LA SFIDA DELLE CAPITALI MONDIALI DI STREET FOOD

Tra cibo e asfalto

Street-Food-City-Vancouver-900x505.jpg

Contro la crisi, Sophia Loren nel film “L’oro di Napoli” vendeva la pizza fritta “a ogge a otto”, ovvero “ mangi oggi e paghi tra otto giorni” ed era uno dei pochi alimenti accessibili al popolo. Ogni giorno 2,5 miliardi di persone consumano lo “street food”. Moda contemporanea a parte, la lunga serie di prelibatezze a portata di boccone, ha origini ben più remote di quanto si pensi.

cms_1136/Street_food_Yasothon.jpg

Il cibo da strada nasce per mera esigenza dei popoli nomadi e nell’antica Roma divenne un business, grazie a chioschi organizzati sul ciglio della strada e nelle tabernea, per rifocillare viandanti e plebe, mentre i patrizi ne prendevano le distanze. Rinominato “street food”, il cibo da bancarella è di nuovo alla ribalta, anche nelle classi abbienti, tanto da suscitare l’ interesse di grandi gourmet, riviste, locali, chef, in ogni latitudine. In Italia c’è persino il “Festival dello street food”, uno su tutti quello dell’ Ottobre prossimo a Cesena, giunto alla sua ottava edizione. Sceglie lo street food il 75% degli italiani e ben il 45% predilige i prodotti tipici, mentre solo il 4% tende alla cucina etnica. La cultura gastronomica è forte anche in questo settore: dal Brezel, al lampredotto, alle olive all’ascolana, alle Seadas, il territorio italico prolifera di cibo di strada autoctono, quello vero insomma.

cms_1136/original_streeat.jpg

Perchè è aumentato il consumo di cibo di strada?

Il 40% perché lo ritiene economico, il 16.5% perché lo considera un pasto veloce, il 14% lo trova un’ alternativa divertente al ristorante, l’ 11% apprezza la crescita della qualità, l’ 8% per la varietà dell’offerta, 3.2% per comodità dovuta alla vicinanza a casa o al posto di lavoro. A dare un definizione univoca di streetfood ci ha pensato la FAO, la quale lo definisce molto efficacemente come l’insieme di cibi e bevande che sono venduti e preparati ( in toto o in parte) per strada o in altri luoghi pubblici (stadi, concerti, fiere, mercati), da commercianti ambulanti tramite furgoni e carretti. Pratico, sfizioso ed abbordabile, ecco la classifica delle 10 città dalle quali farsi tentare con il miglior street food del mondo, stilata da Forbes e Virtual Tourist:

cms_1136/Bangkok-044.jpg

1) Il primo posto è attribuito a Bangkok. la capitale della Thailandia,il motivo ? La grande disponibilità di posti in cui gustare un’ampia varietà di piatti,tra cui: pollo al curry, pad Thai e specialità a base di cavallette, coleotteri etanto altro. Un’ esplosione di odori e sapori, che richiamano le fattezzedi questa città sovrappopolata e caotica;

cms_1136/travel-graphics-200_428168a.jpg

2) Singapore, crocevia fra cucina cinese, malese, peranakan e indiana. Vanta il pollo tandori, ed il kaya toast (panino con confettura al cocco). Emblema della città è il Iaksa, tagliatelle in zuppa di cocco al curry con carne, tofu, pesce e condimenti, un unico piatto in cui si incontrano le diverse culture;

cms_1136/padang-hawker-stalls-popiah-man.jpg

3) Penang, in Malesia. Isola della costa Nord-Ovest, è famosa per la qualità dello street food. Sul podio grazie a leccornie come lo char koay teow (spaghetti di riso saltati in padella), e l’ Assam laksa (zuppa di sgombro stufato con tamarindo, citronella, peperoncini e pasta di gamberetti).

cms_1136/street-food-marrakech.jpg

4) Marrakech, Marocco, la sua piazza più importante, Djemaa el Fna, è ricca di sapori e profumi tanto da guadagnarsi il quarto posto mondiale. Arrosto d’agnello, cous cous alle verdure, kebab, sono le specialità più gettonate;

cms_1136/getlstd-property-photo.jpg

5) L’ Italia, compare per prima tra le capitali europee, portando in tavola, o meglio, in strada, i prodotti tipici di Palermo, grazie alle crocchè di patate, arancine di riso, panelle, cannoli e pani cà meusa (focaccia farcita di milza di vitello) conquistano tutti i palati;

cms_1136/2Q6A4882_MMDC.jpg

6) Ho Chi Minh City, metropoli est-asiatica del Vietnam che incanta i turisti con il pho (zuppa di noodle), banh mi (panini) e gli involtini primavera, attenzione alle condizioni igieniche che spesso scarseggiano;

cms_1136/images.jpg

7) Si vola in Turchia ad Istanbul , dove trovare il doner kebab (carne di agnello, manzo o pollo cotta su griglia su uno spiedo verticale e servita nel pane pita), il Iahmacun (o pizza turca: focaccia con verdure, carne spezie) e il pane Borek;

cms_1136/street-food-citta-del-messico.jpg

8) Città del Messico, ci presenta l’elote, ossia mais rivestito di maionese, formaggio cotija, fiocchi di peperoncino e lime spremuto. Non potevano mancare i tacos al pastor (farciti con ananas e carne di maiale) o i churros al cioccolato e le patate dolci (camotes). Anche qui lo street food pecca in garanzie igieniche;

cms_1136/street-food-bruxelles.jpg

9) Il penultimo posto è occupato da Bruxelles, in Belgio, che gareggia con il cartoccio di patate fritte, condite con salse a piacere, ma soprattutto i dolcissimi waffle cialde bollenti che si prestano ai più svariati condimenti;

cms_1136/ambergris-caye-belize.jpeg

10) Ambergris Caye, nel lontano Belize, caratteristico e unico nel suo genere è il suo “cibo dock” per la singolarità del pesce freschissimo fritto direttamente sul molo o addirittura in barca, la specialità è il barracuda appena pescato.

cms_1136/slide_7.jpg

Il criterio della classifica è quello della palatabilità, infatti altri metri di giudizio fondamentali, come le condizioni igieniche, lasciano serie perplessità. Nella Comunità Europea il cibo di strada è regolamentato dal Reg. CE 852/2004. Questi principi vanno, naturalmente, adattati alle culture locali. Il problema comune è che gli stand itineranti sostano nei punti di maggior traffico stradale, nei pressi di stazioni ferroviarie o nelle vicinanze delle fabbriche, quindi gli alimenti sono soggetti all’inquinamento atmosferico. Essendo low cost, le materie prime, possono provenire da aree poco salubri e aver subito trattamenti più o meno spinti per mascherarne la discutibile qualità. A livello nutrizionale sottolineo come i metodi di cottura del cibo di strada, possono incrementare la presenza di idrocarburi policiclici aromatici (cottura alla griglia) o l’acrilamide (frittura di alimenti amidacei come le patate), o ancora le ammine eterocicliche aromatiche ( in alimenti ricchi di proteici cotti a temperature molto elevate), tutti composti cancerogeni.

cms_1136/icona_tabellecomp_520.jpg

La scelta quotidiana dello street food non soddisfa i fabbisogni del nostro organismo, apportando un introito calorico e di nutrienti squilibrato. Il pasto diventa poco digeribile sia per la composizione bromatologica sia perchè consumato di fretta e in piedi, magari mentre si cammina. I cibi di strada a base proteica, apportano al nostro organismo proteine di elevato valore biologico. Ma un’indagine medica milanese ha messo in evidenza come le nostre care panelle, stigghiola e meusa possono provocare disfunzione rettile e prostatite. La lancia che sento di spezzare a favore dello street food è in qualità di bandiera delle tradizioni, della cultura, di sapori antichi, di convivialità e attaccamento alle proprie origini, bisogna solo non eccedere nella frequenza e nelle quantità. Probabilmente quello che è successo è che la classifica si fonda su gusti americanizzati dettati dal take away, ecco perchè l’Italia appare al quinto posto e ci sono delle grandi assenti. Tra di esse l’ America settentrionale, patria del fast food, ossia una trovata commercialmente vincente di un modo di mangiare che nasce nelle strade.

Daniela Meringolo

Tags:

Lascia un commento



Autorizzo il trattamento dei miei dati come indicato nell'informativa privacy.
NB: I commenti vengono approvati dalla redazione e in seguito pubblicati sul giornale, la tua email non verrà pubblicata.

International Web Post

Direttore responsabile: Attilio miani
Condirettore: Antonina Giordano
Editore: Azzurro Image & Communication Srls - P.iva: 07470520722

Testata registrata presso il Tribunale di Bari al Nrº 17 del Registro della Stampa in data 30 Settembre 2013

info@internationalwebpost.org
Privacy Policy

Collabora con noi

Scrivi alla redazione per unirti ad un team internazionale di persone dinamiche ed appassionate!

Le collaborazioni con l’International Web Post sono a titolo gratuito, salvo articoli, contributi e studi commissionati dal Direttore responsabile sulla base di apposito incarico scritto secondo modalità e termini stabiliti dallo stesso.


Seguici sui social

Newsletter

Lascia la tua email per essere sempre aggiornato sui nostri contenuti!

Iscriviti al canale Telegram