LETTERA DI NATALE

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cms_20379/1.jpgCara Maria,

ricordi quel ritornello “A Natale puoi!” quella canzoncina che passava sovente in TV nel periodo delle feste più false dell’anno? Perché a Natale puoi fare l’albero viola o verde pistacchio, riempire la casa con un presepe hi tech. Puoi costruire il villaggio di babbo natale dentro la tua dimora e perché no spendere una cifra esorbitante in allestimenti esterni che manco li vedi tu ma è per la legge dell’ostentazione che poi – perché lui sì ed io no, fa niente che ci potevo mangiare una settimana e quando arriva la bolletta mi lamento -. In questo Natale decisamente diverso e per questo estremamente realistico, dimmi cosa vuoi?

Solo fare pranzo con le persone care? In fondo di cosa altro hai bisogno? Regali costosi, tecnologia ultima generazione, gioielli di un amore è per sempre, giocattoli da buttare? O dimmi del caviale, l’ammasso di dolci a maledire i tre chili presi.

Il Natale per me era giù, dopo tre scalini, la porta marrone, l’odore di muschio, la zia che grida tutte le parolacce del mondo mentre fra roteare la tombola, mia madre che quasi cade dalla sedia dal troppo ridere, noi piccoli e magnificamente inconsapevoli a raccogliere bottoni a terra.

Cara Francesca,

cms_20379/2.jpgil tuo modo di guardare il mondo con occhi veri, di descriverlo esattamente così come è, il tuo esprimerti con tono appassionato e forte come se volessi scolpire ogni parola in ogni cuore che ascolta mi rasserena: Il tuo Natale è ancora quello giù, dopo i tre scalini...

io mi autoinvito...

e nel frattempo ti scrivo:

Una volta la cicogna depositò sulla terra un bambino senza vita: il suo gesto non trovò spiegazioni... Una volta il mistero consegnò alla terra un bambino pieno di vita destinato a divenire una luce, un faro, un testimone di amore. Fu amato, è amato ancora da pochi, da molti, non sappiamo, tanto è il nostro non vedere, non sentire, non sapere.

Intorno a lui doni, luci, sorrisi, auguri, tanti, troppi auguri... e nelle piazze delle città piccole o grandi negozi con addobbi sfarzosi, ambulanti che vendono palloncini ad elio che ti sfuggono dalle mani e resti con occhi di pianto a guardarli mentre volano nel cielo e tu… tu che non hai nulla, soltanto quel maglioncino bucato e quella baracca all’Acquedotto Felice.

Il silenzio è tuo e cammini nella notte come fosse giorno: luminarie, folla imbambolata e mascherata, in fila per comprare, per organizzare, per festeggiare... ti raccontano di giochi nuovi, di regali che non hai mai ricevuto, di una strana vecchietta che verrà di notte e ti consegnerà qualcosa di bello!

Ma se sul tardi ti affaccerai alla finestra scoprirai chi è e ti chiederai perché... La cicogna, la Befana il passato eppure alle favole ci crediamo ancora. La fiaba se non ce l’hai devi inventartela. Parole sdrucite: amore, solidarietà, tolleranza e azioni indegne da chi uccide con armi o senza, anche a calci e pugni.

L’alba a volte è così bella da toglierti il respiro, vorresti prendere al volo una nuvola e rifugiarti lì e guardare il mondo da lontano.

Francesca Coppola & Maria Casalanguida

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