LA VIOLENZA UCCIDE IL FUTURO
L’ Angelus della prima domenica di Avvento

L’Avvento è il momento in cui riscopriamo la vicinanza di Dio, in cui attendiamo con trepidazione la nascita di Gesù. Per il cristiano tale evento non rappresenta un rituale ripetitivo bensì una celebrazione da riscoprire ogni anno in tutta la sua dolcezza, esaltando la presenza del Signore nelle nostre vite. "Dio è nascosto nella nostra vita, si nasconde nelle situazioni più comuni e ordinarie della nostra vita. Non viene in eventi straordinari, ma nelle cose di ogni giorno, si manifesta in queste. E lì, nel nostro lavoro quotidiano, in un incontro casuale, nel volto di una persona che ha bisogno, anche quando affrontiamo giornate che appaiono grigie e monotone, proprio lì c’è il Signore, che ci chiama, ci parla e ispira le nostre azioni" precisa per l’appunto Francesco.
Dio entra a far parte della nostra quotidianità anche quando ci sembra lontano da noi. Il Signore si manifesta nei momenti in cui è meno atteso e questo non deve essere letto come una minaccia, bensì come segno di speranza. D’altronde, è questa la vera essenza della fede: un totale abbandono tra le braccia del Padre. A tal proposito, il Santo Padre avverte: "Cerco di riconoscere la presenza di Dio nelle situazioni quotidiane, oppure sono distratto e un po’ travolto dalle cose? Se non ci accorgiamo oggi della sua venuta, saremo impreparati anche quando verrà alla fine dei tempi. Perciò, restiamo vigilanti! E attenti".
Altro punto toccato da Bergoglio nell’Angelus è quello inerente alla difficile situazione nello stato di Israele e Palestina: "Seguo con preoccupazione l’aumento della violenza e degli scontri che da mesi avvengono nello Stato di Palestina e in quello di Israele. La violenza uccide il futuro, spezzando la vita dei più giovani e indebolendo le speranze di pace. Auspico che le autorità israeliane e palestinesi abbiano maggiormente a cuore la ricerca del dialogo, costruendo la fiducia reciproca, senza la quale non ci sarà mai una soluzione di pace in Terra Santa".
In chiusura, le parole del Papa confluiscono in un toccante invito rivolto al mondo intero: "Non stanchiamoci di dire no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace".
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