LA VERTIGINE DEL PASSATO

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Nella calma delle ore notturne, quando la realtà è sommersa dal silenzio e la mente si lascia andare, la nostalgia si insinua delicatamente nella nostra anima.

Se tendo l’orecchio a me stesso, nel ritmo della vita interiore, nei suoni che riempiono la coscienza, scopro i ritmi delle onde per sempre impressi nella memoria, e so che essi cercano in me la propria espressione consapevole…

Quel mare, il mare beato della mia infanzia beata, non potrò più vederlo se non dentro di me. Se ne è andato dove se ne va il tempo. Ma un tempo...io l’ho visto, l’ho annusato e ascoltato. E so, più di ogni altra cosa che appresi in seguito, che, sebbene non sia più qui con me, quella mia conoscenza era più vera e più profonda che mai: ora se ne è andata, ma resta comunque dentro di me.

cms_30627/1.jpgRicordi…

Quanto sono subdoli, riescono perfettamente a mimetizzarsi nella quotidianità di un oggetto dimenticato nel cassetto, nella banalità delle parole di una canzone distrattamente ascoltata in radio, nella stanchezza di un giorno che finisce.

Restano nascosti nella oscurità dei vicoli ciechi dell’animo per giorni, mesi, anche della vita intera per poi palesarsi in tutta la loro sadica maestosità, liquefacendosi e solcando il nostro viso come un aratro arrugginito su terra friabile, e noi siamo lì, inermi, a farci travolgere, barchette di carta nel ruscello, ad osservare stupefatti la nostra vita in fiamme e un secchio di lacrime in mano per spegnerle, incapaci di ricordare che dobbiamo dimenticare.

E li chiamano semplicemente ricordi...

Rammento con tenerezza i mesi di maggio dell’infanzia e della prima adolescenza: l’omaggio dei fiori di campo su un altarino improvvisato o sull’altare della chiesa provvisoria in un garage; l’offerta dei “fioretti” al cuore della “Mamma celeste”; la partecipazione alla messa pomeridiana nello stuolo dei chierichetti; il richiamo gioioso della primavera confuso con il suono festoso delle campane; i giochi interminabili all’oratorio.

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Ancora più vertiginosamente indietro nel tempo…

Le prime preghiere insegnate dalla mamma e recitate appena in piedi ai bordi del letto per iniziare una nuova giornata; il segno della croce.

L’inizio di un nuovo giorno con gli immancabili propositi di essere più buono, più obbediente verso i genitori.

Ripenso con profondo affetto a quelle preghiere adagiate nel cuore di bambino dal cuore più grande al mondo: il cuore di mamma.

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E’ un’emozione sottile, un vortice di dolcezza e malinconia, che mi trasporta indietro nel tempo, in luoghi lontani e momenti preziosi che ormai sono solo un riflesso dei giorni trascorsi.

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Quante emozioni si intrecciano spesso con la nostalgia, amplificandone la profondità e la complessità: la malinconia; la tenerezza; la rimembranza; la sospensione temporale. Ciascuna di esse aggiunge un ulteriore strato di significato ai ricordi e consente di connetterci con la nostra umanità, con le nostre esperienze, con le persone che hanno attraversato il nostro cammino.

La nostalgia non è solo una dolcezza, è anche un sospiro triste che ci ricorda le cose ormai perdute. Sono quegli abbracci che non possiamo più dare, quei volti che non possiamo più vedere, quelle parole che non possiamo più dire. È la consapevolezza che il tempo scorre implacabile e che nulla può restare uguale. È il rimpianto per ciò che avremmo potuto fare diversamente, per le opportunità sfuggite tra le dita come sabbia preziosa.

Tuttavia, è anche una luce che illumina i giorni presenti. Attraverso il velo del passato, impariamo ad apprezzare ciò che abbiamo oggi. Siamo grati per le persone che sono ancora al nostro fianco, per le esperienze che stiamo vivendo e per le lezioni che abbiamo imparato. La nostalgia ci spinge a tenere caro il tempo presente, perché un giorno sarà solo un altro tassello nel mosaico dei ricordi.

E così, nella danza di emozioni che la nostalgia suscita, scopriamo la bellezza dell’essere umano. Perché è proprio attraverso questo sentimento che dimostriamo di avere un cuore che sa amare, che sa ricordare, che sa apprezzare. È grazie a questa melodia dolente che siamo in grado di affrontare la tristezza, ma anche di gustare a pieno la gioia.

La nostalgia ci rende vivi, ci rende umani.

Dunque, lasciamoci trasportare dalle onde di questo sentimento, condividiamo le nostre storie, i nostri ricordi, i nostri sorrisi. Rendiamo omaggio al passato che ci ha reso ciò che siamo oggi, colmiamolo di gratitudine per aver donato alla nostra esistenza alcune persone speciali: quelle persone che hanno elevato la nostra vita; quelle persone di cui, come sentinelle attente, custodiamo il ricordo dentro una stanza della nostra anima. Quella che vorremmo aprire mille volte al giorno, stupendoci ogni volta per la luce che entra dalla finestra.

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Le persone che ci cambiano la vita sono come l’arcobaleno. Arrivano dopo un temporale. Di quelli che il cielo è buio e tira vento. Quando ci viene da pensare che il sole si sia eclissato per sempre. Poi la pioggia smette di colpo, sentiamo l’odore dell’aria che ci sale dentro e vediamo un trionfo di colori ricamati su un azzurro che non avevamo mai visto prima. Da quel momento non saremo più gli stessi.

L’arcobaleno ci è entrato negli occhi, circolato nel sangue, finito in fondo al cuore.

(Servizio fotografico realizzato da Marina Tarozzi)

Fausto Corsetti

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