LA “GIORNATA AFGANA” DI MIKE POMPEO
Un altro passo verso l’allentamento delle tensioni politiche nel paese
In data 29 febbraio 2020, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump invitò Mike Pompeo a Doha per firmare l’accordo di pace con i talebani, con l’intento di riportare a casa le truppe americane. L’obiettivo era la conclusione della guerra in Afghanistan. “Vogliamo un Afghanistan nuovo, libero da Al-Quaida, ISIS e da ogni altro gruppo terroristico impegnato a colpirci” dichiarava quasi un mese fa il tycoon. Le sue parole possono essere sintetizzate in una sola parola: pace.
Una pace proclamata, ricercata, inseguita ma mai realmente raggiunta. A tal proposito, la nuova pagina del cosiddetto “accordo per la riduzione della violenza” potrebbe avvicinare le parti in causa al loro scopo. Anche perché la guerra aperta tra l’America e le zone arabe va avanti dal 2001, post 11 settembre.
Questa volta - e sa tanto di colpo di scena - interviene un fattore inedito: i talebani avrebbero dato la propria disponibilità a sedersi al tavolo con i rappresentanti del governo di Kabul. Che, appunto, incontreranno Pompeo. Difficile non pensare ad una tregua, tra l’altro effimera. Per arrivare al dunque la strada è ancora lunga, anche se non impossibile da percorrere. D’altronde, l’ambasciata USA a Kabul la definisce come una “giornata meravigliosa per l’Afghanistan”.
Ma facciamo un passo indietro: forse non tutti conoscono Mike Pompeo. Si tratta di un politico e imprenditore statunitense di origini italiane, classe 1963, Segretario di Stato degli Stati Uniti dal 26 aprile 2018. È laureato in Ingegneria gestionale alla United States Military Accademy di West Point e in Legge all’Università di Harvard. I due titoli, ottenuti rispettivamente nel 1986 e nel 1994, sono inframezzati da una fugace carriera militare, terminata una volta raggiunto il grado di capitano.
Affiliato al Partito Repubblicano, ma con ideologie conservatrici, è anche membro dell’Italian American Congressional Delegation. Prima del suo ingresso in politica si aggiungono al curriculum un lavoro come avvocato ed uno da imprenditore nel settore aerospaziale.
Dal 23 gennaio 2017 ha diretto anche la CIA, fino a quando, il 13 marzo 2018, non è stato nominato da Trump Segretario di Stato. Da quel giorno, ha rivestito un importante ruolo nell’organizzazione dello storico e conosciuto vertice di Singapore tra l’America e la Corea del Nord. Il Presidente statunitense lo annovera, non a caso, tra i suoi uomini di fiducia.
Tornando agli ultimi avvenimenti, la storicità della “giornata afgana” - come presumibilmente verrà definita a posteriori - risiede in un evento più unico che raro: il presidente uscente Ashraf Ghani e il suo premier Abdullah sembrano disposti a mettere da parte le loro ostilità per via di questo importante incontro. E il fatto che due strenui rivali per la posizione di capo di stato afgano mettano il bene comune davanti ai loro interessi personali è un segnale più che incoraggiante.
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