LA “FEDE” SUL TETTO DEL MONDO
La Pellegrini si mangia la “cannibale” Ledecky nella finale dei 200 SL. Sesto oro mondiale, e l’ultima volta in carriera nella categoria che l’ha resa “divina del nuoto”
Mai fu così tanto proverbiale quell’araba fenice che spicca il volo, tatuata sul lato sinistro del collo della nuotatrice più famosa di tutti i tempi, almeno per noi italiani. E proprio come una fenice, quando oramai decrepita è li per dirti addio, eccola rinascere dalle proprie ceneri: Federica Pellegrini, a quasi trent’anni (tanti per uno sport faticoso come il nuoto), ha vinto l’oro nei 200 stile libero ai mondiali di nuoto di Budapest.
E che oro! Ha battuto in rimonta Katie Ledecky (classe 1997), soprannominata la cannibale per il suo “mostruoso” palmares fatto di 12 medaglie d’oro di fila tra Olimpiadi, Mondiali e giochi Panpacifici. Un’impresa, la sua, che ha fatto davvero emozionare se si pensa che ai 100 era quarta, e che la rimonta è arrivata nell’ultima vasca a circa quindici metri dalla fine della gara. Una splendida vittoria dal sapore un po’ amaro, però, quando annuncia il ritiro dalla distanza che ha fatto di lei una vera diva dello sport: “L’importante era vincere medaglia, ma nella vita non si sa mai, questi però sono gli ultimi 200 metri della mia carriera. Farò adesso un percorso agonistico diverso, sono in pace con me stessa. Non me ne sto rendendo conto, non lo so ancora cosa è successo. Neanche io avrei puntato sulla medaglia d’oro”.
A dire il vero, neanche noi addetti ai lavori credevamo in un siffatto successo, visto il deludente quarto posto rimediato a Rio 2016; considerato, anche, il livello altissimo delle atlete giunte in finale a Budapest. Alla fine è stata la più brava di tutte. La sua nuotata si è conclusa con il tempo di 1’54”73, d’avanti all’americana (1’55”18) e all’australiana McKeon che le soffiò di 20 centesimi il terzo posto in Brasile. Con quella di ieri, salgono a sei gli ori conquistati in un mondiale, compreso quello in vasca corta di Windsor. Ma il suo palmares, è così ricco al punto da permetterci di continuare a chiamarla: la “divina del nuoto”.
PALMARES
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