LA PAGINA DEI BAMBINI

Le lettere in sciopero

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cms_20927/1.jpgC’erano una volta le lettere dell’alfabeto: tutti i giorni dovevano ubbidire brave brave alla gente perché potesse scrivere e parlare decentemente.

Ma, un giorno la S disse tra sé:”SSSSono ssssssssstanca….”e pensò che voleva starsene un po’ per conto suo.

Purtroppo non ci fu niente da fare, veniva usata da tutti a tutto spiano …

Allora pensò di nascondersi ed andò a cacciarsi in un cassetto dello studio.

Così la gente era costretta ad augurarsi: “Buona Paqua!”, diceva : ..ono tanca, non ..ento ne...un... uomo! (Buona Pasqua!; Sono stanca; non sento nessun suono;)

Più si andava avanti, più la gente si spazientiva e diceva:” Ma qua non ci si capisce un’acca!

cms_20927/2.jpgE dai e dai, fu così che la H si arrabbiò e disse:” Basta, vado a nascondermi insieme alla S!”

Così, tutti dicevano:” Ci è? ; vado in cesa; raccolgo le conciglie; e così via …( chi è?; vado in chiesa; raccolgo le conchiglie)

Le altre lettere cominciarono anche loro ad essere irrequiete, specialmente le consonanti che, dovendo fare le doppie, si stancavano di più …. Allora dissero: “ Almeno la metà di noi se ne va a riposo….” E così fecero lasciando lì il proprio alter ego….

Anche stavolta le conseguenze non si fecero attendere: fece capolino Capuceto Ro…o; La bela Adormentata nel bo…co; Le consonanti rimaste, come se non bastasse, dissero:” Eh no, non è giusto, ce ne andiamo anche noi!” Al che le vocali sbottarono :” Vuoi vedere che le uniche fesse siamo noi?” E così vi fu un fuggi fuggi generale: tutte nel cassetto dello studio di un famoso professore di lettere (e dove sennò?).

cms_20927/3.jpgIl professore, molto colto e stimatissimo, entrò in classe e … gli mancò la parola. Si schiarì la gola e riprovò a parlare, ma niente da fare: non riuscì ad articolare alcun suono dato che tutte le lettere erano sparite. Gli alunni, anche loro, provarono a parlare, ma niente …

Morale: sembravano tutti tanti pesci in un acquario, aprivano la bocca senza parlare …

Anche i bidelli e i genitori erano nella stessa situazione: in realtà tutti quanti avevano lo stesso problema. Le lettere se ne stavano tutte pigiate nel cassetto ridacchiandosela sotto i baffi (si fa per dire) cioè sotto i puntini delle i oppure sotto i 2 punti, gli accenti, le virgole e i punti e virgola. Ogni tanto sbirciavano un po’ dal cassetto e, vedendo le persone aprire la bocca gesticolando nel silenzio più assoluto, se la ridevano ormai di gusto.

Il professore, essendo una persona sensibile, decise che bisognava far qualcosa e cominciò ad inventare un nuovo linguaggio senza lettere … Se si voleva esprimere “amore” si doveva disegnare un cuore rosso fuoco brillante se andava tutto bene sennò si disegnava trafitto da una freccia …

Tutti andavano in giro con carta e colori e disegnavano a più non posso: una casetta se dovevano andare a casa, un treno se dovevano prenderlo, una macchina se serviva la macchina… Moltissimi impararono a suonare uno strumento musicale: imparare una strofetta diversa per determinati argomenti era utile al telefono, visto che la voce non si poteva utilizzare … Sempre più persone impararono a disegnare e a suonare ….

Alcuni diventarono dei veri artisti! Il professore poi, ebbe un’altra brillante idea: imparare il linguaggio dei sordomuti che, così, acquistarono grande importanza salendo in cattedra.

Le cose, in questo modo, migliorarono molto perché ci si capiva di più.

Purtroppo però, tante erano le persone tristi per la mancanza di parole.

Le mamme non potevano più cullare i propri bimbi con la ninna nanna.

I nonni non potevano più raccontare favole del tempo che fu ai nipotini ….

Gli innamorati non potevano dirsi parole dolci né scriverle in una lettera né in un sms;

Quelli che conservavano questa bella tradizione, non potevano fare neanche una serenata alla propria fidanzata.

Infatti uno, dimenticandosi che non aveva più la parola, organizzò una serenata ma, quando iniziò la musica lui restò semplicemente a bocca aperta finché la famiglia non si spazientì e non gli buttò un bel secchio d’acqua addosso.

Gli attori non potevano più recitare: un vero strazio per loro! E così anche i cantanti non potevano cantare… Un giorno, le altre lettere mandarono in ricognizione fuori dal cassetto, la J e la K che erano sempre fresche come una rosa perché nell’alfabeto italiano non avevano un tubo da fare …. Fu così che tornarono mogie mogie dal loro giretto in casa del professore perché l’atmosfera era molto triste ….

Raccontarono di aver visto la moglie del prof, cantante lirica, piangere di nascosto mentre ascoltava dei vecchi dischi incisi da lei …. E il prof, nello studio, sfogliava un libro di poesie scritto da lui mentre si asciugava una lacrima: era un poeta!

La S commentò:” SSSSSono commoSSSSSSa!” e le spuntò una lacrimuccia e così, lei che era stata la prima ad andarsene, disse che sarebbe tornata ad essere disponibile ….

Un’ondata di commozione serpeggiò tra le lettere che tutte insieme sospirarono:” E va bene… “mettendosi in fila per uscire dal cassetto. Una volta fuori, danzarono nell’aria mentre il prof improvvisamente borbottava: “dcvbprrrrgggggssssswv…”

Le lettere strabuzzarono gli occhi: “Ma… che fine hanno fatto le vocali?” si chiesero.

Riaprirono il cassetto che era stato chiuso a chiave e ne schizzarono via le vocali: “Sempre le solite deficienti, voi consonanti, solo perché siete tante chissà cosa credete! Ma dove andate senza di noi? Tutta ‘sta fretta! Ci avete chiuso il cassetto in faccia!” sbraitarono.

Finalmente danzarono nell’aria anche le vocali lasciando, come le altre lettere, dietro di sé la loro essenza e le loro vibrazioni.

Tutti ricominciarono a parlare: che bellezza! (oddio, purtroppo anche chi doveva stare zitto, come i moralisti e i logorroici).

cms_20927/4.jpgIl giorno dopo il professore spiegò a scuola l’importanza delle parole: “Senza parole non si può stare ma bisogna sapere che le parole sono un tesoro da amministrare con oculatezza.

Sono troppo importanti per essere usate a casaccio: Victor Hugo disse addirittura che sono esseri viventi … Ora che siamo stati senza, lo capiamo di più ….

Esse sono vibrazioni che spesso arrivano a far parte di noi: se sono parole belle, ci scaldano il cuore; se sono brutte o taglienti ci feriscono l’animo.”

Fu così che il paese in cui successero queste cose, cambiò nome: gli abitanti lo ribattezzarono Belsuono.

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Da allora in poi, chi voleva sentire parole belle, bei disegni e pitture per tutta la città, musiche belle un po’ovunque andava a visitare questo paese dove tutti vissero felici e contenti.

Rossella Fioravanti

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