LA CONSULTA HA DECISO: “Sì AL COGNOME DELLA MADRE PER I FIGLI”

Attribuire automaticamente il cognome paterno ai figli viola la Costituzione. Per i giudici prevale la volontà dei genitori

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Cade un veto storico. Via libera al cognome della madre per i figli nati nell’ambito del matrimonio. È questo il verdetto della Consulta che ha accolto la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d’Appello di Genova sul cognome del figlio di una coppia italo-brasiliana.

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Una decisione che segna una svolta, considerato che risale a circa 40 anni fa la prima proposta parlamentare di poter dare ai figli il cognome materno. La Corte Costituzionale era già intervenuta la prima volta nel 1998 e successivamente nel 2006, definendo tale procedura il "retaggio di una concezione patriarcale della famiglia" ormai superato, ma rimettendosi all’intervento necessario del legislatore.La questione infatti non è normata per legge. E’ sempre stata consuetudine dare il nome del padre ai bambini. La legge che affronta il problema e finalmente sancisce la possibilità per i figli ad avere entrambi i cognomi, approvata alla Camera nel 2014, sta infatti sepolta da due anni al Senato. Forse questa sentenza della Consulta, che arriva dopo tirate di orecchie dall’Europa, - che, nel 2014 ha tacciato di discriminazione la "visione patriarcale" della famiglia riflessa dalla esclusività della trasmissione del cognome paterno - spingerà alla sua approvazione.

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La storica sentenza nasce dal ricorso di una coppia italo-brasiliana residente a Genova che aveva chiesto di poter registrare il proprio bambino con il doppio cognome. Per senso di parità ma anche per armonizzare la condizione anagrafica del piccolo, che ha la doppia cittadinanza, tra il Brasile dove è identificato con il nome materno e paterno, e l’Italia dove ha soltanto il cognome del padre. Ma la richiesta della coppia era stata respinta per quella "norma implicita" secondo la quale ai figli nati nel matrimonio va attribuito soltanto il cognome paterno. E’ dovuta intervenire la Consulta, in mancanza di un provvedimento legislativo, anche questa volta a dettare una linea, ad aprire un varco. Dalla fecondazione assistita, a quella eterologa, dal riconoscimento dei figli di coppie gay, sono sempre stati i tribunali e infine la Consulta a delineare il cambiamento, a dare ascolto ai problemi che vengono dai cittadini.

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Finalmente l’Italia esce dal patriarcato. Ad oggi, non esisteva norma se non quella derivante dalla tradizione culturale di dare il cognome paterno ai figli. Ora sta al legislatore intervenire, per arrivare ad una reale parità tra i coniugi, anche sul versante del cognome”. Così, in una nota. Ha affermato il presidente dell’Associazione degli Avvocati matrimonialisti italiani, Gian Ettore GassaniLa decisione della Consulta rilancia il problema del ritardo legislativo su un tema di grande attualità. Il disegno di legge, rimasto fermo al palo, in commissione giustizia al Senato, per i contrasti sorti in seno alla stessa maggioranza, non può più aspettare.

Mary Divella

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