LA FATTORIA DI CAIUS OLIUS AMPLIATUS

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La bellezza non conosce pregiudizi. La bellezza a cercarla bene è ovunque anche in quei luoghi stuprati dalla legge dell’asfalto o diventati teatri tristemente noti di fatti di camorra. Nel 1983 Ponticelli, quartiere della zona orientale di Neapolis scopre le sue origini romane, quando vedono la luce resti di una villa che prenderà il nome dal sigillo presente sull’anello dell’unico cadavere trovato al suo interno: la fattoria di Caius Olius Ampliatus sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.c. Pochi sanno però che gli abitanti di questa località furono i primi, in Europa a ribellarsi ai nazifascisti. Dopo il terremoto del 1980 e durante la costruzione delle residenze popolari, denominate lotto 0, vengono rinvenute due ville ed una necropoli ma solo il suddetto podere verrà consegnato ai posteri, il resto giace sotto un parcheggio di cemento per motivi puramente economici.

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Per villa intendiamo la residenza di campagna dei signori romani, domus invece è quella di città. Costruita su un terreno assai fertile, attraversato dal fiume Sebeto, quest’opera architettonica ci fornisce una serie di informazioni di particolare interesse.

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Gli schiavi si occupavano dello sfruttamento agricolo votato alla vendita dei prodotti e probabilmente l’unico abitante trovato al suo interno era proprio un servitore che aveva cercato vanamente riparo nei sotterranei. La dimora trova il suo perno attorno al giardino, affiancato dalla latrina e dalla cucina, nella quale è possibile notare ancora la base originale del focolare.

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La camera da letto, cubiculum, dalle misure essenziali ci consegna delle parti di colore originale, per la grande maggioranza andato perso e decorazioni in coccio pesto adibiti a scendiletto. I resti di una macina testimoniano la presenza dell’oletum, l’area predisposta alla spremitura delle olive. Le attività di carico e scarico merci avvenivano nel cortile dal quale poi partiva un corridoio che conduceva alla cantina sotterranea. Numerosi contenitori in terracotta di varie dimensioni atti a far fermentare il vino, dolia, sono stati rinvenuti nella cella vinaria dotata all’epoca di una tettoia, il gran numero fa ipotizzare la presenza di un vigneto. Dal 2013, la villa romana di Ponticelli è stata aperta al pubblico per la prima volta.

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Al momento, le visite alla villa sono organizzate dall’Associazione Culturale Econote in collaborazione con il Rotary Community Corp Napoli Est che gestirà il sito in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e paesaggio per il Comune di Napoli.

Fonti consultate: https://www.vesuviolive.it/vesuvio-e-dintorni/notizie-di-napoli/20370-visita-guidata-villa-romana-ponticelli/

https://www.beic.it/it/content/le-caratteristiche-di-una-villa-rustica-romana-la-villa-romana-di-ponticelli

https://ecampania.it/event/villa-romana-ponticelli/

Francesca Coppola

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