LA LIBERTA’ DI ESSERE DIVERSI

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“Quando perdiamo il diritto di essere diversi

Perdiamo il privilegio di essere liberi”.

(Sergio Mattarella)

cms_15875/DSC_2838.jpgCaro Lettore,

ci ritroviamo su I sentieri di Psiche…oggi è un giorno speciale perché viene celebrata la Giornata della Memoria: un’occasione, un’opportunità per parlare e narrare ai più piccoli l’atroce storia dell’Olocausto; una storia dal sapore amaro dell’odio per la diversità, il sapore dell’intolleranza che ogni giorno, ancora oggi, è sotto i nostri occhi in migliaia di episodi e fatti e in molteplici forme, dalle più irrilevanti alle più gravi.

Il tema per cui viene celebrata la Giornata della Memoria non è soltanto animato dal ricordo di vittime innocenti che hanno perso la vita bensì ha la funzione di farci riflettere ancora una volta su ciò che ha portato a quella strage e cosa porta tanti esseri umani a discriminare un loro simile; i motivi per cui gli esseri umani vengono discriminati e allontanati sono tantissimi e ogni giorno e attraverso tutte le discipline culturali c’è il tentativo – non sempre riuscito – di combattere tali discriminazioni o almeno di diminuire gli episodi di tal genere.

Letteralmente, il termine ‘diversità’ vuol dire: “condizione di chi è considerato da altri, o considera se stesso, estraneo rispetto a una presunta normalità di razza, propensioni sessuali, comportamenti sociali, scelte di vita”; pertanto la definizione stessa della parola indica già di per sé una situazione di isolamento dal gruppo e soprattutto si parla di ‘presunta normalità’…eh sì perché chi tra noi può affermare di sapere cosa sia la normalità? E soprattutto da cosa è regolamentata o sancita la normalità? Dare una risposta a tali quesiti può apparire semplice ma non lo è affatto perché in realtà, al di là delle norme e delle regole di civile convivenza sociale, nessuno può sapere cosa sia normale per gli altri o addirittura per sé.

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Molto spesso, i percorsi di psicoterapia hanno proprio la funzione di sollecitare un lavoro da parte del paziente sulla propria concezione di normalità e quindi farlo lavorare per favorire l’accettazione di caratteristiche del sé che non sono accettate o da lui stesso o da chi lo circonda; da qui nasce l’importanza di un lavoro sistemico, che sia di gruppo o individuale, poiché la chiave del nostro vivere quotidiano deve essere inevitabilmente la tolleranza. Proprio qualche giorno fa, mi sono ritrovata a parlare con i miei ragazzi di questa parola: la tolleranza…sembra strano ma il paziente disabile ‘soffre’ di una strana forma di intolleranza nei confronti dell’altro, in particolare quando quest’altro è portatore di una disabilità; quasi come se fosse un’insofferenza davanti allo specchio, un individuo con una disabilità tollera difficilmente le imperfezioni altrui, tranne che in rare eccezioni, in cui il carattere e la personalità giocano il loro ruolo fondamentale.

Quotidianamente abbiamo sotto i nostri occhi esempi di intolleranza verso la diversità: proprio ieri in un locale è entrato un uomo con una chitarra e qualche foglio tra le mani che era il suo disordinato spartito; l’uomo aspetta che la maggior parte dei clienti terminino di pranzare e così inizia a suonare dopo aver detto un paio di volte: “ma io devo iniziare a suonare!”. Era chiaramente intimorito a suonare la prima nota ma poi comincia il suo canto: ‘c’è gente che ama mille cose e si perde tra le strade del mondo’…è un uomo sulla sessantina, un po’ trasandato, decisamente bizzarro, un uomo di strada…i clienti che lo ascoltano dai tavoli iniziano a ridacchiare, a fare battutine, a deriderlo: lui se ne accorge e smette di suonare d’improvviso, si avvicina a un tavolo e si ribella a tale presa in giro e le risate aumentano.

Ecco, penso che la giornata della memoria sia un’opportunità per riflettere sulla nostra cattiveria tutte le volte che prendiamo in giro una persona bizzarra, tutte le volte che definiamo ‘anormale’ qualcosa o peggio ancora qualcuno semplicemente perché non corrisponde alla nostra idea di normalità.

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Personalmente, tra il bizzarro cantante di strada e i clienti di quel ristorante, io ho riso dei secondi perché il primo faceva sorridere per la tenerezza e il coraggio di essere tanto folle, per il coraggio di aver affrontato chi rideva di lui smettendo di suonare; penso sia molto importante imparare a ridere di noi stessi, delle nostre imperfezioni e soprattutto puntare su ciò che ci differenzia dagli altri, ciò per cui ci caratterizziamo e se questo qualcosa non c’è, facciamoci qualche domanda perché probabilmente vuol dire che ci stiamo omologando alla folla.

Ho voluto aprire con la frase del Presidente Mattarella durante il discorso di fine anno perché credo fermamente che per essere liberi è necessario non aver paura di essere diversi; nella differenza c’è la ricchezza, la scoperta, la novità. Nell’omologazione c’è il contagio negativo del pregiudizio e della critica, oltre che il virus dell’intolleranza.

Insegniamo ai nostri ragazzi a non temere la diversità, soprattutto a difenderla sempre, sia che essa sia la propria o quella degli altri. Cerchiamo di parlare di questo quando raccontiamo della Giornata della Memoria affinchè il ricordo di quanto male scaturisce dall’intolleranza resti per sempre indelebile.

Alla prossima settimana

Teresa Fiora Fornaciari

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