LA BOLLICINA DEL ‘69

Percorsi Di-Vini

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cms_28767/1.jpgCorreva l’anno 1969, io bambinetto di circa 18 mesi mi ritrovavo in braccio a mio padre in una non ben identificata festa a casa di amici, altrettanto non identificabili. Intorno a me luci, suoni, musica di quelle che all’epoca erano solite andare.

Mio padre, persona semplice, umile, fantasiosa, direi molto di cuore, ballava al centro della sala tenendomi sollevato con il braccio destro, in mano una coppa stile agente 007 prima versione, quello di “il mio nome è Bond, James Bond” per intenderci.

Il clima era festoso, ricordo sorrisi, risate, gioia… o forse le immagino dopo tanti racconti e tanto tempo passato… ad ogni modo mentre la festa procedeva secondo uno schema classico, approfitto della situazione per “scolarmi” la coppa di bollicine che mio padre teneva in mano. Questo “friccicore” in bocca mi piaceva, era strano, per me una novità assoluta, dopo tante pappine, omogeneizzati, biscotti friabili e tanto latte mi ritrovavo d’incanto nel paese delle meraviglie, con la mia lingua che si ritraeva al contatto con le bollicine ma che le stesse mi davano la curiosità di proseguire in questa scoperta. In poco tempo il calice si era svuotato con l’assoluta noncuranza di mio padre che non si era accorto di nulla. Poco dopo il mio viso aveva assunto la forma di un pagliaccetto, ridevo in continuazione ed i miei, accortisi del problema, non si davano pace per l’accaduto.

cms_28767/2_1671498066.jpgLa festa si era trasformata in qualcos’altro, tutti erano diventati seriosi, preoccupati e mi scrutavano con grande attenzione. Non era molto chiaro il da farsi, in fin dei conti stiamo sempre parlando del 1969, non esistevano i cellulari, internet, non si poteva chiedere un consulto veloce a Google, pertanto l’unica cosa da fare era dirigersi verso un pronto soccorso per avere indicazioni. Ma anche questo non era facile, il primo pronto soccorso era molto distante e di auto a disposizione non ce ne erano. Rimasi tutta la notte in osservazione, con gli occhi dei miei genitori che mi scrutavano per vedere la minima differenza comportamentale. Fortunatamente non ebbi alcuna complicazione… o forse sì… una complicazione c’è stata… ogni volta che degusto una bollicina, in qualsiasi momento della giornata e con qualsiasi compagnia del momento, un piccolo file si apre e torna velocemente alla memoria questo particolare del 1969, provando subito un leggero senso di felicità, di spensieratezza, di tranquillità profonda. Il tutto dura pochi istanti, qualche secondo, non di più, ma tempo essenziale per godere in pieno del momento che sto vivendo.

Il vino ha questa capacità, riesce a riportare alla luce ricordi profondi, lontani, nascosti, che in un qualche modo ci hanno fatto stare bene. Questi ricordi, che forse non pensavamo di avere, ci danno l’idea di quanto la nostra mente sia qualcosa di unico, di emblematico e di stupefacente. Ma il vino può essere tanto un nostro sincero alleato quanto un acerrimo nemico, tutto dipende dal rispetto che doniamo a lui ed a noi stessi. Il vino va degustato, non bevuto. Va assunto per la grande piacevolezza che ci pone ma mai eccedere nella quantità. Nel caso si superino i limiti consentiti, tutti i ricordi positivi svaniscono, l’esuberanza e la gioia del momento non esistono più lasciando spazio a disagio, fastidio, intorpidimento, sonnolenza. In alcuni casi si passa da momenti di sorriso a pianto continuo per non parlare di problemi ulteriori e seri che richiederebbero l’intervento di medici specializzati. Ecco, il vino non deve mai farci arrivare a questo. Insisto nel dire che deve essere paragonato a momenti di gioia e nient’altro. Il vino non deve farci scappare dai problemi; pertanto non può essere la panacea delle nostre difficoltà. Esso deve giocare con i nostri sensi e porci nella condizione di poter ampliare il nostro senso di responsabilità verso noi stessi. Solo comprendendo i nostri limiti di assunzione saremo in grado di apprezzare ciò che per mano dei vari Produttori, la nostra terra ha prodotto. Ricordiamoci che il vino è frutto di secoli di storia e noi siamo parte di questa storia pertanto…

Buona degustazione.

Carlo Dugo

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