LA RIVINCITA DEL VINILE
Negli ultimi anni il consumo di musica in streaming è passato dal 66% all’80%. Ma se questo è un effetto collaterale della pandemia facilmente ipotizzabile, molto meno lo era il ritorno del vinile, che ha resistito egregiamente alle minacce del suo killer, il CD, fino a riconquistare una notevole fetta del mercato musicale.
Erano i primi anni 60, quando l’invenzione delle musicassette assestò un primo colpo al dominio incontrastato del vinile, ma ciò che segnò definitivamente il suo tramonto fu l’avvento del walkman, che trasformò per sempre il rapporto con la musica, rendendola trasportabile ovunque.
La portabilità divenne l’orizzonte con cui dovettero fare i conti l’industria elettronica e l’industria discografica. La prima ha concentrato le sue energie per arrivare alla completa dissoluzione del supporto fisico grazie alle tecnologie di streaming. La seconda ha vissuto una crisi economica senza precedenti, a causa della perdita dei ricavi delle vendite fisiche dei diversi supporti e dell’assenza di una efficace normativa sulla protezione e sfruttamento del copyright.
La diffusione degli smartphone, poi, ha definitamente chiuso il cerchio, segnando la chiara supremazia delle tecnologie digitali di fruizione della musica.
Ma è proprio grazie all’esplosione dello streaming che oggi l’industria discografica vive una nuova stagione d’oro, merito dei ricavi che sono aumentati in maniera esponenziale con l’inclusione dei millennials nel grande pubblico dei consumatori di musica.
In questo nuovo panorama musicale, in cui la portabilità e la facilità di riproduzione la fanno da padrone, può sembrare impossibile un ritorno alla ribalta del vecchio vinile, inevitabilmente accompagnato dalla ingombrante triade giradischi - amplificatore - casse acustiche.
Eppure, dopo aver raggiunto il minimo storico tra il 2005 e il 2006, il mercato del vinile ha oggi, in America, un giro d’affari di circa 218 milioni di dollari. Vale la pena, quindi, interrogarsi sulle ragioni che hanno determinato questa inversione di tendenza.
Per qualcuno si tratta di nostalgia del passato, per altri di snobismo culturale o di un rifiuto della tecnologia digitale.
Forse la ragione che ha portato ad una riscoperta del vinile, invece, è da ricercare proprio nelle sue caratteristiche intrinseche, che lo rendono così in aperto conflitto con nostro mondo digitale, in cui avere tutto a portata di smartphone è diventata una necessità.
Proprio il suo imprescindibile spazio fisico, infatti, permette una diversa predisposizione all’ascolto della musica, che non è più solo un sottofondo mentre si fa jogging o si raggiunge il posto di lavoro, ma ritorna ad essere la vera protagonista di un ritaglio di tempo.
A nulla valgono le critiche dei detrattori del disco, che mettono in risalto la perfezione del suono digitale rispetto alle imperfezioni del supporto analogico: per i fan del vinile, infatti, le sue imperfezioni esaltano il calore del suono e la sua pastosità.
A ciò si aggiunga che il vecchio disco è in grado di appagare anche la percezione visiva e tattile, permettendo di godere delle indimenticabili copertine di long playing create da artisti e fotografi passati alla storia.
Quali che siano le ragioni, la nuova impennata delle vendite dei vinili è un fenomeno in atto che non sembra avere vita breve. Non è un caso, infatti, che un colosso come Sony abbia deciso di chiudere il proprio stabilimento di CD a Terre Haute, per aprirne uno dedicato interamente ai dischi in vinile.
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