LA BEFANA TRA SACRO E PROFANO

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"La befana vien di notte con le scarpe tutte rotte..."

Così inizia la celeberrima filastrocca che tanto incuriosisce i bambini.
Vi siete mai chiesti come sia possibile che una figura così controversa, più legata a rituali pagani che cristiani, sia riuscita a sopravvivere nelle tradizioni popolari e ad essere persino "tollerata" in una società fortemente critica nei confronti di altre festività come ad esempio Halloween?

Qualcuno potrebbe obiettare che l’Epifania del Signore (nome completo della ricorrenza cristiana) non è la venerazione della Befana ma una festa cristiana nella quale (il 6 gennaio) si celebra la rivelazione di Dio incarnato come Gesù Cristo.

Sarei pienamente d’accordo ma ciò non giustifica il motivo dell’accanimento verso il “dolcetto o scherzetto”, ossia verso la festività di Samhain che si sovrappone a quella di Ognissanti, e la grazia invece concessa ad una figura che a tutti gli effetti potremmo definire iconograficamente una strega.

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La storia della Befana affonda le sue radici nei lontani riti pagani che seguivano i cicli stagionali dell’agricoltura e delle stagioni, riti che vennero celebrati dai popoli persino durante il medioevo, nonostante l’inquisizione e la caccia alle streghe, soprattutto quelli che cadevano nel periodo che tra il Natale e il 6 gennaio.
12 notti che rappresentavano i 12 mesi dell’anno nuovo e nelle quali si chiedeva fertilità per i terreni e abbondanza nei raccolti.

Secondo le antiche tradizioni, durante queste 12 notti il cielo veniva solcato da figure femminili legate a divinità e spiriti della natura che avrebbero determinato l’andamento del nuovo anno dal punto di vista del raccolto, dal quale tra l’altro dipendeva la vita di interi villaggi.

Inizialmente veniva venerata la dea Diana, collegata ai cicli lunari che a sua volta erano collegati al lavoro nei campi e alla crescita dei vegetali, poi sostituita dalla figura di Abùndia, la dea dell’abbondanza.

Durante gli anni dell’inquisizione però le cose cambiarono, i rituali pagani vennero vietati e le antiche divinità furono demonizzate per lasciare spazio al nuovo culto.
Alcuni riti propiziatori però sfuggirono al controllo perché troppo radicati nella cultura popolare, ciò avvenne anche per i rituali sopra descritti e la dea volante divenne nel corso dei secoli la nostra Befana.

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Secondo la leggenda la befana ha le sembianze di un’anziana signora, parecchio avanti con l’età, vestita di abiti semplici e umili ma molto appariscenti, il naso pronunciato, il viso rugoso, il mento sporgente.
Volerebbe di casa in casa, portando in dono caramelle e dolcetti ai bimbi buoni, cenere e carbone ai bimbi più discoli e disubbidienti.

Nella figura della Befana possiamo rintracciare diversi simbolismi:

  • La scopa, lo strumento che spazza via l’impurità e purifica l’ambiente,
  • La vecchiaia, ossia il momento che precede la morte, indispensabile per ogni rinascita. Questo riprende il mito dell’araba Fenice, il mitologico uccello che moriva in un rogo per rinascere dalle sue stesse ceneri. Non è un caso che in molti comuni italiani, in alcuni periodi dell’anno, si bruci un manichino avente le sembianze di una vecchia signora, lo si fa come rito propiziatorio, si brucia il vecchio e si attende rispettosamente il nuovo.
  • Inizialmente la Befana non portava in dono calze ma sacchi di iuta, perché quelli erano i contenitori nei quali i contadini conservavano i frutti del raccolto del vecchio anno. Ai bambini buoni la vita porta i frutti del vecchio anno, che simboleggiano la fatica di chi li ha prodotti e la bontà della natura. Ai monelli la Befana regala il carbone, che rappresenta ciò che resta dopo la purificazione, ma che è comunque sacro in quanto ricorda che tutto deve finire ma che in realtà nulla finisce realmente, ciò poiché il carbone a sua volta può diventare un elemento utile alla vita nelle mani di chi comprende i propri errori e si adopera per rimediare.

Perché dunque la Befana viene accettata ed altre figure folkloristiche legati a culti pagani no?

cms_28952/3.jpgIl cristianesimo, non potendo eliminare dalla memoria del popolo i riti propiziatori pagani, accettò che fosse divulgata una nuova leggenda che nel corso dei secoli si è sostituita alle tradizioni originarie.

Questa nuova leggenda è strettamente legata a quella dei Re Magi e narra che in una freddissima notte d’inverno Baldassare, Gasparre e Melchiorre, in viaggio verso Betlemme per incontrare Gesù Bambino ed essendosi smarriti, chiesero informazioni ad una vecchietta incontrata per caso.

La signora indicò loro il cammino e i Re Magi la invitarono ad accompagnarli per conoscere il Messia. La vecchina però rifiutò l’offerta, forse per paura, salvo poi pentirsi della sua decisione.

Per tentare di rimediare al misfatto, la donna preparò quindi un sacco pieno di dolci con l’intenzione di regalarli a Gesù, ma non sapendo dove fosse con esattezza iniziò a bussare ad ogni porta, regalando doni ad ogni bambino con la speranza di trovare anche quello giusto.

Grazie a questa leggenda, che presenta qualche variazione in base al luogo in cui viene tramandata, la figura della befana è entrata in qualche modo a far parte del folklore cristiano, spogliata dei significati esoterici e pagani da cui era stata generata.

Mario Contino

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