornale, potete constatare ciò che mi impressionò di più: era conciata in modo da assomigliare il più possibile a suo fratello.
Seppur anche lei abbia conquistato la sua porzione di fama, credo che abbia vissuto di luce riflessa; ma in un modo o nell’altro tutta la famiglia ha poi tratto vantaggio da quel “brutto anatroccolo” diventato col tempo un’icona della musica mondiale.
Riporto alcune domande che le feci, le cui risposte dicono molto di lei.
Aveva appena scritto un libro sulla sua famiglia e le domandai che bisogno c’era di scrivere un altro libro dopo quello che aveva già pubblicato suo fratello.
“Lui ha scritto solo quello che gli faceva comodo. Io ho raccontato quei fatti che lui ha volutamente trascurato.”
- Non avete mai pensato di cantare insieme?
“Abbiamo entrambi una personalità troppo forte per poter stare più di qualche minuto insieme. Io ho deciso di andare per la mia strada, che è fatta di scelte diverse dalle sue. Ho una personalità artistica mia che esprimo con una vita musicale autonoma.”
- Però lo imiti…
“Ho cominciato io a vestirmi e truccarmi in un certo modo. Quindi non sono io a imitare lui.”
- Il cognome Jackson però ti facilità la carriera…
“Al contrario, mi costringe ad impegnarmi al massimo perché soddisfare ciò che il pubblico si aspetta dai Jackson.”
- Invidi quei megaspettacoli che si può permettere Michael?
“Non mi interessano. A me piacciono gli spazi piccoli che mi danno la sicurezza di arrivare più direttamente alla gente.”
- Allora non hai proprio niente da invidiargli?
“Si, probabilmente una cosa, si. Lui ha un tipo di vita meno frenetica della mia e quindi ha il tempo di curare il suo corpo e la sua mente con molta attenzione.”
- Da quel che leggo però lui lo fa in maniera maniacale.
“Lui fa tutto in maniera maniacale. Certamente è un genio musicale e ogni genio è un po’ maniaco, no?”
- C’è qualcosa che ti farebbe veramente felice?
“Perché esiste qualcosa che rende veramente felici?”
- Praticamente non sto azzeccando una domanda.
“Non preoccuparti ragazzo, sono io che non sopporto più sempre le stesse domande.”
Avrei voluto dirle che stavo inventandomi un’intervista al momento, non essendomi preparato perché non sapevo di incontrarla ma, pazienza.
- Ma io rifaccio certe domande perché magari molti lettori non hanno letto le tue interviste passate e perché da me si aspettano che riferisca esattamente ciò che mi rispondono coloro che intervisto, visto che dei giornali non ci si può fidare molto.
“Ecco, appunto, dei giornali non ci si può sempre fidare. C’è una ragione per cui dovrei fidarmi di te?”
Non capii questa risposta ma “portai a casa” un’intervista con un personaggio che, pur vivendo all’ombra del grande Michael, aveva raggiunto comunque una fama internazionale.
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