LA PAGINA DELLA CULTURA NEI DIALETTI ITALIANI - V^

Aspettando il Natale in ¦Trentino Alto Adige

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L’Avvento del Natale in Trentino Alto Adige è costellato da una miriade di tradizioni tramandate di generazione in generazione nel corso degli anni e che ancora oggi vengono vissute intensamente, sia nei piccoli paesi delle valli che nelle città.

Come in Veneto, il tempo dell’attesa si annuncia con le luminarie già il giovedì antecedente la prima domenica di Avvento, giorno in cui vengono inaugurati tradizionalmente i cinque Mercatini di Natale di Bolzano, Merano, Vipiteno, Bressanone e Brunico.

Il tributo alla luce nelle case viene, invece, reso ogni domenica di Avvento con la tipica Corona dell’Avvento.

La corona d’Avvento

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La Corona dell’Avvento, decorata con fiocchi, bacche, spezie, è presente in questo periodo in particolare nelle case sudtirolesi. E’ fatta di rami di abete bianco intrecciati e contiene quattro candele, che rappresentano le quattro domeniche di Avvento che precedono il Natale. Ogni domenica di Avvento viene accesa una candela. Il giorno di Natale la corona splende in tutta la sua luminosa bellezza.

San Nicolò

Nelle vie, ai primi di dicembre, fanno la loro comparsa San Nicolò e i Krampus: Nikolaus per premiare i bambini buoni, i Krampus per punire quelli cattivi.

La presenza di San Nicolò di Myra è la trasposizione metaforica della parabola evangelica dei talenti.

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E’ una tradizione cristiana presente soprattutto nelle aree europee di lingua tedesca, dove viene celebrata ancora oggi. Il buon Nicolò, il Santo con la barba bianca che in Val di Fassa e altre zone limitrofe tra i bambini è più popolare di Babbo Natale (a cui sembra aver dato origine), arriva in groppa al suo asinello portando i doni nella notte il 5 e il 6 dicembre.

Considerando il gran freddo e il lungo giro che ha da compiere, nelle case si suole accoglierlo con un po’ di sale per l’asinello, un bicchiere di grappa tradizionale e un piattino con della farina bianca che il Santo utilizza per cancellare le sue impronte.

I Krampus

Sicuramente meno attesi sono i Krampus, i mostruosi diavoli, dalle sembianze “caprine” (molto simili al dio Fauno). Nella stessa notte tra il 5 e il 6 dicembre gli orribili krampus invadono le strade, rincorrendo e punendo i bambini cattivi.

Il Krampus (il cui nome deriva da Krampen, ovvero cosa senza vita e) , con indosso una maschera di legno intagliata (particolarmente famosi per questo tipo di artigianato sono gli intagliatori delle Valli di Tures e Aurina) dalla quale spuntano enormi corna e pelli di capra (che spesso sprigionano un odore nauseabondo), reca sull’addome dei campanacci per fare più rumore possibile e brandisce talvolta una verga o catene di ferro. Per incutere ancora più terrore a grandi e piccini, questi temibili demoni sporcano loro i volti con carbone e grasso. L’arte antica di intagliare prevede due tipologie di maschere: quelle a bocca spalancata con enormi e affilati denti aguzzi, gocciolanti sangue, che vengono dette “Larve” e maschere con bocche chiuse, senza colori, senza sangue, note come “Maschere di Espressione”. Le maschere possono pesare anche dieci chili, sono generalmente fatte di legno di pino cembro e richiedono all’intagliatore anche oltre cento ore di lavoro, per tagliare, piallare, spazzolare, dipingere, laccare il legno, inserirvi le corna e gli occhi di vetro, le barbe e i ciuffi di pelo per la capigliatura, i denti mostruosi, le lingue sporgenti e le orecchie gigantesche.

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I krampus sono un retaggio della cultura precristiana, incentrata su riti ancestrali per celebrare il ciclo di morte e rinascita della natura. Emergendo dalle foreste nel solstizio d’inverno erano la materializzazione delle paure delle antiche comunità per l’arrivo del freddo e delle tenebre.

La più antica sfilata di Krampus dell’Alto Adige si svolge a Dobbiaco (Toblach) in Alta Pusteria, dove ogni anno si danno appuntamento centinaia di Krampus e Perchten (figure altrettanto spaventose che scacciano l’inverno al suono di enormi campanacci) per offrire uno spettacolo magico.

Klosn, Tuifl, Klöckeln

A Stelvio (Stilfs), invece, durante il periodo di San Nicola (Santa Klos) vige la tradizione detta “Klosn”, caratterizzata dalla presenza di ragazzi vestiti con abiti colorati che indossano maschere spaventose e portano pesanti campane.

Nel SudTirolo, invece, fin da epoca precristiana imperversano i “Tuifl”, altra genia di “diavoli” comunque orribili.

In Val Sarentino dal XVI secolo si tramanda l’antica usanza del Klöckeln, il quale prevede che durante i tre giovedì dell’Avvento, che sarebbero le tre notti del Klöckeln, gruppi di uomini bussano alle case per raccogliere offerte intonando canzoni tradizionali. Il nome di questa usanza deriva proprio dal verbo tedesco “anklöpfen”, che significa bussare.

La Strozegada di Santa Lucia

Come in molte regioni del Nord Italia (Veneto e Trentino in particolare) Babbo Natale è preceduto dall’arrivo di Santa Lucia che porta dolcetti a base di frutta secca e piccoli regali ai bambini. Durante la notte tra il 12 e il 13 dicembre in molte parti del Trentino il passaggio della Santa con l’asinello è invocato con una cerimonia a lume delle fiaccole. La tradizione prevede che grandi e piccini preparino le “strozeghe” (barattoli e lattine legati tra loro con filo e spago) e le trascinino per le vie e le piazze del paese per farsi notare dalla Santa. Nelle case, sulle tavole si soleva lasciare un bicchiere di latte e biscotti per Santa Lucia mentre, sull’uscio, acqua e pannocchie erano per il suo asinello.

L’albero di Natale

In Trentino la tradizione dell’albero di Natale si è radicata prima che nel resto d’Italia. L’albero di Natale ha la sua origine nei culti pagani dell’Europa del Nord, dove i druidi, antichi sacerdoti dei Celti, considerando che gli abeti sono piante sempre verdi, li assunsero come emblema di lunga vita, da celebrare durante nei riti invernali. Divenuto simbolo del Natale in Germania si è da questo Paese diffuso a tutto il resto d’Europa.

Nelle cinque città dei mercatini pini e abeti dominano in tutta la loro maestosità, spesso decorati con mele, noci, biscotti di panpepato e con i tradizionali addobbi in legno.

Il Presepe

In Trentino la tradizione del Presepe si riveste di contenuti spettacolari. In Val Gardena, in Val Badia, nella Valle di Tures e in Val Aurina, ad esempio, le figurine sono splendide sculture in legno che, per la preziosità delle fattezze, fanno del territorio un luogo famoso in tutto il mondo. Le collezioni di presepi più famose sono quelle di Bolzano, Sesto e Lutago.

Il presepe intagliato a mano più grande del mondo si trova proprio in Val Gardena, dove l’arte dell’intaglio del legno vanta una lunga tradizione che risale al XVII secolo. Manifestazioni speciali sono i “Presepi nei vicoli di San Paolo” e i Presepi viventi.

Le Rauhnächte

Dopo il giorno di Natale in ognuna delle dodici cosiddette Notti del Fumo, dette Rauhnächte, si suole diffondere l’incenso benedetto per proteggere la casa e il maso dagli spiriti maligni. Tale Notti si concludono il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, quando i bambini travestiti da Re Magi vanno di casa in casa, lasciando incenso e gesso, la scritta C-M-B con la data dell’anno appena incominciato, e la benedizione della casa.

Dormi Dormi Bel Bambin

Tra i canti della tradizione popolare riporto Dormi dormi bel Bambin, un canto religioso che fa parte della raccolta di “Sacri canti” di Don Giambattista Michi di Fiemme, ritrovata nella trentina Palù del Fersina e risalente alla fine del XVII secolo. Nella versione originale il canto si intitola “Canzonetta spirituale sopra l’Aria della marchiata”. E’ una ninna nanna rivolta a Gesù Bambino non riconducibile alla tradizione europea bensì alla danza popolare della “Marchiata”, diffusa in tutto il nord Italia. Renato Morelli ipotizza che il Michi possa aver travestito la melodia della "Marchiata" (danza allora molto nota al popolo) con un testo religioso. A parziale sostegno di questa tesi vi è il fatto che la maggior parte dei canti di tradizione orale documentati non presentano significative varianti melodiche, ma si rifanno ad un’unica matrice. (fonte: Cultura e canti tradizionali di una comunità plurilingue", di Renato Morelli, Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina - Istituto Culturale Mòcheno Cimbro, Trento 1996).

Dormi, dormi bel Bambin

(Versione tradizionale)

Dormi dormi bel Bambin

Re divin, Re divin

fa la nanna fantolino

Re divin, Re divin

fa la nanna bel Bambino.

Fa la ninna, fa la nanna,

fa la ninna-nanna a Gesu’.

Gli angioletti su nel cielo

veglieran su te Gesù’.

la la la la la la

Chiudi gli occhi mio Tesor

dolce amor, dolce amor

fa la nanna sul mio cuore

dolce amor, dolce amor

Fa la nanna sul mio cuore

fa la ninna, fa la nanna,

fa la ninna-nanna a Gesu’.

gli angioletti su nel cielo

veglieran su tè Gesu’.

la la la la la la

Natale in famiglia

La tavola delle famiglie trentine è un trionfo di bontà.

I Lebkuchen, i biscotti natalizi di panpepato caratterizzano questo suggestivo periodo dell’anno. La loro storia risale ai tempi precristiani, quando il solstizio d’inverno veniva celebrato il 25 dicembre con pane fatto in casa.

L’Opferbrot era il pane utilizzato per scacciare gli spiriti maligni. Nel tempo venne sostituito dal tipico dolce natalizio, lo Stollen di Cristo, riservato solo ai benestanti che potevano disporre degli ingredienti, come l’uvetta e i canditi. I contadini preparavano, invece, una versione più semplice ed economica a base di farina, zucchero e burro.

Il più famoso tra i dolci trentini è lo Zelten, il cui nome evoca il tedesco “selten”.

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Lo Zelten è una versione festiva del pane tradizionale fatto in casa, arricchita con fichi secchi, uvetta sultanina, noci, nocciole, mandorle e, talvolta, anche frutta candita.

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Un pasto natalizio in Trentino non può ignorare la presenza del Vin brulè (Glühwein), una deliziosa mistura di vino rosso in cui macerano stecche di cannella, zucchero, chiodi di garofano, arance, limone, mela e un pizzico di noce moscata.

Antonella Giordano

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