LA SITUAZIONE AFGHANA PREOCCUPA LA CHIESA
Francesco invita al dialogo tra le parti
"Preghiamo il Dio della Pace affinché cessi il frastuono delle armi e sia trovata una soluzione al tavolo del dialogo". Un Bergoglio sintetico, ma nello stesso tempo addolorato per come girano le cose in questo momento. La situazione internazionale fa riflettere il mondo intero, nonostante la scarsa attenzione da parte dei potenti di turno. Quello che sta accadendo in Afghanistan è disumano, inconcepibile e privo di qualsiasi forma dialogica. Il papa fa bene a mediare, ma occorre agire per risparmiare sofferenze atroci a migliaia di vittime. Siamo abituati a piangere part time a causa della relatività presente nel nostro essere. Questo Francesco lo sa e non si capisce perché si continui su questa falsa riga. Gli abitanti dell’Afganistan sono abbandonati a sé stessi, increduli dinanzi a tanta indifferenza. Tante promesse, ma nel momento del bisogno hanno assistito ad un fuggi fuggi generale.
Infatti, da quanto emerge su diversi organi di stampa, molti cittadini locali urlano pietà ai comandi italiani e statunitensi. Le critiche non mancano e sono del tutto lecite, soprattutto se si viene meno ai patti. Per questo la chiesa intera (non solo Francesco) deve assumersi la responsabilità di schierarsi. Il tempo dei democristiani è finito da un pezzo, proprio per questo l’atteggiamento delle alte sfere ecclesiali deve essere ben definito. Gli annunci smielati o di pietà non servono più perché il mondo intero si è inattivato all’ennesima potenza. A Bergoglio spetta un compito non facile, ma in questo preciso istante tantissimi fratelli invocano un aiuto concreto e non di facciata. Tuto quello che possiamo fare non consiste solo nello sperare che tutto finisca, bensì denunciare ad alta voce le brutalità messe in atto dai fondamentalisti. Il tempo degli spot politici è finito occorre ricordarsi cosa voglia dire essere concreti.
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