LA PASQUA IN GRECIA

UN’ESPERIENZA MOLTO PARTICOLARE

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In Grecia, la Pasqua è stata festeggiata esattamente 10 giorni fa, vale a dire lo scorso 8 aprile, con una settimana di ritardo rispetto all’Italia (e, più in generale, nel mondo cattolico). Lo slittamento delle date di celebrazione è molto frequente. Ciò dipende dal fatto che in Grecia, nel determinare la data della Pasqua, si usano il calendario giuliano e il ciclo metonico. Quest’ultimo, scoperto dall’astronomo Metono, serve per determinare la data del plenilunio dopo l’equinozio di primavera, tutt’ora l’unica regola per calcolare la data della domenica di Pasqua. Il ciclo dura 19 anni, non considerando il “resto” delle divisioni accumulato dopo tanti secoli, che corrisponde a una deviazione di circa 5 giorni. Quanto al calendario giuliano, esso è basato sul ciclo delle stagioni e fu promulgato da Giulio Cesare, come una riforma del calendario romano. Nel 1598, però, Papa Gregorio XIII decise di introdurre il calendario omonimo, più preciso e attualmente seguito dalla maggior parte del mondo occidentale. In un primo momento, lo scisma della Chiesa ortodossa fece sì che il “vecchio” calendario restasse in vigore, con un ritardo di 13 giorni rispetto a quello gregoriano. Le cose cambiarono poi nel 1024, quando la riforma gregoriana ne proibì l’utilizzo ad esclusione della Pasqua.

In Grecia, si tratta di una festività molto speciale. Le scuole sono chiuse per due settimane. Il venerdì mattina prima della Settimana Santa le ragazzine vagano di casa in casa e cantano della Risurrezione di Lazzaro, l’ultimo miracolo di Gesù che precede la Settimana della Passione. Le donne portano con sé un piccolo cestino decorato con fiori e, qualche volta, anche con uova. Purtroppo, questa tradizione sta via via sfumando, poiché in pochi ci tengono a rinnovarla ogni anno.

Il Martedì Santo è un giorno di pulizia. Non solo dell’interno della casa, ma anche dell’esterno: si puliscono le strade e si ridipingono i marciapiedi.

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Il Giovedì Santo è dedicato alla decorazione delle uova. Questo rito è un simbolismo della Risurrezione di Gesù, che ha avuto origine a Bisanzio. Il rosso simboleggia il Suo sangue e l’uovo la tomba. La sera si svolge la decorazione del feretro – il cosidetto “epitaffio” – con fiori, soprattutto garofani, viole e rose. A questa procedura prendono parte giovani ragazze, di norma vestite di nero, definite “myrofores”, che significa “donne che portano la mirra”.

Venerdì sera si svolge la processione dell’“epitaffio”. Un uomo va avanti per primo, portando la Croce come Cristo, seguito da 4 uomini che tengono il feretro. Subito dopo camminano i credenti, con delle candele accese tra le mani.

Il Sabato Santo i fedeli si recano in chiesa per la cerimonia della Risurrezione. A mezzanotte condividono il Fuoco Santo di candela in candela. Le candele dei bambini, di solito, vengono donate direttamente dalle loro madrine. Secondo la tradizione, i credenti, al loro ritorno a casa, fanno un segno di croce sul muro sopra la porta usando il Fuoco. Una volta a tavola, si mangia la “maghiritsa”, una minestra composta da verdura ed intestini d’agnello.

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La Domenica è il giorno più caratteristico della Pasqua greca. Gli uomini si svegliano di mattina presto e si preparano a cuocere il famoso agnello allo spiedo. Intanto, amici, parenti e vicini giungono per partecipare alla festa. Altri cibi tipici, preparati dalle donne, riempiono la tavola e tutti mangiano, cantano e ballano danze tradizionali.

Il primo giorno di marzo, ci si mette un braccialetto costituito da due fili: uno rosso e uno bianco, che prende il nome di “martis” (cioè marzo) per “proteggersi dai raggi di sole” (l’equivalente in Albania si chiama “verore”). Si tratta di un rito molto antico, di origine balcanica. La Domenica di Pasqua ci si toglie il braccialetto e lo si mette nella bocca dell’agnello. Per i greci, infatti, a Pasqua non si festeggia solo lo splendore di Dio, ma anche lo sfarzo della Primavera.

(Tratto da: https://balkon3.com/gr/pascha-stin-ellada/)

Eleni Nikalexi

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