LA DANZA DEL CIGNO
Ci lascia Carla Fracci
“You are wonderful”. Esclamava così il mitico Charlie Chaplin alla vista della ballerina. Oggi, non è necessario elencare la mastodontica carriera della ballerina milanese, occorre sottolineare la grande caratura di un’artista amata da tutti, capace di vivere in punta di piedi senza fare clamore. Siamo tutti ben consapevoli della nostra scarsa (quasi inesistente) conoscenza del ballo. I teatri erano aperti a tutti, ma restava comunque di nicchia. La grandezza della Fracci sta in questo, riuscire a portare la danza nelle case di tutto il mondo. Ha incantato le platee di tutto il mondo con la sua leggerezza e grazia, facendosi amare per la sua disamante semplicità. Silenziosa e amante del suo lavoro, non si sottraeva mai al sacrificio ben consapevole della strada da percorrere. Ha coronato tanti sogni, ballando con i più influenti ballerini da Rudolf Nureyen fino a Roberto Bolle. Eppure, da ragazzina sognava di fare la parrucchiera a simboleggiare la sua estrema naturalezza. Amata da tutti, sia nel mondo dello spettacolo oltre che dal pubblico da casa. Indimenticabili le sue collaborazioni con le Kessler e le sue apparizioni nei film, per esempio il film su Giuseppe Verdi.
Forse risulteremo banali, ma è giusto ricordare la menzione che il New York Times le ha riservato: “La prima ballerina assoluta”. In realtà è vero, perché dal 1959 (prima a Londra al Royal Festival Holl) Carla resterà per sempre Giselle, con il suo sorriso disarmante (inedito) farà innamorare tutti gli addetti ai lavori. Infatti, proprio il teatro sarà la sua casa, quel porto sicuro dove abbandonare ogni insicurezza. Il ballo non è solo un fenomeno artistico, ma rispecchia in pieno l’essere di ogni artista.
Il corpo parla, esprime gioie e dolori proprio come la quotidianità. Proprio per la sua casa (il teatro), la Fracci alzerà la voce in numerose interviste, per far percepire il vicolo cieco dove si stava imbattendo l’arte teatrale: “Adesso nei teatri hanno tagliato tutto, la danza non deve scomparire”. Il suo silenzio guerriero anche nella malattia alimenteranno la nostra sete di conoscenza. Tutti noi oggi siamo un po’ tristi (magari qualcuno), perlomeno ci documenteremo su chi è stata Carla Fracci per l’Italia e per il mondo.
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