LA PREGHIERA DEL PAPA IN VISITA A MALTA

Ucraina e migranti al centro delle sue parole

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"Preghiamo per la pace, pensando alla tragedia umanitaria della martoriata Ucraina, ancora sotto i bombardamenti di questa guerra sacrilega". Anche dall’isola di Malta, nel secondo giorno del suo viaggio apostolico, il Papa rivolge ai potenti della terra un’incessante esortazione alla pace, usando termini che lasciano poco spazio alle interpretazioni nell’Angelus celebrato presso il piazzale dei Granai, a Floriana. Lì lo attendeva una folla composta da 20mila fedeli, dopo la visita alla chiesa di San Publio per salutare alcuni leader religiosi e alla basilica di San Paolo per incontrare alcuni malati e persone assistite dalla Caritas.

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Precedentemente, il Santo Padre si era recato presso la Grotta di San Paolo, a Rabat, dove ha avuto modo di dedicare alcuni pensieri ad un’altra tragedia che ha scosso l’Europa nelle ultime ore: il naufragio al largo della Libia in cui avrebbero perso la vita almeno 90 migranti. "Fa’ che la nostra compassione non si esaurisca in parole vane, ma accenda il falò dell’accoglienza, che fa dimenticare il maltempo riscalda i cuori e li unisce" ha affermato Francesco, per poi recitare una preghiera e firmare un Libro d’onore con le seguenti parole: "In questo luogo sacro, che ricorda san Paolo, apostolo delle genti e padre nella fede di questo popolo, ringrazio il Signore e lo prego perché conceda sempre ai maltesi lo Spirito della consolazione e l’ardore dell’annuncio". "Aiutaci a riconoscere da lontano i bisogni di quanti lottano tra le onde del mare, sbattuti sulle rocce di una riva sconosciuta", ha concluso.

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Nell’omelia della domenica appena trascorsa, inoltre, il Papa ha speso parole forti anche nei confronti dell’atteggiamento ipocrita che molto spesso si osserva anche tra le fila dei più religiosi, coloro che parlano tanto di Dio senza seguire la giusta direzione anche nei fatti, nelle azioni quotidiane: "Nella nostra religiosità possono insinuarsi il tarlo dell’ipocrisia e il vizio di puntare il dito. C’è sempre il pericolo di fraintendere Gesù, di averne il nome sulle labbra ma di smentirlo nei fatti. E lo si può fare anche innalzando vessilli con la croce. Alcuni si ergono a paladini di Dio ma non si accorgono di calpestare i fratelli. In realtà, chi crede di difendere la fede puntando il dito contro gli altri avrà pure una visione religiosa, ma non sposa lo spirito del Vangelo".

Alice My

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