LA QUESTIONE USA-RUSSIA. IL COLPO DI OBAMA

Perché è nata e cosa determinerà nei rapporti futuri.

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Non certo una facilitazione quella che Barack Obama ha operato nei confronti di Donald Trump, espellendo trentacinque funzionari di Mosca dal territorio statunitense, in risposta alle presunte interferenze nelle elezioni presidenziali. Il tycoon che aveva più volte annunciato di cambiare rotta in riferimento alle politiche internazionali, si insedierà tra venti giorni, trovandosi a risolvere un incidente diplomatico senza precedenti.

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“È tempo per il nostro paese di dedicarsi a cose migliori e più grandi”, ha scritto sul suo profilo Twitter, annunciando però che nei prossimi giorni si consulterà con l’intelligence per conseguire un quadro dettagliato della vicenda.Mutano dunque i toni: se prima si diceva scettico in merito alle responsabilità moscovite, ora non le esclude. Noblesse oblige. Diplomazia.Certo è che la mossa di Obama va considerata quale una vera e propria offensiva che, se non sortirà effetti sul piano legale, lo farà su quello politico, mettendo davanti il nuovo Presidente a una sfida di grossa portata: dimostrare che tutti i rapporti di Cia ed Fbi fossero falsi. “Trump erediterà relazioni diplomatiche indelebilmente alterate dalla mossa di Obama”, scrive Peter Nicholas sul Wall Street Journal.

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Molti repubblicani sostengono l’azione del presidente uscente, rimproverandogli persino di aver agito con eccessivo ritardo e in modo poco incisivo.Il metodo scelto da Obama, perfettamente incardinabile in uno stile da Guerra Fredda, lo è invece molto di più di quanto non appaia.In un primo momento, onorando il principio di reciprocità, sembrava che anche Mosca volesse cacciare altrettanti funzionari americani. A proporlo al presidente, era stato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Ma a sorpresa, Putin ha deciso di “non espellere” alcun diplomatico. “Riservandoci il diritto di varare misure di risposta, non scenderemo al livello di ‘diplomazia da cucina‘, irresponsabile, e compiremo gli ulteriori passi del ripristino dei rapporti russo-americani partendo dalla politica che sarà condotta dall’amministrazione del presidente-eletto Donald Trump. Riteniamo come ostili i nuovi passi dell’amministrazione uscente americana nonché mirati a minare ulteriormente i rapporti fra Mosca e Washington […] Tutto ciò contraddice gli interessi principali del popolo russo e americano, tenendo conto della responsabilità particolare della Russia e degli Usa per garantire la sicurezza globale. Così facendo, gli Usa danneggiano l’intero sistema dei rapporti internazionali. Secondo la prassi, la parte russa ha tutte le ragioni per una risposta adeguata”.

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L’unica risposta dalla Russia è stata la chiusura di una scuola anglo-americana di Mosca, frequentata anche dai figli di diplomatici britannici e canadesi.La Casa Bianca è convinta delle azioni finora intraprese. “Abbiamo tutte le indicazioni che continueranno ad interferire nelle elezioni democratiche di altri Paesi, inclusi alcuni del nostri alleati europei”. Ha detto un alto funzionario di Washington. Tra i destinatari delle sanzioni Usa per gli hackeraggi saranno inseriti Evgeniy Bogachev e Aleksey Belan, ritenuti responsabili di intrusioni nel sistema finanziario internazionale e dunque cyber criminali. Bogachev, assieme ad altri suoi complici, è accusato di aver rubato oltre 100 milioni di dollari a istituzioni Usa. Belan di aver compromesso e sottratto i dati di almeno tre importanti società e-commerce.

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L’indagine nacque da una valutazione segreta da parte della Cia, secondo la quale Mosca sarebbe intervenuta nelle elezioni Usa per facilitare Donald Trump nella corsa alla presidenza. La notizia fu data dal Washington Post che citò fonti informate sulla vicenda. Gli 007 americani individuarono attori legati al governo russo che fornirono a Wikileaks migliaia di email hackerate ai danni del partito democratico e della campagna di Hillary Clinton.

Le fonti del Wp descrissero gli individui legati al governo russo come attori noti alla comunità dell’intelligence e facenti parte di una più vasta operazione che aveva lo scopo di spingere Trump e minare le possibilità di Hillary Clinton.

Il presidente Barack Obama dispose dunque una verifica completa, chiedendo un rapporto esaustivo che sarebbe dovuto pervenirgli prima del 20 gennaio, data nella quale avrebbe lasciato la Casa Bianca. Lo staff del presidente eletto in una nota non firmata si chiese se gli analisti che hanno redatto il rapporto non fossero “gli stessi che dissero che Saddam Hussein aveva armi di distruzione di massa” nel 2003.

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Trump non si lasciò scalfire e nominò Rex Tillerson, 64 anni, numero uno del gigante energetico Exxon Mobile, quale nuovo segretario al dipartimento di Stato. Tillerson ha uno stretto rapporto d’affari con il presidente russo Vladimir Putin.

Vincenzo Fortino

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