LA CANDELORA

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Il 2 febbraio è la festa della Candelora: quanti sanno cosa si celebra realmente in questo giorno? E quanti conoscono le origini antiche di tale festività?

La Candelora è una ricorrenza cristiana che celebra la presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme - obbligatoria per tutti i primogeniti maschi - quaranta giorni dopo la sua nascita.

Questa festa veniva anche detta della Purificazione di Maria: la puerpera, infatti, dopo il parto rimaneva impura per quaranta giorni se il neonato era maschio e peer sessantasei se era femmina. Secondo l’antica Legge (Levitico 12,1-8) il ritorno allo stato di purità doveva essere sancito attraverso l’offerta sacrificale di un colombo o di una tortora.

La Chiesa Cattolica ha scelto di concentrarsi più sulla figura del Cristo che su quella di sua Madre.

Nel corso della celebrazione liturgica si benedicono le candele, usanza che trova il suo principio ne seguente passaggio evangelico:

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: “Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore (…)”.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio:«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». (Lc 22,29)

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Presentazione di Gesù al tempio

Le candele sono quindi simbolo di Cristo "luce per illuminare le genti”. Queste stesse candele, consacrate il 2 febbraio, verranno poi utilizzate per la benedizione della gola il giorno seguente, festa di san Biagio. Al vescovo armeno, martirizzato nel 313 d.C., si attribuisce il salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce: è per questo particolarissimo miracolo che Biagio divenne il protettore della gola.

In pochi sanno inoltre che, secondo la tradizione, il presepe andrebbe tolto il 2 febbraio perché la Candelora è la festa chiude il ciclo delle celebrazioni legate al Natale.

Ad ogni modo, come spesso accade, questa commemorazione cristiana è stata sovrapposta a precedenti riti precristiani, nonché a tradizioni legate alla fine dell’inverno. La più nota è la festa celtica di Imbolc.

Protagonista assoluta è la luce, in riferimento all’approssimarsi della primavera e, quindi, all’allungarsi delle giornate.

Va da sé che, metaforicamente, la fine dell’inverno corrisponde alla rinascita, ovvero all’inizio di un nuovo ciclo, sia esso materiale o spirituale.

Da qui tutta una serie di proverbi legati alle condizioni meteorologiche.

Uno dei più conosciuti recita: "Se c’è sole a Candelora / dell’inverno semo fòra / ma se piove o tira vento / de l’inverno semo dentro”. Ogni regione d’Italia ha la sua variante ma il significato è più o meno lo stesso per tutti.

Finiti i cosiddetti “giorni della merla” (29, 30 e 31 gennaio) - tradizionalmente i più freddi dell’anno - i quattro elementi si preparano al risveglio: l’aria è più pulita, la terra è pronta ad accogliere i semi, l’acqua ghiacciata si scioglie e il fuoco, ancora presente nelle case quale fonte di luce e calore, simboleggia la forza vitale delle sementi, pronti a germogliare.

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"Se c’è sole a Candelora dell’inverno semo fòra ma se piove o tira vento de l’inverno semo dentro

Qualche altra curiosità.

La festa della Candelora veniva anticamente celebrata il 14 febbraio, quaranta giorni dopo l’Epifania ma fu anticipata al giorno 2 da Giustiniano - imperatore bizantino morto nell’anno 565 d.C. - data in cui si festeggia tutt’oggi.

Il popolo ebraico ha una festa simile detta “Lucernario” che, a sua volta, si rifà alle antiche fiaccolate rituali in uso nei Lupercali. Questi ultimi venivano celebrati a metà febbraio dagli antichi romani in onore del dio Fauno, il cui compito era quello di proteggere il bestiame dai lupi. Ma un’altra tradizione fa risalire la festa al miracoloso allattamento di Romolo e Remo da parte di una lupa. I Lupercalia venivano infatti celebrati in una grotta situata sul colle romano del Palatino dove, secondo la leggenda, i fondatori di Roma sarebbero stati nutriti dalla lupa.

In ogni caso, la somiglianza tra tutte queste feste non si riassume nell’uso delle candele ma anche nell’idea della purificazione.

Papa Gelasio I (492-496) fece abolire il rito pagano dei Lupercali sostituendoli con quelli cristiani della Candelora.

Un’altra festa pagana di origine celtica legata alla celebrazione della luce è quella di Imbolc: celebrata tradizionalmente il 1° febbraio, segnava il passaggio tra l’inverno e la primavera e, conseguentemente, tra il periodo di massimo buio e freddo alla luce. Una promessa di fecondità e di vita. Il termine Imbolc, in irlandese, significa proprio “nel grembo” - nello specifico delle pecore -che, in questo periodo dell’anno, danno alla luce i loro piccoli.

Il significato simbolico di tale festa è quindi legato al rinnovamento.

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San Biagio e Imbolc

Nel presente come nel passato, l’uomo sente la necessità di riti propiziatori per essere in sintonia con la Natura e con il ritmo cosmico della Vita. Queste celebrazioni non sono ma fine a se stesse ma sono il mezzo attraverso il quale le persone entrano in contatto con la parte più profonda e autentica del Sé: canti, danze, processioni e simboli sono tutti strumenti al servizio di una consapevolezza che vuole superare il dualismo dell’esistenza per ricongiungersi con il Tutto.

La Candelora è una festività “lunare”, dunque femminile e, per questo motivo, legata all’esigenza di una purificazione interiore.

Nell’antica Roma il mese di febbraio (februarium) era proprio dedicato a questo. Come dice il nome stesso, era il mese delle febbri, intese non tanto come malattia ma come fuoco che pulisce l’anima e il corpo dalla scorie accumulate durante la brutta stagione.

Alla luce di ciò, guardiamo con occhi diversi anche i messaggi che ci lancia il nostro corpo: non tutto è malattia ma spesso ci si trova di fronte ad un’autopulizia rigenerativa. Come quella del serpente che, ciclicamente, cambia la pelle per adeguarsi al nuovo passaggio.

Nello spirito di rinnovamento e purificazione, buona Candelora a tutti!

Simona HeArt

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