LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
Secondo l’Istat: «dal 2006 al 2014, il numero di donne che hanno subito almeno una forma di violenza fisica o sessuale ammonta a 2 milioni 435 mila»
In occasione della Conferenza mondiale sulla violenza contro le donne, tenutasi a Vienna nel 1993, la violenza di genere, viene definita come: “Ogni atto legato alla differenza di sesso che provochi o possa provocare un danno fisico, sessuale, psicologico o una sofferenza della donna, compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o l’arbitraria privazione della libertà sia nella vita pubblica che nella vita privata” . Una delle forme in cui la violenza maschile contro le donne si articola è la violenza fisica contro le donne, la quale si esprime attraverso forme miti e forme più gravi di intimidazione e molestie, come la minaccia di essere fisicamente colpita, spinta, picchiata, schiaffeggiata, presa a calci; minacciata o colpita con armi o sottoposta a tentativi di strangolamento, bruciature, attraverso l’uso di qualsiasi atto teso a fare fisicamente del male alla vittima. Come quella subita dalla ragazza sedicenne di Varese lo scorso 4 gennaio, aggredita con pugni in faccia, presa a calci e frustata con il guinzaglio del cane dal suo fidanzato, nel mezzo di una discussione. La ragazza ha chiamato la polizia, la quale l’ha portata in ospedale, e ha dichiarato di aver avuto altre aggressioni da parte del suo fidanzato.
C’è una sottile linea invisibile che lega tutte le forme di violenza e a tal proposito credo sia importante sottolineare la forte relazione tra la violenza fisica e quella psicologica, in quanto il più delle volte la violenza fisica interviene nel momento in cui la donna reagisce alla violenza psicologica: con la violenza fisica la donna viene marchiata dai segni del dominio e della sottomissione ed è questo il momento in cui le barriere delle giustificazioni contro i carnefici crollano. La violenza fisica maschile contro le donne è una piaga ancora presente nella realtà contemporanea, come si può constatare dalla notizia di cronaca sulla giovane di Varese, la cui famiglia ha deciso di non sporgere denuncia; anche se la difesa di ufficio partirà per l’indagine dall’esito dei referti della ragazza.
A sostegno di questo discorso, parlano chiaro i dati Istat: “Secondo i dati Istat raccolti dal 2006 al 2014, il numero di donne che hanno subìto almeno una forma di violenza fisica o sessuale ammonta a 2 milioni 435 mila, l’11,3% delle donne dai 16 ai 70 anni. Quelle che hanno subìto violenza fisica sono 1 milione 517 mila (il 7%), le vittime della violenza sessuale sono 1 milione 369 mila (il 6,4%); le donne che hanno subito stupri o tentati stupri sono 246 mila, (1,2%), di cui 136 mila stupri (0,6%) e circa 163 mila tentati stupri (0,8%)”. Il modello di lotta alla violenza consiste nella prevenzione, nella protezione e sostegno alle vittime e nel perseguimento dei colpevoli. Sebbene ogni area d’azione sia importante, una corretta attività di prevenzione, volta ad impedire e ridurre la violenza, agisce direttamente sulla struttura discriminatoria della società, tentando di scardinare il rapporto diseguale tra i sessi che caratterizza la violenza.
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