LA MADONNA DEL PARTO
Arte e Spiritualità

Vi presento «Madonna del parto», dipinta da Piero della Francesca attorno al 1460 e oggi conservata nel Museo Comunale di Monterchi, in provincia di Arezzo.
Si tratta di una delle espressioni più alte del Rinascimento italiano.
La gente del posto ha avuto sempre una particolare venerazione per questa immagine, spesso difendendola da coloro che avrebbero voluto portarla altrove.
Per secoli, la «Madonna del parto» è stata la meta delle partorienti della zona di Monterchi che ad essa si recavano per chiedere protezione durante il travaglio.
Dopo l’annuncio dell’angelo Gabriele, Maria attese che il Figlio di Dio crescesse nel suo grembo mentre viveva nell’umile casa di Nazaret. L’evangelista Giovanni scriverà: «il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi», descrivendo così il miracolo realizzatosi nella ferialità di una giovane ragazza di Nazaret chiamata ad essere dimora e tenda di Dio in mezzo agli uomini.
Piero rappresenta la profondità di questo mistero con il suo pennello: invita a contemplare Maria incinta sotto una tenda, in stoffa e impreziosita dal simbolo del melograno.
La madre di Gesù è presentata essa stessa come tenda dell’incontro, come luogo fisico che Dio ha scelto per incontrare definitivamente l’umanità: il critico d’arte Maurizio Calvesi ha letto la tenda come una precisa citazione del tabernacolo dell’Arca dell’Alleanza, così come descritto nel libro dell’Esodo, per cui Maria sarebbe la nuova Arca che contiene il pegno della Nuova Alleanza, Gesù.
Due angeli, dipinti in maniera speculare alternando i colori delle ali e degli abiti, scostano la tenda e rivelano il grande evento di un Dio che sceglie la strada ordinaria dell’umana generazione al fine di farsi uomo; i messaggeri divini guardano verso lo spettatore e invitano a considerare la sacralità di ciò che stanno rivelando.
L’espressione di Maria, poco più che adolescente, ricorda quella tipica delle gestanti e rivela una riflessione intima: «Come sarà il mio bambino? Cosa gli riserverà la vita?»; lo sguardo non è rivolto verso lo spettatore ma guarda oltre, concentrato sul mistero che porta in grembo; ha i capelli biondi, stretti in trecce sottili girate intorno al capo e trattenute da una fascia bianca che gira attorno alla fronte, alta e nobile (la moda del tempo infatti prevedeva l’attaccatura dei capelli molto alta); la pelle del suo volto è chiara e luminosa, sembra quasi emanare luce propria.
La sua mano destra che apre leggermente la veste è al centro esatto del dipinto e indica il fulcro della rappresentazione: il grembo che Dio ha scelto per entrare nel mondo.
L’altra mano sul fianco serve per bilanciare il peso del corpo, secondo una postura tipica delle gestanti.
Piero della Francesca invita a guardare Maria come madre: una madre si preoccupa soprattutto della salute dei suoi figli, li accudisce sempre con grande e tenero amore; aiuta a crescere, ad affrontare la vita e soprattutto ad essere liberi.
Coltiva la tua relazione intima con lei, raccontale le tue fatiche e le tue paure: troverai consolazione e forza per affrontare le prove della vita.
Il grande capolavoro che abbiamo contemplato rivela uno stretto riferimento con l’invocazione di Dante nel canto XXXIII del Paradiso, rivolto proprio a Maria: «Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile et alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio; tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che l’suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura».
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