LA LEGGE DEL PIU’ FORTE. SERVONO PIU’ “USIGNOLI” E MENO “SPARVIERI”

Il pensiero degli studenti (*)

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In una società piena di ingiustizie, è possibile fare la differenza?

“Stolto chi voglia competere con i più forti”.

Questa celebre citazione appartenente al cosiddetto “Apologo dello sparviero e dell’usignolo” di Esiodo, mette in evidenza quella che è “la legge del più forte”.

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In questo breve racconto l’usignolo, catturato dallo sparviero, chiede pietà affinchè possa essere liberato. Lo sparviero invece, imponendo la sua arroganza, ignorandolo, sottolinea l’inutilità delle richieste dell’usignolo in quanto egli è destinato a soccombere alle sue prepotenze. Lo sparviero incarna i caratteri della corruzione dei re, mentre l’usignolo, coloro che subiscono tale corruzione.

Ciò descrive perfettamente il trionfo della “hybris”, la superbia, che si contrappone alla giustizia divina. Il poeta vuole far quindi comprendere che se nel mondo animale la legge secondo la quale il debole è destinato a cedere al più forte può essere accettata, nella società il concetto è certamente differente. Gli uomini infatti devono proseguire la via della giustizia“dike”, astenendosi dal favorire la prepotenza. Il mondo della legalità e della giustizia “nomos”, deve contrapporsi a quello della “hybris”, ovvero delle “leggi naturali”. La morale della storia è perciò esattamente l’antitesi di ciò che Esiodo ritiene utile per la città, ovvero la salvezza che risiede in principi totalmente opposti a quelli che caratterizzano il comportamento dello sparviero. E’ possibile affermare dunque che se lo sparviero è immagine di valori negativi come la violenza e il sopruso, l’usignolo ne è l’opposto. Egli rappresenta un elemento che se adeguatamente formato dalla città, potrebbe essere capace di garantirle un futuro migliore rispetto al presente corrotto in cui si trova.

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Analogalmente, queste tematiche fanno parte, in maniera evidente, della società odierna, dove trova spazio perciò “la legge del più forte”. Ai giorni d’oggi potremmo dire che esistono troppi “usignoli” succubi degli “sparvieri”, i quali tendono a stabilire il modo di agire e di pensare degli altri. Si diventa quindi vittime per paura di reagire, protestare e si sta in silenzio senza chiedere aiuto. Il più forte quindi è colmo di potere, ricchezza, forza fisica e senza dubbio corruzione, ponendosi al di sopra della giustizia e dell’uguaglianza. Egli però è privo di quelle forze che in realtà sono le più vigorose, come l’intelligenza e la parola, le quali generano prontezza e saggezza permettendo di essere ciò che si vuole. Quest’ultime però, spesso sono in un certo senso tralasciate da coloro che anche avendone le capacità, sono fragili all’interno e si lasciano perciò “calpestare” dai più potenti.

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A tal proposito, sembrerebbe che l’umanità sia composta da due tipologie di persone: coloro che gestiscono loro stessi, preoccupandosi anche di chi gli sta attorno, e coloro che pensano al proprio interesse senza dare conto agli altri. “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”, cosa c’è di talmente complicato in questo proverbio che noi tutti conosciamo? Basterebbe iniziare, nel proprio piccolo, a comportarsi in modo da non disturbare, non ferire e non offendere, magari preoccupandosi che anche gli altri siano felici, in modo tale che la felicità di tutti accrescerebbe. Sarebbe anche opportuno iniziare a vedere le cose anche dal punto di vista dell’altro, domandandosi: “se lo facesse lui o lei a me?” In definitiva se tutti imparassero ad essere dei “veri usignoli”, sarebbe più semplice affrontare la superbia degli sparvieri.

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Articolo selezionato dalla docente prof. L. Surace, del Liceo classico Leonardo Da Vinci di Terracina (LT), nell’ambito del progetto Heméras per la ’Giornata mondiale della lingua e della cultura ellenica’ sponsorizzato da International WebPost

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Alessia Terella

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