LE LACRIME MAESTRE DI VITA

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“Le lacrime di Pietro insegnano qualcosa di essenziale sull’amore umano. E’ sempre possibile cadere nel baratro del tradimento, non essere coerenti con la propria parola, contraddirsi, sbagliare, fallire, tradire il proprio desiderio.

Ma saper cogliere la propria incoerenza, la propria contraddizione, il proprio errore, il proprio fallimento, il proprio tradimento non impedisce l’amore, ma lo fonda, lo rende possibile, lo istituisce. Il pianto di Pietro non mostra la fine di un amore, ma la sua ripartenza dopo la caduta.

L’amore ideale non esiste, l’amore senza mancanza e senza contraddizione non appartiene alla vita umana. L’insegnamento più alto delle lacrime di Pietro consiste nell’accogliere e non rigettare la propria mancanza, nel non rinnegarla come invece ha rinnegato il suo maestro.

Nel fare della propria mancanza il fondamento nuovo del suo amore”.

cms_16281/DSC_2838.jpgCaro Lettore, ci ritroviamo su I sentieri di Psiche…qualche giorno fa mi sono ritrovata a leggere a questo piccolo brano che, come si piò intuire, parla del profondo significato delle lacrime di Pietro. Si parla poco del pianto perché probabilmente è qualcosa che teniamo lontano in quanto espressione della sofferenza; ma le lacrime sono anche espressione di gioia, di pentimento, di una forte emozione. Pietro fonda la sua ri-partenza sulle lacrime e soprattutto sulla intrinseca consapevolezza di aver sbagliato.

Leggendo il brano, è stato inevitabile riflettere sul valore del mettersi in discussione per ottenere un cambiamento; molte volte gli individui mettono in atto un meccanismo che Freud definì come la coazione a ripetere e cioè agire comportamenti che tendono a ripetere pattern disfunzionali del passato; sappiamo bene che tale concetto nasce da una teoria psicoanalitica, ma in realtà anche nell’ambito della terapia sistemica, possiamo parlare di una similitudine con la coazione a ripetere che è l’omeostasi: più volte, in questa rubrica, si è parlato di omeostasi ovvero un modo di non cambiare le cose per evitare il conflitto; molte famiglie in presenza di una disfunzione relazionale, nominano implicitamente e in modo taciturno e inconscio un membro del nucleo che si fa portatore del sintomo, portando poi di conseguenza tutta la famiglia in terapia.

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Il cambiamento è qualcosa che provoca molta paura in chi si trova sul fondo del baratro, come dice il brano: è molto facile sbagliare e soprattutto mettere in atto comportamenti che riproducono, anche involontariamente lo stesso errore; e allora quale può essere la soluzione?

Innanzitutto è necessario voler trovare la soluzione e cioè raggiungere la consapevolezza che non esiste nessun cambiamento che non comporti un duro e tenace lavoro su noi stessi. Il pianto spesso è l’espressione delle emozioni contrastanti che derivano dal nostro passato, dalla nostra storia familiare e soprattutto dopo un po’ di tempo, ti rendi conto che tutte le lacrime versate hanno fatto da elemento irrigatore del terreno della tua rinascita; mi rendo conto di quanto sia complicato decidere di attuare un cambiamento.

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Molte volte ci rinchiudiamo nella ‘fortezza’ delle nostre abitudini e non ci rendiamo conto che ci sono momenti in cui è necessario rischiare attraversando il mare in tempesta per raggiungere nuovi lidi. E se la coazione a ripetere, l’omeostasi sono come un labirinto nel quale è complicato trovare la via di uscita, la rinascita, il cambiamento sono come una margherita che illuminata dai raggi del sole, cresce, sboccia nel suo splendore.

Penso che i nostri ragazzi abbiamo l’esigenza di essere ascoltati e compresi e di capire che le lacrime non sono un sintomo di debolezza, bensì rappresentano un animo virtuoso disposto a cambiare rotta e a fare del proprio viaggio esistenziale un’avventura colma di grandi soddisfazioni.

Alla prossima settimana

Teresa Fiora Fornaciari

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