LA CASA, USUALE BANCOMAT PER IL FISCO!
Si profila nuovo incremento del prelievo fiscale sugli immobili con la riforma degli estimi catastali

Non c’è pace per il mattone! Ogniqualvolta un governo non sa come fare per risanare i conti pubblici, fa ricorso alla maggiorazione fiscale sulla casa. Il metodo è sempre lo stesso: aumentare l’imposizione fiscale sul "mattone", in un’ottica quasi punitiva, come se avere una proprietà immobiliare, piccola, media o grande, sia frutto di operazioni speculative-affaristiche. Che ci siano le concentrazioni di proprietà immobiliari, costituite attraverso operazioni affaristiche (lecite o meno lecite), sarà anche vero ma la gran parte delle unità immobiliari appartengono a cittadini che, con molti sacrifici nel tempo, hanno acquisito una "casa di proprietà". La casa di proprietà è stato sempre il bene più ambito dagli italiani, tant’è che più dell’80% delle famiglie ha coronato questa aspirazione; nella maggior parte dei casi, la metà è stata raggiunta impegnando i propri risparmi, a scapito di un ménage familiare all’impronta della parsimonia e continuando, per un bel pezzo della propria vita, al pagamento di un mutuo bancario, con ulteriori sforzi e sacrifici. Come se non bastasse "la casa" è stata, in più di qualche occasione, presa di mira, imponendo prelievi e inasprimenti fiscali per risanare i conti pubblici e colpendo, quindi, la proprietà immobiliare; in realtà è stato quasi uno scippo della carta bancomat dei cittadini, proprietari di casa. In quest’ottica si sono succeduti i provvedimenti a fase alterna, con la tassa ICI/IMU sulla 1a casa, mentre sulla 2a si è instaurata perennemente. Tutto ciò, contestualmente all’introduzione dell’euro, ha provocato una crisi del "mattone", che non è più tornato agli standard normali.
Nel corso del tempo, tra l’altro, ci sono stati già alcuni adeguamenti di valore catastale degli immobili, sia per le compravendite, sia per le imposte finalizzate al gettito fiscale annuale; nello specifico va ricordato che, per quanto riguarda le compravendite immobiliari, ci sono stati negli anni passati due aggiornamenti forfettari del 10% e di un ulteriore 5%, tant’è che il coefficiente che esprime il valore catastale lo moltiplica per 115 (per la prima casa); per quanto riguarda, invece, il pagamento dell’IMU sulla seconda casa, si moltiplica il coefficiente della rendita per 160. Tutto ciò è inconfutabilmente un adeguamento di valore degli immobili, nelle more di attuazione della riforma degli estimi catastali. E allora, giusto per non parlare di incoerenza, i nostri amministratori politico-istituzionali dovrebbero essere più chiari e trasparenti. Il mercato immobiliare ha subito già dall’ introduzione dell’Euro un contraccolpo significativo, da cui non si è ancora ripreso se non per piccoli segnali che si fanno passare per ripresa. Ad onor del vero, i motivi non sono attribuibili all’Euro, che certamente è stato una conquista sotto l’aspetto economico-finanziario, nonché sotto l’aspetto sociale, in quanto ha dato uniformità monetaria alla UE, come il Dollaro negli USA. Ma, probabilmente, come si dice e avviene nel settore farmaceutico, per i prodotti medicinali, si sono evidenziati effetti collaterali che non erano stati preventivamente previsti e... si è trascurata la loro portata. Dopo l’introduzione della nuova moneta, si è creato un caos spropositato dei prezzi al dettaglio, già per i beni di consumo e approvvigionamento quotidiano che, repentinamente, hanno neutralizzato il gap del calcolo Lira/Euro e lo hanno livellato in maniera tale che tutto è stato sovrastimato. Conseguentemente, il potere d’acquisto della nuova moneta (che in realtà è una moneta forte, che avrebbe dovuto rinvigorire lo status economico del nostro Paese) si è ridotto e ha creato difficoltà. Tutto ciò, poi, è avvenuto a catena e nel caso specifico dell’ambito immobiliare si è venuta a creare la cosiddetta "bolla immobiliare", con correlativo crollo del mercato che, nonostante la successiva fase di calo dei prezzi e ritorno alla normalità, non ha riassunto l’andamento di una volta.
Contestualmente, nel corso degli anni, sono stati adottati provvedimenti di inasprimento delle imposte sugli immobili che, a più riprese, con la querelle ICI/IMU con il SI/NO sulla 1a casa e il sempre e comunque sulla 2a (seconda), hanno ulteriormente frenato la normale ripresa. La riforma degli estimi catastali è una operazione molto complessa perché vanno rivisitati tutti i parametri che identificano una proprietà immobiliare. Ciò comporta implicazioni non solo urbanistiche ma anche di altra natura; i nostri amministratori istituzionali dovrebbero valutare e adottare misure e provvedimenti equilibrati e rispondenti alla logica del riordino delle classificazioni dell’esistente ma anche alla salvaguardia da altri contraccolpi del settore che, con il suo vasto indotto, è un pilastro dell’economia generale del Paese. La sensazione naturale che deriva dalla tanto ventilata "riforma degli estimi catastali" è quella della solita operazione vessatoria-punitiva nei confronti del "mattone”, nell’ottica della penalizzazione della proprietà privata, perché vista come frutto di qualcosa di irregolare, mentre, come già detto, per la gran parte dei cittadini deriva da sacrifici e impegni onerosi…
L’auspicio è che quello che verrà fatto vada solo a rivisitare i relativi parametri degli immobili, tenendo conto dei ritocchi forfettari che già ci sono stati, sia per le compravendite (laddove, tra l’altro, la forbice tra il valore catastale e quello commerciale si è già ridotta notevolmente, a causa del calo dei prezzi), sia per le varie altre imposte (che andrebbero, invece, quantomeno ridotte, perché l’acquisizione di una proprietà immobiliare è stata già tassata all’acquisto). La riforma dovrebbe, altresì, assumere la denominazione di "Riforma Urbanistica", coniugando la necessità di rimodulare gli strumenti urbanistici, puntando ad un ammodernamento e rigenerazione dei "centri urbani" e ad una tipizzazione delle nuove aree di espansione, più funzionale e rispondente all’impellente e non più procrastinabile esigenza della sostenibilità ambientale, indirizzando linearmente le risorse economiche del tanto declamato Recovery Fund e del PNRR della UE.
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