LA FORESTA DI BIAŁOWIEŻA: DA PATRIMONIO DELL’UMANITA’ UNESCO A INFERNO A CIELO APERTO

I BAMBINI E I SOGNI OLTRE LA FORESTA: VITE AL VALICO TRA BIELORUSSIA E POLONIA

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La foresta di Białowieża (in bielorusso Белаве́жская пушча, Belavežskaja pušča e in polacco Puszcza Białowieska) è un’antica foresta vergine situata lungo il confine tra la Bielorussia e la Polonia, 70 chilometri a nord di Brėst. Essa rappresenta tutto ciò che resta dell’immensa foresta che migliaia di anni fa si estendeva su tutta l’Europa. Questo sito appartenente al Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

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Oltre il virus, peggiore crisi mondiale, è emergenza umanitaria per uomini, donne e bambini in stato di protezione, ammassati, oggetto di continui respingimenti dalle forze di sicurezza, vittime di una modello di gestione fallimentare delle frontiere. Migranti Intrappolati alle frontiere, le stesse frontiere che generalmente rappresentano l’immaginaria linea di confine che abbraccia “la speranza di vita”, i sogni, le aspettative. Si sta consumando una delle peggiori crisi umanitafie mai viste.

Superstiti delle terre del Medioriente e, dall’inizio dell’estate, la Bielorussia li accoglie per poi separarli dalla cosiddetta "striscia della morte", li spinge verso il territorio polacco e dei Paesi baltici.

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Ma ancora pochi sono a conoscenza delle mille altre facce della guerra “silenziosa”. Molti di loro uccisi dal feddo e dalle fatiche. Impossibili i tentativi di stimare il numero di vittime.

Nessuno si sforza affinchè nessun bambino sia privato del diritto di soccorso umanitario, vivono in un tempo quasi fossero “interrotti”, il loro ossigeno è la corsa senza tempo. Come gli adulti.

Il motivo dell’azione della Bielorussia sarebbe un calcolo diplomatico, quello di rompere gli equlibri con l’Unione Europea, considerata un avversario politico del regime autoritario bielorusso di Alexander Lukashenko, sfruttando l’ostilità dei Paesi dell’Europa orientale per i migranti. Migranti come arma da guerra.

Raccontare la guerra è decisamente complicato, soprattutto se l’obiettivo non è quello di dare un giudizio politico ma di provare a spiegare cosa la guerra può rappresentare per chi aspira a combattere e per chi invece la subisce. Il progetto Europeo a dire del primo Ministro Polacco Mateusz Morawiecki al Parlamento europeo, deve essere più aperto, perchè la situazione attuale è senza precedenti, elencando tra le cause un sistema giudiziario che nel passato non ha fornito risposte all’emergenza migratoria, ala Brexit e tanto altro.

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Quattromila persone affrontano il viaggio, bloccate nei boschi al confine tra Bielorussia e Polonia, con carenza di scorte di prima necessità, costrette in condizioni difficili ed esposte a temperature proibitive senza alcun intervento di tipo umanitario nella speranza di entrare nell’UE.

La maggior parte di loro sono siriani, afghani e iracheni, e molte sono le notizie di persone morte nel corso degli ultimi giorni.

Il Premier polacco, Mateusz Morawiecki, ha schierato un esercito di 12 mila uomini e ha dichiarato determinazione contro la democrazia di Bruxelles per “difendere i confini polacchi ed europei”. I filmati diramati dal ministero dell’Interno di Varsavia però mostrano le guardie di frontiera utilizzare gas lacrimogeni contro la carovana, mentre dal lato bielorusso qualcuno spara in aria per evitare che le persone facciano marcia indietro. L’allontanamento delle persone comporta una violeazione dei loro diritti umani.

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Inoltre l’esecutivo polacco rifiuta l’aiuto comunitario per dimostrare agli occhi della propria opinione pubblica di essere capace di difendere il territorio nazionale, mentre dall’altro può proseguire ad effettuare respingimenti alla frontiera in violazione del diritto internazionale.

Nella fortificata militarmente e gelida foresta che ricopre le frontiere, al dramma eterogeneo dei migranti che da settimane sono accampati tra la neve, si aggiunge quello dei minori in viaggio da “soli” in un sistema organico. Diventano “visibili” nelle nostre cronache dei nostri media. La condizione dei minori si pone come un banco di prova della capacità delle politiche sociali ed internazionali rispetto a situazioni ambivalenti, continuamente mutanti, coinvolge tutte le tipologie di diritti che la contemporaneità pone in agenda.

Le dimostrazioni di massa contro il governo sono innumerevoli. La particolare situazione si consuma nell’abbandono e nell’isolamento, vicino al valico di frontiera di Bruzgila tra Polonia e Bielorussia, la tragedia dei disperati in fuga, ridotti ad armi puntate contro l’Europa da Aleksandr Lukashenco.

cms_24346/5.jpgIl Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato la Bielorussia per l’escalation della crisi sui migranti bloccati al confine con la Polonia. In una dichiarazione con parole dure, hanno accusato la Bielorussia di usare i migranti per destabilizzare il confine orientale dell’Unione europea.

Oggi sono come fantasmi, vivono in un tenda al freddo, nel fango, nella paura e senza un futuro.

Un silenzio assordante è sceso come le tenebre sul dramma del confine. Un paese dove migliaia e migliaia di madri hanno seppellito i loro figli. violenza, fame e malattie minacciano milioni di bambini, la miseria e un’istruzione lacunosa li privano di prospettive future.

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Una partita aperta in cui l’Unione europea,- la quale introspetta un insieme di regole, ma anche solidarietà reciproca - è attualmente impegnata in sforzi diplomatici insieme ai paesi d’origine per trovare soluzioni e impedire l’arrivo di altri migranti in questo modo. Per la Polonia è una questione invece di sovranità. La questione del meccanismo dello stato di diritto, dietro a cui si celano meccanismi politici arbitrali, porta indubbiamente all’animosità tra Stati. Mateusz Morawiechki ribadisce parità di trattamento e rispetto dei Trattati. L’UE non può permettere di modificare le norme e le regole su richiesta di alcuni Stati. Questo a suo dire è ciò che minaccia lo sforzo comunitario e la fiducia nel futuro.

L’UE allo stesso tempo, ha sottolineato che le autorità bielorusse devono fornire assistenza umanitaria alle persone intrappolate nella zona di confine bielorusso, consentire l’accesso alle organizzazioni umanitarie nella regione e fornire corridoi umanitari. Ha poi annunciato una discussione sull’estensione delle sanzioni UE.

cms_24346/7.jpegSarà la Corte di Giustizia a decidere quali istituzioni europee abbiano sconfinato nel loro ruolo?

A sostegno del fattore “geopolitico” c’è la priorità di mantenere unita l’Unione europea e il desiderio di condividere i valori europei. E mentre si evidenzia in tutta forza l’urgenza di trovare una soluzione di qualità, proporzionate alla pandemia e alla crisi, che coniughi partendo dalle reutture alcune sintesi, l’unica costante sembra essere l’indifferenza per le vite dei migranti.

Sta all’Unione Europea evidenziare la propria differenza da un regime non democratico e trattare migranti e rifugiati non unicamente come pedine in una ‘guerra ibrida’, ma come persone che cercano il loro diritto alla sicurezza”. Intanto nell’attesa di decisioni diplomatiche dai dirigenti europei, un rischio che Bruxelles non dovrebbe sottovalutare per non dimenticare di questa gente la tenacia e il loro coraggio, è proprio il bilancio dei morti.

Valentina Farina

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