LA LUNGA ODISSEA DELLA NIGERIA

Si susseguono proteste e scontri armati, nell’indifferenza del resto del mondo

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Nelle ultime settimane, la Nigeria ha assistito ad una lunga serie di scontri armati tra le forze dell’ordine (SARS) e i cittadini, che sono costati decine di morti e feriti. Il motivo delle manifestazioni anti-sars da parte della popolazione appare chiaro per chi conosce la storia della regione africana e sicuramente non risale agli ultimi mesi perché racchiude il problema di un continente alle prese da sempre con corruzione, sfruttamento e sottomissione. Difatti, centinaia di anni fa, dopo il prosperante impero africano del Kanem-Bornu e una piccola parentesi di conquista hausa, giunsero nel paese gli europei, intenzionati ad arricchirsi ed espandere la propria economia e territorialità. Ebbe avvio così la tratta degli schiavi, venduti nel mondo a peso d’oro ma privi di dignità, e la conquista di un territorio ricco di materie prime e potenzialità uniche. È l’inizio di una lenta e travagliata morte per l’Africa.

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In questo scenario la Nigeria è colonia britannica fino al 1960, anno in cui ottiene l’indipendenza. Tuttavia la riorganizzazione dello stato non è affatto semplice e attraversa periodi difficili che durano anni, alle prese con funzionari politici corrotti e incapaci di governare uno stato africano. Ultimamente lo stato africano della Nigeria deve fare i conti anche con l’organizzazione terroristica Boko Haram, che usa la religione per distribuire violenza e crimini tramite le armi vendute dagli europei.

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In Nigeria, sulla carta, vige una repubblica presidenziale federale attualmente guidata da Muhammadu Buhari, un ex generale nigeriano che ancora non riesce a infondere pace e sostegno al paese. Le manifestazioni sono guidate da giovani acculturati che non accettano la sottomissione forzata attuata dalle forze dell’ordine, invocando una libertà democratica di contro a una fedeltà assoluta. Non solo Boko Haram e le forze dell’ordine: in Africa sussiste la problematica di una conquista ancora in corso da parte di alcune nazioni Europee e del resto del mondo, che si trovano ancora in Africa a dirigere multinazionali e comandare i prezzi dei prodotti. Insomma, non si tratta di un’unica e semplice difficoltà ma di una serie di problematiche sedimentatesi con il trascorrere del tempo, nell’indifferenza omertosa del mondo.

Alessia Gerletti

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