LETTURA AD ALTA VOCE PROTAGONISTA AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO

Studenti e docenti a confronto, le esperienze in Italia

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Di lettura ad alta voce si è parlato martedì 18 maggio al Salone del libro di Torino: oltre 350 ragazzi e ragazze, famiglie, docenti e dirigenti, provenienti da 16 classi da ogni parte d’Italia - da Lecce a Torino, da Napoli a Novara, da Roma a Firenze - si sono incontrate per la festa nazionale delle classi “Ad alta voce”.

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Dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado (con partecipanti dai 5 ai 16 anni) si sono ritrovate le classi che leggono ad alta voce con il “metodo della lettura ad alta voce condivisa”. L’incontro è stato organizzato da Associazione Nausika, Dipartimento Fissuf (Università degli Studi di Perugia), Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo e LaAV Letture ad Alta Voce insieme ai giovani protagonisti e alle loro storie.

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Il racconto della pluriennale esperienza torinese di "Ad alta voce Porta Palazzo", voluta e sostenuta dalla Fondazione per la Scuola e realizzata dall’Università degli Studi di Perugia e dall’Associazione Nausika, con la collaborazione dei volontari LaAV, è stata l’occasione per mostrare, attraverso i dati di ricerca presentati in anteprima, e relativi a questa annualità scolastica, la relazione tra l’esposizione alla lettura e lo sviluppo di abilità linguistiche, di comprensione e cognitive di bambine e bambini, ragazze e ragazzi della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della secondaria di primo grado. Il progetto, come è stato annunciato, non solo proseguirà nei prossimi anni sino alla completa autonomia degli istituti coinvolti, ma allargherà la partecipazione ad alcuni dei numerosi istituti piemontesi che hanno manifestato il loro interesse.

cms_30563/3.jpgTra i tanti dati relativi agli effetti "misurati" è stata evidenziata la trasformazione operata nei gruppi esposti alla lettura condivisa (lettura degli insegnanti) sulle abilità misurate con l’indice ICV (Wisc) nella scuola primaria e relative, per esempio, alla capacità di restituire verbalmente quanto appreso o di fare ragionamenti attraverso le parole. Il gruppo esposto alla lettura ad alta voce (così come il gruppo di controllo, i ragazzi e le ragazze che proseguono l’attività didattica senza introdurre la lettura quotidiana), partendo da un punteggio inferiore al valore normalmente atteso per l’età (valore normativo di riferimento), dopo l’intervento intensivo riesce a superarlo, mentre gli altri studenti e studentesse (quelli non esposti alla lettura ad alta voce secondo il metodo della lettura condivisa) pur crescendo, non riescono a raggiungere i livelli di competenza attesi per la loro età. Ancora più interessante risulta andare a vedere come si compongono queste medie per osservare come lo spostamento dei singoli casi accompagni in modo significativo il guadagno del gruppo: mentre in entrata solo il 39% del gruppo raggiungeva i valori di riferimento per l’età anagrafica, dopo soli 4 mesi di lettura intensiva ben il 59% del gruppo supera quegli stessi valori e l’intero gruppo cresce.

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Occhi puntati adesso su sabato 20 maggio alle ore 12, in sala Bronzo Pad. D, per la presentazione del volume “La lettura ad alta voce condivisa. Un metodo in direzione dell’equità” edito da Il Mulino, curato da Federico Batini, docente di Pedagogia sperimentale all’Università degli Studi di Perugia, che da anni si occupa di lettura e di lettura ad alta voce con il suo gruppo di ricerca dello stesso ateneo. Per la prima volta ha sistematizzato in un volume molto agile, le caratteristiche fondamentali del suo metodo sulla lettura ad alta voce condivisa, i presupposti teorici, le condizioni di utilizzo, gli effetti sull’apprendimento, in relazione con altri approcci rilevanti. Intervengono con il curatore, Nicola Crepax, Martina Evangelista, Giulia Guglielmini, Simone Giusti, Giusi Marchetta e Maria Teresa Martinengo.

cms_30563/5.jpgLa lettura ad alta voce condivisa infatti è un metodo che sempre più si sta imponendo nei contesti educativi e di istruzione in Italia e in altre parti del mondo, grazie al supporto delle evidenze raccolte circa i suoi effetti. Praticata in modo continuativo dall’adulto nei servizi educativi per l’infanzia, nelle scuole del primo e del secondo ciclo, la lettura ad alta voce condivisa produce effetti rilevanti per esempio sulle abilità cognitive, emotive, di comprensione, facilita la capacità di stare con gli altri e capirli e, al contempo, educa alla lettura.

In Italia come si parla di lettura in occasione di ricorrenze e giornate dedicate, e soprattutto se ne discute quando si presentano i dati sui libri letti o venduti, o quando si lamentano i bassi livelli di competenza nella comprensione dei testi rilevati da qualche indagine. In altri momenti si esalta la lettura come rimedio ai mali della società e chiave di accesso ai livelli più alti dell’istruzione e della cultura. Raramente, invece, si discute di metodi concreti per favorire interesse per la lettura e per lo sviluppo di comportamenti e abilità funzionali all’incremento quantitativo e qualitativo dei lettori. Questo libro vuole essere un primo importante contributo per un dibattito che possa coinvolgere un numero sempre più altro di docenti, dirigenti, enti, scuole.

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Nella sala CEPELL sono stati infine presentati i primi dati di una ricerca comparativa di Università degli studi di Perugia e CEPELL (Centro per il libro e la lettura) condotta su un campione di 89 scuole di Piemonte, Veneto, Umbria e Sicilia sulle pratiche di promozione della lettura nella scuola e sui suoi effetti. Il progetto di ricerca, condotto dal gruppo di Pedagogia Sperimentale dell’Università di Perugia, sotto la responsabilità scientifica del prof. Federico Batini in collaborazione con il CEPELL e grazie al suo sostegno, è nato dalla necessità di raccogliere ed analizzare dati che consentissero di tracciare un quadro delle metodologie di educazione alla lettura e di promozione della lettura in uso in ambito scolastico in Italia, in modo da fornire ulteriori elementi alla descrizione delle pratiche in uso e allo studio dei relativi effetti sulla disposizione alla lettura, sui comportamenti di lettura autonoma, sulle abilità di comprensione del lessico. Il questionario, somministrato agli studenti del campione interessato in Italia, e successivamente esteso anche a 31 istituti italiani di cultura della rete MAECI all’estero, ha riguardato le attività, i metodi e le pratiche di educazione e promozione della lettura, le metodologie e gli strumenti utilizzati, gli spazi destinati a tali attività, le esperienze formative ritenute più efficaci e le strategie innovative diffuse tra i docenti.

Ilaria Leccese

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