LA PREGHIERA

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Il tema della preghiera è forse uno dei più gettonati al mondo: se ne parla e se ne scrive da che se ne ha memoria e non va mai fuori corso.

Nella maggior parte dei casi è vista come una PRATICA legata all’aspetto religioso della persona: ovvero si prega un Dio, con il quale ci si relaziona all’interno di un contesto di fede.

In questo caso, la preghiera può essere considerata come un rivolgersi al trascendente per molteplici scopi: implorare una grazia, chiedere perdono, ringraziare per un beneficio ricevuto o, più semplicemente, per esprimere devozione.

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Da qui, le varie declinazioni della preghiera: vocale o mentale, personale o comunitaria, libera oppure liturgica.

Nel primo caso il protagonista è l’individuo, che si rivolge a Dio per se stesso mentre nel secondo caso vi sono più individui che si rivolgono a Lui a nome e per contro dell’intera comunità. Pensiamo, ad esempio, all’Ufficio Divino o alla celebrazione Eucaristica dei cattolici.

Vi è poi la distinzione tra preghiera e meditazione: generalmente, la prima viene considerata come un momento di dialogo dell’uomo con Dio mentre la seconda è l’esatto contrario. Pregando, l’uomo parla a Dio, meditando Dio parla all’uomo. In entrambi i casi, si tratta di un atto SACRO.

Al di là delle differenze di forma, la preghiera è presente in tutte le religioni e filosofie spirituali: cosa le accomuna?

Il fatto di PRENDERE COSCIENZA dell’aspetto trascendente della vita ed anche della nostra propria trascendenza. Dialogare col divino è ritornare alla fonte da cui siamo scaturiti, è risalire la corrente verso l’origine della nostra esistenza.

La preghiera è dunque un atto di CONSAPEVOLEZZA.

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Purtroppo, nel tempo, si è perso il vero significato dell’atto del pregare, riducendolo ad un pura e semplice PRATICA DEVOZIONALE, come se fosse un “qualcosa da fare” rilegato, tra l’altro, ad un luogo fisico specifico o a dei momenti clou del giorno e della settimana.

Andare a Messa la domenica o dire le preghiere prima di dormire non è pregare o, quanto meno, non è tutta la preghiera.

Così come esistono le feste per ricordarci che OGNI GIORNO dobbiamo celebrare la vita, allo stesso modo ci sono delle forme di preghiera che ci aiutano a rientrarci su ciò che è veramente importante e che dovrebbe accompagnarci in ogni momento della nostra vita.

Pregare non è quindi formulare pensieri devoti o bombardare di parole il Cielo, ma è RESPIRARE l’essenza del trascendente, così come respiriamo l’aria terrestre.

È la cosa più semplice del mondo.

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Se pregare è così semplice, come mai alla maggior parte delle persone risulta ostico e complicato?

Essenzialmente per due motivi.

Il primo è proprio il fatto che si considera la preghiera come un ATTO, come un qualcosa da fare che necessita di parole e luoghi “sacri”.

Il secondo - ed è il più importante - è che si è persa la CONSAPEVOLEZZA di essere noi stessi il tempio e la parola di Dio.

Alzare lo sguardo verso il Cielo presuppone che lo abbassiamo verso noi stessi: è lì che avviene l’incontro. Noi siamo lo specchio sul quale si riflette - senza accecarci - la luce divina. Nessuno di noi può fissare direttamente lo splendore del trascendente senza morire, così come non può fissare la luce del sole senza rimanere accecato. Ecco perché l’uomo e l’intera creazione sono il luogo fisico in cui Dio si incarna e attraverso cui ci parla.

Rendere culto a Dio è quindi amare e rispettare innanzitutto noi stessi e la vita che ci è stata data e, di conseguenza, amare, rispettare e proteggere tutte le creature animate e inanimate nate, come noi, dalla benevolenza creatrice dell’Universo.

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Pur nella diversità di cultura e tradizioni, la preghiera è quel “fil rouge” che tiene insieme il tessuto dell’umanità: poco importa la modalità con cui ci si relaziona al trascendente, ciò che conta è che lo si faccia. Per semplificare al massimo questo concetto, mi piace riportare le parole di Madre Teresa di Calcutta: «Il mio segreto è infinitamente semplice. Prego. Attraverso la preghiera, divento una cosa sola nell’amore con Cristo. Pregarlo è amarlo».

Ecco descritta, in una sola parola tutta l’essenza della preghiera:AMARE.

Si prega per amare.

Si prega perché ci si sente amati.

Si prega per amore.

E, soprattutto, pregare È amare.

Simona HeArt

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